«Epidemiologia della guerra infinita»

Laura Tussi (*) sul libro di Maurizio Marchi


Si potrebbe drammaticamente riassumere così: «82 conflitti in tempi “di pace” tra il 1945 e il 2015 con 24 milioni di morti diretti più almeno altrettanti per carestie, epidemie, esodi forzati di massa (profughi), inquinamento di immensi territori».
«Epidemiologia della guerra infinita» di Maurizio Marchi è realizzato con l’intento e con la volontà di abolire le guerre ovunque vengano innescate dall’apparato, sistema e complesso industriale, militare e fossile e di svelare la mitologia guerrafondaia e la politica del riarmo che la NATO propugna in quanto istituzione che – come millanta il potere e come vantano in maniera infondata i poteri forti – avrebbe garantito la pace dopo la seconda guerra mondiale fino ai giorni attuali.

Non si trova nella stampa cartacea e in Internet un libro come questo, che svolga una ricognizione dei conflitti armati nel mondo dal dopoguerra al periodo contemporaneo e attuale. In un’intervista (con Pax Christi) Maurizio Marchi afferma che scrivendo questo libro – un’autentica ricerca dettagliata, un esaustivo compendio storiografico – ha imparato molto lui stesso ed è riuscito a entrare a conoscenza di realtà spesso ignorate dai massmedia tradizionali e censurate. Marchi (che fra l’altro è attivista di Medicina Democratica) ha potuto focalizzare e appurare che sono avvenuti ben 82 conflitti fra il 1945 e il 2015, con 24 milioni di morti diretti, cioè deceduti a causa delle armi utilizzate nelle guerre, ossia violenza diretta e con altrettante persone decedute per epidemie, esodi forzati di massa, inquinamento di grandi territori, carestie: l’equivalente di una ecatombe equiparabile a quelle della seconda guerra mondiale. Ma tutte le istituzioni e i governi parlano invece di settant’anni di pace. Secondo l’opinione di Marchi – ampiamente condivisa da tutti noi ecopacifisti per il disarmo nucleare unilaterale e per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa – la guerra costituisce la «nocività assoluta» in quanto comporta i cosiddetti effetti collaterali come la miseria, la malnutrizione e la fame che conducono alla morte per stenti.
Il presidente Mattarella, nell’aprile 2019 in occasione del settantennale della fondazione della Nato, ha afferma che quest’istituzione ha garantito settant’anni di pace. Un’affermazione basata su un falso. La Nato ha garantito una finta stabilità, un assetto sicuro, una pace surrettizia a una piccola parte dell’umanità ossia all’umanità che sta sotto l’egida della Nato, i Paesi europei e la Turchia. Al contrario, ben 6 miliardi di persone sono vittime e hanno subìto guerre atroci, devastanti e fatali.

Le malattie più diffuse e connesse alla guerra possono essere anche semplici disagi e banali patologie. Ma se i bambini e gli adulti sono malnutriti, il freddo e i virus presenti nell’aria possono essere letali.

Oltre alle morti per violenza armata, le guerre distruggono e annientano l’ecosistema, l’ambiente e la salute delle popolazioni e degli stessi militari, per esempio con uranio impoverito [1]. L’analisi andrebbe estesa a tutti i soldati, di qualsiasi nazionalità, coinvolti nelle guerre più recenti, in particolare in Jugoslavia, in Libia e soprattutto alle persone che hanno subìto bombardamenti con questi proiettili devastanti e letali. Si riscontrerebbero centinaia di migliaia di casi di tumori e altre patologie. Inoltre, interi territori sono dichiarati inagibili per le sostanze tossiche dei bombardamenti. Lo spargimento di altre sostanze tossiche, radioattive e chimiche – come l’agente Orange in Vietnam e il CVM e gli idrocarburi emessi dopo il bombardamento della raffineria di Belgrado nel bacino del Danubio – comportano e comporteranno altre centinaia di migliaia di malformazioni e vittime. Quindi il calcolo e la stima delle vittime indirette è molto più difficile, perché quando il conflitto armato è terminato e non “fa più notizia” – e si spengono i riflettori sulla popolazione civile – le sostanze tossiche, chimiche e radioattive, le carestie ed epidemie continuano a mietere vittime anche se non hanno più incidenza e rilevanza cronachistica sui massmedia tradizionali.

Le guerre in Africa hanno causato la morte di 8 milioni di bambini fra il 1995 e il 2005 di cui 3 milioni con meno di un anno di vita, secondo uno studio recente pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, frutto della ricerca di un team guidato dal dottor Eran Bendavid della Stanford University in California, nel settembre 2018. Estendendo prudentemente i dati dello studio a tutto il mondo (non solo all’Africa) e al periodo 1945/2015 si possono stimare 24 milioni di vittime indirette, non solo bambini, nel periodo del dopoguerra dal 1945 al 2015 in tutto il mondo.
[1] Sulle vittime da uranio impoverito, possiamo segnalare lo studio dell’epidemiologo Valerio Gennaro “Incidenza di tumori maligni 1996-2012 in giovani militari italiani inviati in missione all’estero. Analisi preliminare dei dati della commissione parlamentare di inchiesta su uranio impoverito e vaccini” che quantifica 3663 casi di tumore tra i militari italiani.
[2] Cfr “Il problema del cancro a Gaza” di Filippo Bianchetti, medico di base, Varese; Flavia Donati, psichiatra e psicoanalista, Roma; Fiorella Gazzetta, medico di base, Varese; Laura Franceschini, psichiatra, Imperia; Loretta Mussi, medico in pensione; Rosa Raucci, Direttore Pronto Soccorso di Aversa; Khaled Rawash, medico di base e criminologo, Imperia; Khader Tamimi, pediatra di base, Rho (Milano) https://www.peacelink.it/palestina/a/46319.html.

(*) Per gentile concessione di Peacelink

Qui potete leggere i primi capitoli: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/454080/epidemiologia-della-guerra-infinita. E’ in vendita a prezzo di costo

 

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