Fase due tra piste ciclabili e troppe auto

di Marina Forti (*)

Nelle vie di Milano si cominciano a vedere nuove strisce bianche sull’asfalto, per delimitare nuove corsie riservate alle biciclette e ai pedoni. Lo stesso in molte altre città italiane. Da Roma a Firenze, da Bari a Palermo, le amministrazioni comunali studiano come scongiurare il pericolo che la “fase 2” dell’emergenza coronavirus si trasformi in un grande ingorgo di traffico.

Il rischio infatti è proprio questo: un massiccio ritorno dell’automobile privata. Dal 4 maggio quattro milioni e mezzo di persone in tutta Italia sono tornate al lavoro nell’industria, le costruzioni e una parte del commercio. Altri torneranno a muoversi, via via che riaprono i negozi e riprendono altre attività.

Come ci sposteremo? Per rispettare le distanze necessarie, negli autobus e nelle metropolitane può viaggiare circa un terzo dei passeggeri abituali (più o meno, secondo i casi). Sugli autobus sono indicati i sedili da lasciare vuoti, come su tram e metropolitane. Potrà succedere che, se un mezzo è al completo, un passeggero debba attendere quello successivo. Finora in questi primi timidi giorni tutto si è svolto in modo piuttosto ordinato: ma con la ripresa degli spostamenti, per non rischiare di fare tardi e magari anche per paura dell’affollamento, chi può preferirà prendere la propria auto.

Quindi traffico, rumore, smog. Nei due mesi di confinamento ci siamo compiaciuti di respirare aria pulita, vedere animaletti selvatici in città, sentire cinguettii di solito coperti dal frastuono urbano. La ripresa rischia di riportare tutto come prima, o anche peggio: sosta selvaggia, zone a traffico limitato abolite, nuovi picchi di inquinamento urbano. Un incubo.

Bisogna risparmiare traffico, cioè minimizzare gli spostamenti e riorganizzare i tempi delle città

Così, ecco che tutte le amministrazioni comunali accelerano i progetti di corsie ciclabili e studiano come incoraggiare mezzi come monopattini e scooter elettrici. Si discute di “micromobilità”. Si moltiplicano i “tavoli” di confronto tra amministratori, forze sociali, ambientalisti, e associazioni di cittadini. Termini come “mobilità alternativa” sono entrati nel lessico del governo, e questo è davvero inconsueto. La ministra delle infrastrutture Paola De Micheli ha dichiarato in parlamento che il governo studia un “bonus per la mobilità alternativa” nei comuni con più di 60mila abitanti, per incentivare l’uso di biciclette e altri veicoli “per la mobilità personale”.

Bisogna cogliere l’occasione per incentivare altre forme di mobilità se non vogliamo vedere il rilancio dell’automobile”, osserva Anna Donati, esperta di mobilità sostenibile e infrastrutture dei trasporti, con esperienza di amministratrice in diverse città italiane. Prima di tutto però bisogna “gestire la domanda”, aggiunge. Che significa? Per esempio “risparmiare traffico”, cioè minimizzare gli spostamenti, continuando dove possibile il lavoro a distanza (smart working, secondo il lessico invalso in questi tempi di crisi).

Inoltre “bisogna riorganizzare i tempi delle città, differenziare gli orari di ingresso al lavoro, nelle scuole e nei servizi, in modo da abbattere le ore di punta”, spiega Donati. Certo, la domanda di trasporto pubblico non tornerà a pieno regime ancora per qualche tempo, finché molti continueranno a lavorare a distanza e le scuole saranno chiuse: il banco di prova sarà a settembre.

Milano invivibile
Prendiamo come esempio Milano, quasi un milione e mezzo di abitanti che diventano 3,2 milioni con la città metropolitana (difficile considerare il centro separato da ciò che ha intorno). Dal 4 maggio autobus, tram, filovie e metrò sono tornati a circolare a pieno regime, e l’Azienda trasporti milanese annuncia che manterrà l’orario invernale anche nei mesi estivi. “Questo ci permette di trasportare in sicurezza 350 o 400mila passeggeri al giorno”, dice Marco Granelli, assessore alla mobilità del comune di Milano: ovvero, fino a un terzo di quanti si spostavano con l’Atm in un normale giorno lavorativo prima della crisi. “E gli altri? Non possiamo lasciarli al traffico privato”, dice l’assessore: “Già in tempi normali entrano in città circa 800mila auto ogni giorno, è invivibile”.

In aprile il comune di Milano ha presentato una “Strategia di adattamento” per rilanciare la vita cittadina nella fase 2 (resta aperta alle osservazioni per tutto il mese di maggio). Al capitolo “mobilità compatibile” il documento premette che si tratta di “riorganizzare i tempi della città”, “ridefinire l’uso di strade e spazi pubblici” e aumentare gli “spostamenti non inquinanti”. Per esempio diffondere in ogni quartiere i servizi essenziali per avere tutto a breve distanza, idealmente un quarto d’ora.

Contiamo sul fatto che ancora in maggio e giugno molti continueranno a fare lavoro a distanza e la domanda di mobilità urbana non torni subito ai livelli precedenti la crisi”, continua Granelli. Ma bisogna cominciare subito a riorganizzare gli orari delle imprese e dei servizi in modo flessibile per decongestionare la città, aggiunge. “Gli enti pubblici cominciano a scaglionare gli orari in entrata e uscita, chiediamo alle imprese private di fare altrettanto”. Le cose si complicano quando si guarda alle reti suburbane e regionali, con circa 750mila spostamenti pendolari al giorno (in tempi precrisi) nell’area che si estende tra Milano, Monza-Brianza, Varese e Gallarate: “Stiamo studiando con la regione come potenziare il trasporto rapido di massa su ferro”, dice l’assessore.

Stesso ordine di problemi
Insomma, il trasporto pubblico collettivo resta la base indispensabile. Ma la città deve “diversificare l’offerta”, continua Marco Granelli. “Abbiamo raddoppiato la disponibilità di mezzi individuali in
sharing: 16mila biciclette, seimila monopattini. C’è un piano straordinario di ciclabili leggere. Pensiamo a connettere la rete milanese con quelle dei comuni vicini e le stazioni del metrò. E poi vogliamo allargare i marciapiedi per lasciare più spazio ai pedoni”. Dei 35 chilometri di ciclabili promessi, alcuni dovrebbero essere pronti tra giugno e luglio, altri a settembre o alla fine dell’anno. “Il virus ci ha costretto a prendere decisioni d’emergenza, ma speriamo che saranno cambiamenti importanti per il futuro”, dice Granelli.

Il fatto è che Milano è arrivata a questa crisi senza una mappa per le future ciclabili: l’amministrazione sta costruendo un piano in tutta fretta”, obietta Paolo Pinzuti, editore di bikeitalia.it ed esperto di politiche della mobilità. “Ma finalmente vediamo una strategia, speriamo che sia un cambio di rotta. Perché il covid passerà, mentre avremo ancora i problemi dell’inquinamento, del cambiamento climatico, della congestione urbana: potrebbe essere l’occasione per immaginare un diverso vivere urbano”.

Lo stesso ordine di problemi si ripresenta in tutte le città, anche se i contesti sono diversi. Ovunque si tratta di rafforzare il trasporto collettivo garantendo la sicurezza, e insieme di riequilibrare gli spazi destinati ai pedoni, alle biciclette e alle auto. Progetti di vie ciclabili che erano in fase di studio ora diventano urgenti. Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione dei comuni italiani, propone un bonus per chi si sposta in bicicletta: “Dobbiamo inventarci il modo di accompagnare il trasporto collettivo con mezzi alternativi, magari il primo tratto o l’ultimo”, spiegava giorni fa durante una videoconferenza organizzata da Legambiente: per esempio andare in bici a prendere il treno suburbano, o usarla dall’ultima fermata alla destinazione.

Confronto tra Roma e Palermo
Roma è tra le città più complicate, per la mobilità. L’azienda del trasporto urbano Atac era in grave penuria di mezzi già prima dell’emergenza, mentre ora ne servirebbero più del solito per garantire le distanze necessarie: tanto che si ipotizza di usare i bus privati, al momento inattivi. “Dobbiamo tornare al più presto a garantire il ritmo delle ore di punta prima della crisi”, dice il presidente della commissione mobilità del comune di Roma, Enrico Stefàno: “Allo stesso tempo dobbiamo puntare su tutto ciò che va a sostenere e decongestionare il trasporto pubblico”. La giunta capitolina ha approvato nuovi permessi per biciclette e monopattini in
sharing. Propone una rete ciclabile sulle principali direttrici urbane, anche se non è chiaro quando saranno realizzate. Non è un segreto che nella giunta comunale ci sia una forte spinta a prorogare l’apertura delle Zone a traffico limitato, con buona pace della mobilità “sostenibile”.

Investire nel trasporto pubblico richiede mettere in circolazione più mezzi, per esempio duplicare le linee della metropolitana con navette in superficie, ma anche avere corsie riservate perché gli autobus non restino bloccati nel traffico”, osserva Alfredo Giordani, vicepresidente della consulta cittadina per la sicurezza stradale del comune di Roma. Ma “garantire spazi al trasporto pubblico significa toglierli alle automobili”, aggiunge, e questo è il punto debole di Roma. “Le soluzioni trovate entro l’estate saranno quelle definitive: e se non saremo riusciti a evitare l’invasione delle automobili private, avremo perso una grande occasione”.

Riconosciamolo: questa crisi ci ha spinto a riconoscere la centralità della salute in tutte le nostre scelte”, osservava giorni fa il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. La sua città vanta quattro linee di tram “che hanno accorciato le distanze tra periferia e centro”, e ne progetta altre 7; ora punta anche sulle ciclabili: “La salute è un diritto, e i cittadini misurano anche la mobilità in questi termini”.

La salute, già: anche senza virus, l’inquinamento atmosferico è riconosciuto come una minaccia alla salute pubblica; in Italia quasi 60mila morti premature ogni anno sono attribuite al particolato sottile (Pm2,5) e quasi 15mila al biossido di azoto, emesso soprattutto dal traffico di veicoli (secondo il Rapporto sulla qualità dell’aria 2019 dell’Agenzia europea per l’ambiente). Chissà perché queste morti non suscitano allarme, quasi fossero inevitabili.

Ma forse la crisi sanitaria ha creato un’occasione inedita. I ministeri dell’ambiente e delle infrastrutture preannunciano investimenti per la mobilità sostenibile, come servizi in sharing a costi accessibili. Con i prossimi decreti arriveranno le modifiche di legge per autorizzare corsie ciclabili con “segnaletica orizzontale” (una striscia bianca sull’asfalto, in attesa di cordoli o altre barriere). Arriverà un fondo per sostenere le aziende del trasporto locale, che in questi mesi hanno visto crollare passeggeri e introiti mentre dovranno sostenere spese extra – per esempio comprare nuovi veicoli. Certo, con le prossime manovre si parla anche di “rottamazione” delle auto a favore dei nuovi diesel, sebbene contestati. O di rinviare gli investimenti per l’auto elettrica.

Nei prossimi mesi spenderemo grandi risorse pubbliche per riorganizzare i sistemi produttivi, i servizi e i trasporti, fa notare Anna Donati. “E le scelte che faremo ora avranno effetti per molti anni, perché non ci saranno altrettante risorse da spendere nel prossimo futuro”.

(*) ripreso da www.internazionale.it con la foto di Emanuele Cremaschi

 

Redazione
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Un commento

  • angelo maddalena

    ci sono due elementi di base da considerare, paradossali: sembra che questo covid sia arrivato appositamente in modo da salvare o addirittura potenziale il trasporto privato in automobile, con la scusa della distanza ecc, e che il fatto che sia asintomatico sia utilzzato per colpevolizzare chiunque esce a farsi una passeggiata e non usi la mascherina: sono due caratteristiche che quasi quasi, anche a chi non lo è, lo invogliano a diventare complottista! Come minchia è possibile due caratteristiche quasi ad hoc!? Poi un altro elemento è quello del trasporto pubblico gratuito, urgente e necessario, fattibile e liberatorio, da anni e anni, e ancora oggi con le emergenze da pm 10 pm 2,5, con l’aggiunta e l’aggravante del covid di sta minchia, non si riesce a uscire da questo incubo dell’automobile che domina e devasta il paesaggio urbano esteticamente, prima e oltre che ecologicamente: oggi sono stato a Spello, un gioiellino di paese medievale vicino Assisi, due cose mi hanno colpito, una brutta e una bella: nei vicoli pieni di fiori e di poesia, automobili parcheggiate o in movimento che quando non ostruiscono il passaggio, offendono il paesaggio, la cosa bella è che Spello, è tra i pochi Comuni in Italia (spero siano tanti e io sia poco informato al riguardo) che garantisce una Navetta gratuita per percorre il paese, sapevo che anni fa era stato fatto l’esperimento del Liberobus (gratuito per i residenti) a Verbania, il Lussemburgo da marzo ha istituito il trasporto pubblico gratuito in tutto il paese, anche i treni, tranne quelli ad Alta Velocità, ovviamente bisogna spingere dal basso anche, e proviamo a spingere…ancora un pò e ce la facciamo?! Il problema è ancora oggi, c’è qualcuno , soprattutto a sinistra (ed è molto triste tutto ciò) che si impantana in una forma di alienazione/legalitarismo per cui si pensa che non sia possibile né fattibile

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