Fantascienza e sinistra nelle «sfide del presente»

    Il 9 giugno a Milano altri appuntamenti per il ciclo «Con Antonio Caronia e Primo Moroni» (*)

Appunti di GENNARO FUCILE per l’incontro alle 15 – ma la giornata inizia alle 11 (qui sotto il programma completo) alla  Fondazione MUDIMA, in via Tadino 26 – con Nico Gallo, Daniele Barbieri, Gennaro Fucile, Giuliano Spagnul e le letture di Marco Philopat da “Un’ambigua utopia” (**)

Fantascienza e sinistra, strana coppia. Eppur funziona. Quantomeno così è stato quando entrambe godevano di buona salute in Italia: nei Settanta.

Anni che ricordano il pianeta descritto da Philip José Farmer nel suo mondo di Lavalite, Urthona, le cui forme e strutture mutano in continuazione.

È una metafora del tempo – il romanzo è del 1977 – e ancor più dello stesso genere letterario: la fantascienza sessantottina e quella di tutto il decennio successivo è in uno stato di rivoluzione permanente: nascono opere inclassificabili rispetto al canone, la dialettica utopia e distopia partorisce opere radicali. Si inneggia al futuro.

A sinistra non si poteva non essere attratti, specie se giovani.

Ecco nascere riviste di fantascienza di sinistra: Robot, Un’ambigua Utopia. E c’è anche un po’ di fandom a fare da collante.

È noto che gli appassionati di fantascienza fanno fronte comune nei confronti degli altri generi letterari, salvo poi frammentarsi al proprio interno in fazioni contrapposte: le medesime logiche in azione in nome della linea politica più corretta.

Voglia di futuro condivisa. Convergenze parallele.

Il futuro appartiene ai giovani ed è il tempo privilegiato dalla fantascienza. Il presente è sotto tiro.

Ma nel frattempo il futuro è già morto ed è pure rinato, ma procede da un’altra parte.

Eppure c’era una chiara avvertenza nel «Manifesto del Partito Comunista»: «La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, dunque i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali».

Invece se ne avvedono in pochi, complice l’inevitabile, profonda immersione nel presente. Tant’è che l’immaginario di riferimento è ancora quello eroico rivoluzionario ottocentesco.

Non lo capisce neanche la fantascienza, che ignora la faccenduola del codice binario e della rivoluzione che ha avviato.

La rivoluzione culturale autentica fu quella del post capitalismo, non quella cinese in nome del proletariato: la coeva Summer of Love californiana, madre di tutte le visioni e le prassi dell’era digitale e del capitale cognitivo, dalla New Age al transumanesimo, dall’e-commerce alla augmented reality, dalla delocalizzazione al precariato, dalle nuove schiavitù all’immateriale.

Quando ne prenderà atto e inizierà a parlare di realtà virtuale, di cyborg e tutto il nuovo repertorio oggi arcinoto, le cose sono già cambiate al punto che il futuro stesso si è modificato, ha iniziato a essere percepito come un’occasione mancata, a mutare in mille piccoli futuri, tutti negativi, parimenti alla frammentazione in altrettanti piccoli soggetti sociali, tutti impotenti di fronte alla colossale contro offensiva globale del capitale.

Un tracollo che ha investito la stessa fantascienza, depauperata sia dal ruolo di intrattenitrice di massa – scavalcata dal fantasy –, sia dal compito di portavoce di un futuro diventato muto. Un silenzio che ha fatto rimbombare un grido disperato: no future.

E oggi?

Chissà quanto la vecchia talpa stia ancora scavando, da quando abbia ripreso a farlo e soprattutto a che profondità sia all’opera.

Il genere camaleontico per eccellenza, la fantascienza, sembra aver ritrovato nuova linfa, almeno sul piano letterario.

Si può sospettare che qualcosa di assai sotterraneo sia in azione, perché più un sisma è terribile, più sorge dal profondo: sempre che non sia altro che un desiderio, un auspicio, perché in superficie non pullulano testimoni di una nuova utopia del futuro mentre ci avventuriamo nell’antropocene.

Diciamo che ci si potrebbe accontentare per ora anche solo di una storia di fantascienza autenticamente corrosiva.

Sarebbe pur sempre un inizio.

SABATO 09 GIUGNO | SFIDE DEL PRESENTE

h 11 | Ignazio M. Gallino, Matteo Guarnaccia, Franco Schirone, Dinnni Cesoni, Giorgio Pisani, Venti anni di Controcultura – frammenti dell’underground italiana 1965-1985.
h 12.15 I
Alberto Abo Di Monte, Abi Normal, Cascina Autogestita Torchiera Senz’Acqua. UAU: l’archivio di “Un’ambigua Utopia”. Come ci siamo riusciti.
h 15 |
Nico Gallo, Daniele Barbieri, Gennaro Fucile, Giuliano Spagnul. La sinistra, la fantascienza e Antonio Caronia. Marco Philopat legge alcuni inediti di “Un’ambigua utopia”.
h 16.30 |
Tiziana Villani, La città: geografie esistenziali e materialismo degli affetti.

h 17.30 | Off Topic Lab, Un’ambigua ucronia, performance.
h 18.30 |
Canedicoda, concerto elettronico.

[vai all’evento facebook della giornata]

Riflettere sull’immaginario fantascientifico nell’Italia dell’antagonismo di sinistra degli anni Settanta, significa cercare di capire quali tensioni, cambiamenti e mutazioni si stessero palesando sotto la luce delle ultime morenti utopie storiche. L’esperienza di Un’Ambigua Utopia con il supporto dei materiali del proprio archivio, lasciato alla Cascina Autogestita Torchiera da Antonio Caronia, farà da filo rosso per tentare di delineare un nuova sfida alla modernità nella sua complessità, e per far sì che dalla morte del futuro nuovi varchi, accessi a possibili nuovi futuri, che non siano quelli mortiferi che il capitale incessantemente ci apparecchia già preconfezionati, siano nuovamente avvertiti come necessari e indispensabili. Servono nuovi attrezzi: tra i giacimenti e le rovine di quell’enorme laboratorio di pratiche che gli anni dell’orda d’oro ci hanno lasciato si possono trovare, scartando i numerosi detriti, “materiali assai preziosi che sono stati trascurati e altri, chissà dove, impareggiabilmente ancora più preziosi” (Primo Moroni). Tra questi ultimi, forse, proprio l’esperienza di Un’Ambigua Utopia e quella di tanti altri compagni di allora può aiutarci oggi a lottare «contro il linguaggio informatizzato del capitale, contro la parte ripetitiva, automatica, logica del capitale» affinché ci siano le condizioni per far sì che si possa nuovamente «riaprire la questione del futuro» (Antonio Caronia).

(*) «Con Primo Moroni e Antonio Caronia»

(**) https://moroniecaronia.noblogs.org/fantascienza-e-sinistra-abstract-della-tavola-rotonda/

 

Redazione
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