Faccio le valigie. O forse no.

George Bernard Shaw, Silvano Agosti, Jim Carey, Dino Risi, Jeff Kinney, Giuni Russo e Bertrand Russell: in «Ci manca(va) un Venerdì», puntata 104, l’astrofilosofo Fabrizio Melodia, cerca il lato oscuro delle vacanze. E lo trova.

«L’attuale concetto occidentale di ferie, invece, risulta feroce, quanto la concezione stessa del lavoro, non soltanto perché interferisce in modo profondo con il senso della libertà, ma perché ne trasforma il significato. Nel periodo delle ferie, milioni di persone sono obbligate a divertirsi, così come nel resto dell’anno sono obbligate a lavorare senza tregua, a sognare di trovare un lavoro o a guarire dai guasti e dalla malattie, causate da un’attività lavorativa coatta e quotidiana» afferma in un’intervista il regista Silvano Agosti, mettendo in luce il lato oscuro delle vacanze, soprattutto nel nostro moderno e modernizzato secolo del lavoro.

George Bernard Shaw amava dire: «Una vacanza perpetua è una definizione calzante di inferno».

Il concetto di libertà – in un mondo dominato dal senso del Mercato, del Profitto e della Disparità Sociale nonostante le belle parole della Costituzione e dei Diritti Umani – sembra sempre di più un’aperta presa per i fondelli.

Come si può essere obbligati a divertirsi dopo aver sempre lavorato come schiavi per arrivare a malapena alla fine del mese? Forse che il ricco padrone è un esempio di felicità, quando la sua vacanza, grazie alla ricchezza raggiunta a discapito del lavoro degli altri, sembra poter essere sempiterna?

Corre voce che anche “il buon” Dio, ogni tanto, si conceda una vacanza, dopo aver passato il tempo a lavorare per governare il mondo dall’alto dei cieli. Lo spiega Jim Carrey nel suo film “Una settimana da Dio”:

« – Mi prendo una vacanza.

Dio non si prende vacanze! Se le prende? Voi… Egli?

Mai sentito parlare del Medioevo?».

Forse il Medioevo (datando all’occidentale) non è l’unico periodo in cui quel Dio era “chiuso per ferie”. Torniamo alle umane sfortune e all’ammasso di vacanzieri che affolla l’estate, creando ingorghi giusto sulle strade che portano alle località preposte al divertimento e al godimento. Oppure ai litigi per il posto in spiaggia, al “pallone sì – pallone no”, persino al “abbassi la musica che mi disturba l’abbronzatura”…

Sostanzialmente pare aver ragione il regista Dino Risi: «Non andate in vacanza durante l’estate: troverete soltanto gente di cattivo umore».

Allora il concetto di vacanza come sosta obbligata per ritemprare le sorti dello schiavismo organizzato di massa ha fatto il suo tempo?

Con il massiccio precariato di oggi e con i vacanzieri in forte calo dobbiamo mutare lo sguardo. Ci dicono però che il PIL è in ripresa, perciò speriamo di poter essere ancora schiavi di massa, godendo di quei fantastici momenti di ferie organizzata da altri PIL cioè Pochi Illustri Lupi (ricchi e grassi).

In questo scenario ecco la voce discorde del noto creatore di videogiochi e scrittore per ragazzi Jeff Kinney – se non avete letto «Diario di una schiappa», approfittate della quiete di un ombrellone (vostro o altrui) per leggerlo – il quale candidamente afferma: «Per me le vacanze d’estate sono tre mesi filati di senso di colpa. Visto che fa bello, tutti si aspettano di vederti fuori a “spassartela”. E se non stai fuori tutto il giorno, la gente pensa che c’è qualcosa che non va. Ma la verità è che a me piace di più stare in casa. Il mio ideale di vacanza è davanti alla TV a giocare alla playstation con le tende chiuse e la luce spenta».

Invece per tutti coloro che pensano il lavoro sia talmente sacro da non potersi concedere vacanza, ecco Bertrand Russell a toglierci ogni assurdo senso di colpa (inculcato dal Mercato Globale Neoliberista o forse dalle religioni organizzate): «Uno dei sintomi di un prossimo collasso nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante, e che concedersi un po’ di vacanza sarebbe causa di chissà quali disastri. Se fossi medico prescriverei una vacanza a tutti quei pazienti che considerano importante il loro lavoro». Magari il medico di tutte/i fosse un tipo alla Russell.

Non saprete se il vostro Astrofilosofo va in ferie…. ma di certo vi saluta con Giuni Russo: «Per le strade mercenarie del sesso | che procurano fantastiche illusioni | senti la mia pelle come è vellutata | ti farà cadere in tentazioni | Per regalo voglio un harmonizer | con quel trucco che mi sdoppia la voce | Quest’estate ce ne andremo al mare | per le vacanze».

INTORNO A QUESTO GROVIGLIO DI TEMI in bottega cfr Viaggiare, così fan tutti (Intervista a Marco D’Eramo sul suo «Il selfie del mondo: indagine sull’era del turismo») e “Il selfie del mondo” – Marco d’Eramo di Francesco Masala

Redazione
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