Fantascienza/e: oggi di tutto un po’…

rapidamente e disordinatamente che l’entropia si è impadronita di me   

Sommario: 1) Doris Lessing; 2) David Graeber; 3) ancora Sheckley; 4) «L’uomo a un grado Kelvin» di Piero Schiavo Campo; il 4 bis non lo riassumo.  

1 –

E’ morta Doris Lessing, grande scrittrice… anche di fantascienza. Se volete sentire al riguardo la sua voce recuperate sul «Corriere della sera» del 18 novembre«Siamo tutti figli dello spazio e delle stelle». Se invece vi accontentate di d. b. qui in blog potete rintracciare Doris Lessing, memorie perdute(a proposito del romanzo «Una comunità perduta»).

2 –

Forse conoscete David Graeber, antropologo e attivista statunitense: anarchico, come ben si vede leggendo «Oltre il potere e la burocrazia» (che è stato tradotto proprio quest’anno da Elèuthera). Il numero 1023 di «Internazionale» ha tradotto un interessantissimo articolo di Graeber – «Il secolo del lavoro stupido» – ripreso da «Strike! Magazine» dove «strike» non va inteso come il massimo punteggio giocando a bowling ma come sciopero. Cosa c’entra Graeber con «di Marte si parte»? Beh, nel suo ottimo ragionare a un certo punto scrive: «Stiamo parlando di una violenza psicologica profonda. […] Per esempio: nelle nostre società sembra vigere una regola generale per cui più il lavoro di un individuo giova palesemente ad altre persone, minori sono le probabilità che questo lavoro venga pagato». Ed eccoci all’esempio che mi/ci interessa: «Un mondo senza insegnanti e scaricatori di porto finirebbe presto nei guai, e anche un mondo senza scrittori di fantascienza o musicisti ska sarebbe evidentemente peggiore». Già questo basterebbe David a farti amare da me ma il seguito è entusiasmante quanto logico: «Non è però del tutto chiaro in che modo l’umanità soffrirebbe se dovessero svanire allo stesso modo tutti gli amministratori delegati, […] i lobbisti, i consulenti legali».

3 –

Come ho accennato in un commento, il difetto delle recensioni “preventive” è ovviamente non avere il libro sotto mano. Così sull’antologia di Robert Sheckley ho dovuto precisare: questo Urania-Millemondi (448 pagine per 7,50 euri) si intitola «AAA Asso decontaminazioni interplanetarie e altri racconti»; che in mezzo a molti racconti divertenti (evviva) ma poco “impegnati” ci sono un paio di capolavori nel senso stretto del termine: in particolare il mai abbastanza lodato «Il magazzino dei mondi» (che se non ricordo male meritò una lunga citazione di Umberto Eco, molti anni fa) e «Mun Mun». Ma anche «Lo mnemone» (come avevo già p-r-e-v-e-n-t-i-v-a-m-e-n-t-e scritto: qui in blog secondo me siamo in tante/ a essere mnemoni), «Note sulla percezione delle differenze immaginarie» appartengono allo Sheckley migliore quello che – come scrive Giuseppe Lippi – nell’introduzione annovera fra le sue doti «l’acrobatico ribaltamento del punto di vista morale» e «l’estrema economia di mezzi» nella narrazione. Naturalmente all’insegna (quasi sempre) dell’«ironia che è il vero marchio di fabbrica sheckleyano». Un autore «swiftiano», sì. Ribadisco: non perdetevi questa antologia, regalatela e/o fatevela donare: Sheckley ha scritto anche di meglio (e di peggio) ma qui in alcune storie c’è anche di meglio di quel meglio.

4 – L’ultimo Urania in edicola è il «vincitore del premio Urania 2012», un italiano dunque: «L’uomo a un grado Kelvin» (276 pagine per 4,90 euri) di Piero Schiavo Campo del quale so soltanto quel che leggo – siciliano che da tempo vive al Nord, docente alla Bicocca, si è occupato di astrofisica e ora di nuovi media, un paio di romanzi prima di questo – nell’intervistina in coda a questo Urania 1600 (funestato da 7 pagine di cazzate esoteriche di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco). E’ una buona storia (non un capolavoro) fra thriller e fantascienza. Fra le sorprese di questo 2061 ci sono il «teletrasporto» ma anche la nuova centralità di Milano; resistono ai decenni sia l’aeroporto di Linate (sorpresa-sorpresissima) che il mal funzionamento degli impianti di condizionamento. Indagini e personaggi filano via bene ma degni di interesse sono anche alcuni passaggi: la filosofia della Mcnd (pagg 111-112), una nuova versione della «lampada di Aladino», i meta-scacchi, le vecchie-nuove considerazioni sulla morte… Saggiamente l’autore ci rammenta che «dai furfanti ci si può difendere, dagli imbecilli no».

4 bis –

Parrebbe (così scrive Lippi) che Urania si appresti a «ospitare» racconti di Sturgeon: benissimo ma a quando un’antologia completa e possibilmente ben (ri)-tradotta?

Redazione
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