un linguista parte per Helsinki, per un congresso, arriva in un posto totalmente sconosciuto.
è un incubo o un salto spazio/temporale, o la realtà, non importa per chi legge.
ci si affeziona a quest’uomo che non può comunicare con nessuno, nessuno capisce una qualche lingua, se non quella di quello strano paese, sconosciuta al linguista, e a noi, naturalmente.
è una città da cui non si può andare via, impossibile scappare, si cerca di vivere giorno per giorno, aspettando una salvezza che non arriverà.
solo con Epepe, se si chiama così, ci sarà un flebile contatto, se lo si interpreta così.
abbandonate per qualche ora qualsiasi cosa stiate facendo, e dedicate un po’ del vostro tempo a un viaggio senza paragoni, in un posto che manca nelle guide turistiche.
vogliatevi bene, non perdetevi questo libro, dopo saprete perché era necessario leggerlo, buon viaggio.
Karinthy! “Viaggio intorno al mio cranio” è stata una lettura incredibile. Molto interessante questo! Grazie!
“Viaggio intorno al mio cranio” ce l’ho in lista, ma sono due Karinthy diversi, Ferenc è il figlio di Frigyes 🙂