Farneticazioni: tu lo sai leggere l’italiano?

di Bernard (*)

 

Quanto cazzo può essere stronza la gente?
Non importa quanto tu parli bene l’italiano, quanto tu sia ben integrato.
Alla fine se ne escono sempre fuori con un fottuto «Tu lo sai leggere l’italiano?».
No, guarda. Sono rimasto sull’albero dei primitivi e nonostante io sia cresciuto qui, non-so-leggere! Quale sarà mai la tragedia che mi ha impedito l’apprendimento in una normale scuola, tra i miei compagni di classe?
È ciò che mi è appena successo (sono fuori di me) e non era la prima volta. Questa volta mi sono sentito dire da una signora cinquantenne che sbagliava condizionali e congiuntivi «Tu lo sai leggere?».
Io? La lingua è la mia materia, io ci faccio l’amore con la lettura «Tu lo sai leggere?». Deve per forza esistere un girone all’inferno per le persone che si ostinano a pormi simili domande.
Per molte persone il negro rimane sempre il negro.
Cazzo, sono un negro e a prescindere, mi si può dare dell’ignorante. Questa è una cosa che mi ferisce molto perché ho sempre avuto problemi ad esprimermi e faccio il doppio della fatica per non balbettare. Per me il linguaggio è molto importante perché ci lavoro ogni giorno: leggo, scrivo e parlo italiano, penso in italiano e mi esprimo in italiano; allora perché cazzo non dovrei saper leggere italiano?
È mai possibile che in Italia il negro debba essere per forza un immigrato? Non si è ancora arrivati alla concezione dell’essere umano come cittadino del mondo?
Io ho imparato ad amare questa nazione nonostante le sfrecciatine. Ho amato e vissuto l’Italia, ma sebbene io non pretenda di essere Italiano (perché ho notato che storcono il naso ogni volta che esordisco con un «Noi Italiani», forse non è ancora il periodo), la gente si ostina ancora a parlarmi come parte di una massa a sé, ostinando tutte le volte a spiegarmi le feste, la storia, il cibo (da quando avevo dieci anni cucino solo italiano); addirittura una volta mi hanno voluto spiegare chi fosse santa Lucia, dico, ma stiamo scherzando? Capisco il tentativo di creare una connessione con il diverso, cosa nobile tra l’altro, ma non sempre il diverso è per forza il diverso per colore della pelle.
Non sono vecchio per cui uno guardandomi avrebbe la giustificazione a dire «Questo fa parte della vecchia generazione», ma diciotto anni cazzo! Diciotto! Cresciuto e affrontato l’adolescenza in Italia come gran parte dei ragazzi italiani. Se è il colore della mia pelle a rendermi latore dei pregiudizi allora forse sarebbe il caso di non esistere nemmeno, poiché fa parte di me.

(*) Ripreso da «Anfor-hà!». Bernard (18 anni) si presenta così: «Sono nato nell’epoca sbagliata e cresciuto nel Paese meno azzeccato. Sono un immigrato di seconda generazione, il che significa che sono italiano a metà perché ho genitori africani e io stesso sono africano. Il tutto sembra contorto e complicato, ma io ci sto comodo. Questo è il mio diario e area di raccolta delle idee. Scrivo(vivo) e leggo(sopravvivo): http://anforha.blogspot.it». Sotto «Anfor-hà!» si precisa «Diario di Un Afro-italiano in crisi» e poi si legge.{Non ho idea di dove io vada, ma so da dove vengo. È questo l’importante?}

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