Fase 2 o fase ∞ ?

Le riflessioni di Fabrizio Melodia – noto «astrofilosofo» – seguite da una (tardiva) recensione a «Spillover». Insomma il virus senza qualità domina la 171esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì»

«Tutte queste tendenze, l’ho detto, esistevano già prima del coronavirus; non hanno fatto che manifestarsi con una nuova evidenza. Non ci sveglieremo, dopo il confinamento, in un nuovo mondo; sarà lo stesso, un po’ peggiore» commenta lo scrittore – alla moda – Michel Houllebecq, parlando del Covid come di un «virus senza qualità», del potere di una bella camminata e bla-bla, chissà se dopo il mondo sarà un posto migliore.

Giocando con dati e statistiche non verificabili, ogni scenario è dubbio. Ma il quesito posto da Houllebecq è spinoso. Anche io penso che il birravirus sia epocale ma allo stesso tempo noioso.

Epocale per la quarantena a cui siamo stati obbligati; non si sa quanto doverosa e quanto dovuta ai tagli nella sanità pubblica, alla carenza storica dei medici, alla impossibilità per gli specializzandi di poter accorrere in aiuto. Di punto in bianco tutti a casa, a far scorta di DPI cioè dispositivi protezione individuali. Ad aggrapparsi sui social, in una solitudine (forse) senza precedenti. Bello stare a casa dove non ci si parla e non ci si guarda in faccia. Le pubblicità pullulano di hashtag ottimisti: #AndraTuttoBene #InsiemePerProteggerci #CeLaFaremo. Ma aC – avanti corona – la vita quotidiana era solida, liquida o liquefatta?

Il virus tiene a casa i malati di lavoro ma anche uomini violenti e uxoricidi con le loro vittime predestinate. Ma se tanti (?) lavorano da casa come mai gli «omicidi bianchi» non sono in nettissimo calo?

Un virus “noioso” allora? Per i media più assatanati sì, è una barba perchè non fa vittime come la peste nei secoli passati. Non vogliano scienziati ma lacrime, sangue, Salvini e Stephen King.

E se questo virus senza qualità fosse una prova generale? Ovvero nella fase 1 noi (chi? I “servizi”?) spargiamo un virus soft per testare il tempo di risposta delle nazioni, poi in base alle conoscenze ottenute, attacchiamo con quello vero, ovviamente dopo aver sintetizzato l’antidoto … per noi. 

Come sarà il mondo dopo la Fase 1? Si sarebbe tentati di dare ragione a Houllebecq e a chi con lui fa il gattopardo: tutto uguale a prima, forse un po’ peggio. 

Eppure … lo scrittore tedesco Robert Musil (proprio nel suo ormai proverbiale «L’uomo senza qualità») allungava lo sguardo ad altre opzioni: «Ma se il senso della realtà esiste, e nessuno può mettere in dubbio che la sua esistenza sia giustificata, allora ci dev’essere anche qualcosa che chiameremo senso della possibilità. Chi lo possiede non dice, ad esempio: qui è accaduto questo o quello, accadrà, deve accadere; ma immagina: qui potrebbe, o dovrebbe accadere la tale o tal altra cosa; e se gli si dichiara che una cosa è com’è, egli pensa: beh, probabilmente potrebbe anche esser diverso. Cosicché il senso della possibilità si potrebbe anche definire come la capacità di pensare tutto quello che potrebbe essere, e di non dar maggior importanza a quello che è, che a quello che non è».

Entriamo dunque nella Fase 2? o nellla fase ∞ cioè di infinite possibilità?

«Spillover»: fra studio, profezia e ragionamento. Nell’occhio dell’insonne Fabrizio Melodia c’è anche il libro di David Quammen, “tardivo” betseller causa epidemia.

Da un po’ di tempo soffre d’insonnia. Coronavirus? Disoccupazione? Gioco a poker con il Tristo Mietitore? Altro? (Fate voi, io non lo so).

Nella mia insonnia ovviamente leggo. Ho scartato due fra i libri preferiti dagli apocalittici – «La peste» di Albert Camus e «Apocalisse» di Giovanni (magari con il commento del filosofo medievale Gioacchino da Fiore) – perchè già li conoscevo.

In “bottega” ho parlato de «Il mondo senza di noi» (Einaudi, 2008) di Alan Weisman, che si tuffa nell’ipotesi di una prossima sparizione dell’umanità e conseguente vittoria della Natura.

Di certo molti scienziati seri (cioè che non stanno nei Consigli di amministrazione di qualche multinazionale) da tempo denunciano ferocemente questa società tardo capitalistica, istigatrice di catastrofi.

Lo fa anche David Quammen, con un libro che – seppure in ritardo – ha scalato le classifiche: «Spillover», Adelphi Edizioni (608 pagine per 29 euro).

Seguendo da vicino i cacciatori di virus – a loro questo libro è dedicato – Quammen entra nelle grotte della Malesia sulle cui pareti vivono migliaia di pipistrelli, o nel folto della foresta pluviale del Congo, alla ricerca di rarissimi, e apparentemente inoffensivi, gorilla.

Ma ciascuno di quegli animali – come i maiali, le zanzare o gli scimpanzé che si incontrano in altre pagine – può essere il vettore della prossima pandemia – di Nipah, Ebola, SARS o di virus dormienti e ancora solo in parte conosciuti, che un piccolo spillover può trasmettere all’uomo.

Risulta ancora più inquietante se teniamo conto che è stato scritto nel 2012, sulla base dei dati in suo possesso all’epoca.

Quammen inizia indagando una insolita morìa di cavalli in Australia, a Hendra, presso Brisbane. Le indagini portarono a individuare la causa in un virus trasmesso ai cavalli da una specie di pipistrello. Poi il virus, particolarmente forte e vagabondo, fa un salto di specie, attaccado l’essere umano, il cui sistema immunitario risulta essere scoperto.

Tale fenomeno prende il nome di “zoonosi” ovvero una qualsiasi malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali agli umani – o viceversa – direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o l’ingestione di alimenti infetti).

Niente di nuovo: l’avevamo vista in azione con la SARS, più indietro nel tempo quel virus che i dementi definivano «la punizione divina per i gay». I virus infettivi in questione non muoiono ma si nascondono in attesa di un “ritorno in grande stile”.

I virus più intraprendenti vengono aiutati anche dalla brutale deforestazione che operiamo. La devastazione dell’habitat naturale implica nuove malattie per animali e piante di cui ci nutriamo. Un terribile circolo vizioso che chi decide sull’economia, cioè sulle nostre vite, finge di non vedere.

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *