“Femministe. Una storia di oggi”

Recensione al libro-fumetto di Antonella Selva

di Lella Di Marco

Il testo, un fumetto di 143 pagine fra schizzi e nuvole, prende spunto dalla realtà: tre donne diverse per età provenienza formazione culturale e di genere , che intrecciano il loro vissuto in una unica storia. Una storia di oggi .Possibile ma non necessaria. Lo scenario è un luogo doppio: quello della nascita con la sua nostalgia, ma da cui si scappa per continuare a “vivere” con un progetto di speranza, e quello delle contraddizioni, dell’incontro con l’alterità, della richiesta di forza per autodeterminarsi e non rimanere omologate. Assimilate con la rinuncia ad essere autentiche.

La descrizione con parole e segni, è di grande forza nella sua sintesi chiarissima , ed essenzialità espressiva con le particolarità degli ambienti, luoghi, piazze: paesaggi in Bologna e in Marocco. E’ uno sguardo nuovo sul genere, sulle identità in transito, sulle donne migranti. Lo sguardo delle migranti che vivono un diverso progetto di vita dentro la migrazione , che comunque gli appartiene, senza rinunciare a quanto è loro per nascita e provenienza storico- territoriale.

Antonella Selva, da qualche decennio è nell’impegno politico attivo, attenta al sociale ai movimenti culturali e politici, vicina al mondo arabo e dentro la culturale dell’Islam. Ne osserva le contraddizioni, i conflitti, le dinamiche che coinvolgono i diversi paesi sia dell’Oriente che dell’Occidente, crede in possibilità di rinnovamento e di costruzione di percorsi di cooperazione e di pace.

Il fumetto è usato, da lei, come forma semplice e immediata di comunicazione per raggiungere anche un pubblico di lettori/lettrici più esteso, per aprire riflessioni e confronto in una realtà in continua trasformazione. In ultima analisi narra e spinge ad un impegno collettivo se si vuole arrivare ad un nuovo stato di benessere e di convivenza pacifica.

Il testo è corredato da una prefazione e da una postfazione.

La prima affidata a Valerio Varesi (scrittore e giornalista che si sofferma sull’analisi tecnica del fumetto e ci fornisce qualche pensiero sulla presa di coscienza dell’ultimo sussulto corale dovuto al movimento del ’77), la seconda a Vincenza Perilli studiosa dei femminismi e ricercatrice dei movimenti politici coloniali e postcoloniali, che conclude con una interessante quanto lucida riflessione, ponendo in rilievo le diverse espressioni dell’essere femminista, auspicando con urgenza <… la necessità di nuove concettualizzazioni del femminismo capaci di superare l’approccio etnicocentrico che ha caratterizzato la maniera con cui il femminismo occidentale ha guardato le altre esperienze emancipatorie, come dimostra anche il dibattito che ha accompagnato l’emergenza di un femminismo islamico di cui molte femministe occidentali hanno messo in dubbio la legittimità. Temi complessi che impongono un ripensamento e una de-colonizzazione del femminismo e di tutta la società soprattutto in tempi di recrudescenza di disverse forme di razzismo, istituzionale e non … >

Non ci interessa sapere se Antonella Selva come fumettista abbia un maestro o una maestra, o a quale scuola di fumetto appartenga, ci interessa sapere invece se una certo prodotto artistico letterario, possa avere reale incidenza sociale- pratica.

Ne abbiamo parlato direttamente con l’autrice, che si difende dicendo che ha realizzato un prodotto per amore del segno e della condizione femminile, senza volere suscitare discussione sui massimi sistemi… ma lo stimolo è già arrivato e lei risponde a qualche nostra domanda.

Qual è per te, oggi, il valore politico oltre che culturale, del produrre un libro con parole e immagini ?

Boh, non credo che il fatto di mischiare parole e immagini faccia la differenza da un punto di vista “politico”, se c’è un valore politico in Femministe – una storia di oggi è affidato, credo al contenuto. Il fumetto è un linguaggio come un altro, in parte diverso da quello puramente letterario, forse più vicino a quello cinematografico. Indubbiamente – con Mc Luhan – il linguaggio non è neutro, ma penso che con il linguaggio del fumetto oggi si possa parlare di qualsiasi tematica e con qualsiasi livello di profondità e sensibilità. Se vogliamo questo è il dato “politico” (intendendo con questo relativo alla “politica culturale”) di scegliere il mezzo del romanzo grafico anziché del romanzo letterario. Voglio precisare però che la mia scelta del linguaggio non è stata dettata da valutazioni politiche ma semplicemente dal fatto che mi piace fare fumetto e non mi sento capace di una buona scrittura letteraria.

Il Girovago è un’editoria “ militante” di nicchia- questo implica una scelta e quindi una critica nei confronti della grande editoria?

Questo andrebbe chiesto al Girovago (www.ilgirovago.com, collana editoriale della piccola casa editrice Nuova S1, www.nuovas1.it). E’ una creazione del giovane editore Lorenzo Cimmino, il quale ha voluto così dare un’impronta personale alla piccola azienda fondata da suo padre aprendo uno spazio multimediale (il Girovago è infatti molto più che una semplice collana editoriale) dedicato al tema che più gli interessa e lo intriga: il viaggio, l’incontro con l’altro, il confronto con la/le diversità, il disorientamento dei punti di vista, la messa in discussione delle proprie certezze. In questo forse si può definire una scelta “militante”, certo sui generis. Io comunque l’ho scelto per affinità di vedute su molte cose e per la profonda stima per la sensibilità di Lorenzo, che ho conosciuto a margine del palcoscenico del Teatro dell’Argine e dei Cantieri Meticci. O forse dovrei dire che è stato lui a scegliere il mio progetto, che probabilmente, in quanto portato da una illustre sconosciuta nel mondo piuttosto ristretto e autoreferenziale del fumetto, avrebbe faticato molto a trovare un editore.

E a proposito di tematiche o gli spunti di tematiche che emergono dal testo cosa ne pensi del processo di trasformazione delle migranti con cui hai contatto in Italia? Noti ci sia un processo di integrazione – accettazione , anche se parziale, con usi costumi mentalità dei delle native o almeno le donne di prima generazione, per intenderci, rimangono una realtà estranea, a parte, rispetto al contesto sociale ?

Penso che le/i migranti che vengono a vivere qui affrontino una fatica di adattamento e un peso per la continua disconferma di sè che difficilmente noi possiamo immaginare. La grande lezione che il femminismo “mainstream” ci ha lasciato (una delle grandi lezioni!) è che la cultura del gruppo dominante (gli uomini rispetto alle donne) tende a imporre come “naturale” l’ordine simbolico-culturale-sociale su cui si basa il proprio dominio. Lo stesso avviene per quel che riguarda le minoranze “etniche” o “culturali”: la cultura dominante (bianca rispetto alle “non bianche”) tende a imporre come “naturali” i propri criteri di giudizio che invece sono ovviamente storicamente determinati, come tutti gli altri. Le femministe hanno chiesto agli uomini di “assumere la propria parzialità”, i migranti – le popolazioni colonizzate – ci chiedono di “assumere la nostra parzialità” di bianchi/e europei/e. Siamo capaci di farlo? questo dovremmo chiederci, non quanto siano capaci le altre/gli altri di adeguarsi ai nostri criteri.

La grande sfida comunque la stanno cominciando a porre i figli e le figlie, con consapevolezza esibita di essere allo stesso tempo italiani/e e diversi/e (ad esempio musulmani/e). Sembra una banalità ma è un dato culturale immensamente difficile da metabilizzare, non a caso l’estrema destra sta reagendo scompostamente alla pretesa – teoricamente del tutto legittima – dei giovani musulmani italiani di occupare lo spazio pubblico.

In fondo, credo di capire che il nucleo culturale dell’intreccio delle storie che racconti sia il pregiudizio, cioè quella barriera culturale che lascia la persona avvolta in se stessa , quella stessa persona che invece ha slanci umani di accettazione dell’altra e anche di forte solidarietà.

Definirei il pregiudizio come una “rappresentazione che fa da schermo” alla realtà dell’altra – in questo modo almeno funziona nel mio racconto: la prof. Irma non riesce a vedere il valore e la forza della sua colf perché vede l’immagine raccontata dalla vulgata della “donna musulmana”, di cui il velo assurge a simbolo, non la persona che le sta di fronte veramente. Il pregiudizio poi gioca su un terreno di asimmetria di potere: Irma è la datrice di lavoro, ma soprattutto è “bianca” e perciò “padrona del campo”, anche quando agisce la solidarietà lo fa mantenendosi su un gradino superiore dal quale può giudicare l’altra.

Credo che ci siano pregiudizi reciproci e che nelle relazioni fra donne , essere di genere femminile cioè madri figlie sorelle… di per sé non è unificante.

No, di per sè essere donne non è unificante. Perché le differenze sono molteplici, in alcuni casi si intersecano e producono disequilibri: tra le tre protagoniste, benché tutte donne, vi sono differenze di età, cultura, provenienza, classe e potere: inutile fingere che il mondo femminile sia di per sè “pacificato”! Sono state le donne afroamericane che per prime hanno sottolineato nel dibattito teorico la presenza di queste asimmetrie nel campo femmiinile e femminista, elaborando lo strumento di analisi dell’intersezionalità. Poi sono arrivate le analisi delle “femministe musulmane” a movimentare il dibattito e questo pluralizzarsi del campo femminista non può più essere ignorato. Oggi credo non sia più possibile occultare che la razzizzazione dei soggetti subordinati introdotta e diffusa dal colonialismo ha prodotto una mentalità ancora viva e attiva, è da questa consapevolezza che bisogna sempre partire.

Dimenticavo… dove è reperibile il libro e come avviene la distribuzione

Il libro è regolarmente distribuito in tutto il territorio nazionale. Naturalmente, non avendo grandi aspettative commerciali, la tiratura è bassa e immagino che difficilmente si trovi sugli scaffali delle librerie (ma in qualche libreria bolognese come Trame e IBS l’ho visto esposto!), però si può ordinare in qualsiasi libreria e si dovrebbe ricevere in pochi giorni. In alternativa si può ordinare online all’editore da questa pagina web e anche in questo caso si può ricevere in pochi giorni: http://www.nuovas1.it/e-shop/catalogo/antonella-selva-femministe/

Redazione
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