Federico García Lorca e Leonard Cohen, un amore incondizionato

a volte leggi delle parole che sembrano inventate da quanto sono belle, e fanno davvero bene.

se esiste la bellezza, ed esiste, è anche qui.

Leonard Cohen:

“All’età di sedici anni sono “inciampato” in un libro di Garcia Lorca. Lo avevo adocchiato in un negozio di libri di seconda mano in quella lucente ‘Gerusalemme del Nord’ che è Montreal, Quebec. Presi in mano quel libro, un libro del destino e lessi:
Voglio vederti passare sotto gli archi di Elvira
per vedere le tue cosce e iniziare a piangere.
Quelle parole sconvolsero la mia vita e compresi che la mia esistenza sarebbe stata uno sforzo continuo per scrivere, un giorno, almeno una volta nella vita, una frase come quella. Righe di fuoco mi bruciavano dinanzi agli occhi e nel cuore, e continuai a leggere. La mia esistenza non e’ stata più la stessa da allora… questo poeta ha “rovinato” la mia vita: era diventato il mio mondo, era diventato il mio orizzonte, era diventato il mio universo e così ho iniziato a chiamarlo “fratello”. Mia figlia prende nome da lui: l’ho chiamata Lorca”.
“I libri di Lorca mi hanno insegnato che la poesia può essere pura e profonda e – al tempo stesso – popolare. Lorca mi ha insegnato che tutta la grande poesia è un suono che viene dal profondo, è stato lui a spingermi a commettere quel grande atto contro natura che è stato il mio coinvolgimento nella poesia. A lui sono stato capace di dare in cambio solo il nome di mia figlia. Incontrare l’opera di Lorca è stato come trovare per strada un lingotto d’oro. Un’inestimabile fortuna fatta di gioia, poesia e felicità”.
Pequeño vals vienés
En Viena hay diez muchachas,
un hombro donde solloza la muerte
y un bosque de palomas disecadas.
Hay un fragmento de la mañana
en el museo de la escarcha.
Hay un salón con mil ventanas.
¡Ay, ay, ay, ay!
Toma este vals con la boca cerrada.Este vals, este vals, este vals,
de sí, de muerte y de coñac
que moja su cola en el mar.Te quiero, te quiero, te quiero,
con la butaca y el libro muerto,
por el melancólico pasillo,
en el oscuro desván del lirio,
en nuestra cama de la luna
y en la danza que sueña la tortuga.
¡Ay, ay, ay, ay!
Toma este vals de quebrada cintura.

En Viena hay cuatro espejos
donde juegan tu boca y los ecos.
Hay una muerte para piano
que pinta de azul a los muchachos.
Hay mendigos por los tejados.
Hay frescas guirnaldas de llanto.
¡Ay, ay, ay, ay!
Toma este vals que se muere en mis brazos.

Porque te quiero, te quiero, amor mío,
en el desván donde juegan los niños,
soñando viejas luces de Hungría
por los rumores de la tarde tibia,
viendo ovejas y lirios de nieve
por el silencio oscuro de tu frente.
¡Ay, ay, ay, ay!
Toma este vals del “Te quiero siempre”.

En Viena bailaré contigo
con un disfraz que tenga
cabeza de río.
¡Mira qué orilla tengo de jacintos!
Dejaré mi boca entre tus piernas,
mi alma en fotografías y azucenas,
y en las ondas oscuras de tu andar
quiero, amor mío, amor mío, dejar,
violín y sepulcro, las cintas del vals.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=2sZzJAxfD-4]
redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *