Enichem Ravenna: verità e giustizia per i morti d’amianto

di Vito Totire (*)

La giustizia penale fra amianto e conoravirus

Auspichiamo verità e giustizia con inevitabile condanna penale degli imputati Enichem

In altri tempi avremmo fatto appello alla mobilitazione con presenza fisica in tribunale; ora a fatica entrano avvocati e qualche rappresentante delle parti civili.

LA NUOVA SEDUTA E’ PREVISTA PER IL 25 MAGGIO PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI BOLOGNA.

Saremo comunque vigili, anche con la presenza del nostro avvocato di parte civile Guglielmo Giuliano – che ringraziamo per il grande impegno – per monitorare l’andamento di un appello sempre più kafkiano, grazie soprattutto ai “contributi” delle difese degli imputati.

Lìistanza che si vorrebbe affermare da parte delle difese è questa: in Italia si arriva alla condanna penale se sono d’accordo anche gli avvocati degli imputati e i loro consulenti.

A questo criterio si è ispirata purtroppo la sentenza di primo grado. Le deposizioni della folta schiera di consulenti dell’Enichem (lo abbiamo già detto in altra circostanza: provenienti da Los Angeles, Glasgow, dal Sant’Orsola di Bologna e dalla Università dell’Insubria) hanno indotto il tribunale a ritenere che la comunità scientifica sia incerta e divisa su alcune importanti questioni di tipo patogenetico relative all’insorgenza dei tumori da amianto. Uno dei consulenti è arrivato a sostenere che il reattivo giusto per fare diagnosi immunoistochimica di certezza di mesotelioma in Italia era solo in suo possesso e che quindi ogni altra diagnosi, fatta da chicchessia (in primis dal Registro mesoteliomi) doveva essere considerata incerta!

Su alcuni aspetti del processo tumorale vi è effettivamente qualche area grigia ma per la questione fondamentale del processo (l’importanza della dose cumulativa) non esiste alcuna incertezza nella comunità scientifica se non in un piccolo numero di soggetti sempre impegnati come consulenti di imputati; una singolare coincidenza…

In questo processo abbiamo assistito a ulteriori approfondimenti della strategia della confusione: si è compreso che, nel caso dell’avvio di una ctu – consulenza tecnica d’ufficio – i difensori degli imputati vorrebbero che fossero nominati esperti di loro gradimento!

A questo si ricollega l’azione volta a delegittimare consulenti già nominati ma sgraditi. Azione fondata su motivazioni assurde e pericolose e sulle quali il collegio della corte d’appello, oggi rinnovato ,” taglia la testa al toro” dichiarando di rinunciare all’avvio di una ctu: a nostro avviso commettendo un clamoroso errore, vista l’impostazione rinunciataria ed evasiva della sentenza di primo grado.

La nostra posizione è diversa:

  • Riteniamo che una ctu sia utile e necessaria
  • Riteniamo che il consulente la cui nomina è stata contestata abbia tutti i titoli per assumere l’incarico e che le vere motivazioni dell’opposizione delle difese siano pretestuose e pericolose (si è arrivato a dire che chi ha avuto rapporti di collaborazione con il RENAM non può fare il ctu); ora il consulente in questione non ha mai lavorato col RENAM e se anche fosse il RENAM è una struttura di sanità pubblica dunque…
  • A questo punto riteniamo che l’interesse per l’assoluzione degli imputati non deve portare a insinuare la esistenza di qualche fondamento a sostegno di tesi pseudoscientifiche che farebbero arretrare le politiche, peraltro lente e lacunose, di prevenzione nel nostro Paese. Accreditare o lasciare margini di credibilità alla tesi della ininfluenza delle dosi successive alla prima esposizione ad amianto nella patogenesi che porta alla insorgenza del mesotelioma SAREBBE UN DISASTRO PER LA SANITA’ PUBBLICA A LIVELLO PLANETARIO. Sei un operaio che fa bonifiche? Sei già stato incautamente esposto una volta? E’ inutile che tu ti protegga… il tuo destino è segnato. Oppure: hai già inalato una fibra di amianto nell’infanzia prima di iniziare a lavorare? Se ti ammali di mesotelioma non sarà una causa professionale e, ancora una volta, se hai già inalato una fibra è inutile proteggerti (per il mesotelioma). Queste tesi sono un danno per la collettività. Siano più coerenti gli avvocati: chiedano l’amnistia o pene alternative alla carcerazione: sul secondo punto saremmo d’accordo, sul primo no. Ma si deve smettere di tentare di riscrivere la medicina e la oncologia pro domo sua cioè al fine di far assolvere i propri assistiti; in questo modo si può anche accrescere il prestigio di una studio legale ma si nega l’evidenza e si crea un danno alla collettività oltre che grave sfiducia nella istituzioni;
  • Il processo penale è e deve rimanere qualcosa di differente da un procedimento in cui alle parti lese o al pubblico ministero si richiedono “prove diaboliche” introvabil. Non si può chiedere alle parti lese di mostrare la storia biologica del tumore cioè la data d’inizio e le numerose tappe di avanzamento del tumore alle fine delle quali (e solo alla fine dunque di un lunghissimo processo) il tumore diventa una realtà clinica causa di morte. Il livello del confronto deve essere quello della “ragionevole certezza” del nesso di causa e della responsabilità penale dei singoli;
  • Prendiamo atto di una sostanziale coincidenza di vedute fra la nostra parte civile e la Procura generale con il suo pubblico ministero. Pur nell’ovvia autonomia dei ruoli questo francamente ci conforta. E ci conforta che la Procura generale abbia sostenuto l’appello contro la sentenza di primo grado. Lo ripetiamo: qui non è in causa solo una valutazione relativa al destino degli imputati, ma questioni che travalicano ampiamente il procedimento in corso per assumere interesse per tutta la comunità. Verità e giustizia sono il corollario insostituibile di ogni politica efficace e credibile di prevenzione; riaffermarlo oggi, ad epidemia in corso, è di estrema importanza.
  • Dobbiamo cercare di ridurre le sofferenze delle vittime e sostenere i loro familiari nella elaborazione del lutto; una giustizia giusta può aiutarci in questo.

22 maggio 2020

(*) Vito Totire è medico del lavoro e psichiatra, presidente nazionale di AEA, l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute

La vignetta – scelta dalla “bottega” – è di Mauro Biani.

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