Fernanda Pivano: gli incensi e gli incendi

I falconi della settimana (ogni mercoledì). 14esimo appuntamento. Pensieri di libertà in libertà con Sergio Falcone

 

Ho avuto due madri. La prima, la mia, Rosa Citarella. Donna intelligente, grande capacità di sintesi, parlava poco, come me ma, quando parlava, erano sentenze. Per ribellarsi alla famiglia patriarcale e al profondo Sud, decise di seguire la strada non della fuga – magari avesse percorso quella, povera mamma… – ma della follia. La società le impose il ruolo della schizofrenica e io ebbi, da bambino, lo stesso destino di Charlie Chaplin e di Allen Ginsberg. Conobbi, come loro, le lunghe attese delle “visite parenti” nei manicomi. Con l’aggiunta della violenza familiare. Mia nonna, Assunta Bianchi, si dileguò, per non dover assistere la figlia malata. Nobile, ma non d’animo, ricca, viziata ed isterica: così era mia nonna. Il marito, nonno Antonio, era una brava persona ma succube. E chi è succube diventa complice.

I tre fratelli di mia madre, uno peggio dell’altro. Orazio disse a mio padre di tombare mia madre in un manicomio e me in un collegio. 

La moglie di mio zio Nino – un negozio di ricambi auto, due Ferrari, un tenore di vita da nababbo e qui si aprono una serie di interrogativi… – Carmela Guarino, donna di una vanità estrema, una volta mi regalò, dimostrando tatto e sensibilità, questa considerazione: «Noi pensavamo che, con la sciagura che vivi, te ne saresti andato via di casa». Avrei mai potuto fare una cosa del genere? E con quale cuore? Nemmeno a dirlo, come classicamente avviene in molte famiglie, della malattia di mia madre ne hanno approfittato tutti, in un modo o nell’altro.

Non vedo i miei parenti dal 1986. Con certi personaggetti è meglio rompere ponti e rapporti.

Ho avuto due madri. La seconda, quella spirituale, Fernanda Pivano.

Stanotte, hanno mandato in onda, a un’ora impossibile, un servizio tv per l’anniversario della morte di Nanda. Curato, con mio grande e incolmabile disappunto, da Paolo Mieli. Un ex leaderino gauchiste, quello che sembra uscito da Casa Savoia, ora riciclato a storico. Non oso immaginare quanto possa guadagnare, lui, il glorioso eroe degli inizi di Potere Operaio. Hanno intervistato noiosi personaggi mainstream, non chi l’ha conosciuta veramente e ne ha condiviso i sogni. Avrei preferito ascoltare Gianni Milano, per esempio e i vecchi “capelloni”. Ma nessuno avrà da eccepire. La gente non si mobilita per questioni più gravi, come quelle sociali e politiche che stiamo soffrendo, figuriamoci per una trasmissione televisiva data in notturna.

Anche a me è capitato di essere intervistato, pur essendo il signor Nessuno. Era il lontano 2009. A volte, anche la rete più fitta e impenetrabile ha delle falle…

Come hai conosciuto Fernanda Pivano?

Era seduta alla piccola scrivania della libreria Arcana di Roma. Era maggio e lei portava un abito chiarissimo.

Aveva tra le mani della carta da lettere colorata (un colore per ogni foglio) disse: «Su queste pagine scriverei parole d’amore e le spedirei a tutto il mondo!». Erano i primi anni ‘70. Da allora, il nostro, è stato un inseguirci discreto.

Benedisse anche le mie composizioni poetiche, anche se questo non mi è valso il privilegio di guadagnarmi un editore.

Inoltre ci univano anche le disgrazie nella vita privata.

Molti ritengono che questi personaggi famosi debbano essere come immuni dalle intemperie della vita.

Non è così. Fernanda, una sera mi confessò al telefono che aveva due affitti da pagare. E che era costretta anche a scrivere dove non amava scrivere. Cose che non voleva scrivere.

Quali erano le sue qualità che più ti hanno colpito?

Lei era un’anima candida, sempre cordiale, aperta all’amicizia ed all’accoglienza come la sua casa romana di Via della Lungara, accanto all’orto botanico dove viveva in affitto.

Per lei le emozioni erano la vita, era uno spirito libero.

Era la moglie di un architetto designer, che tipo di rapporto aveva con l’arte?

La risposta più evidente al suo rapporto con l’arte è stata la creazione della rivista «Pianeta Fresco», una straordinaria rivista underground nata nel 1967 dall’esperienza delle avanguardie americane. Ogni immagine era arte, era innovazione era cultura, era l’anticipazione di quello che nei decenni a venire sarebbe diventato quotidiano e a volte (purtroppo) anche di massa.

Conteneva qualsiasi forma d’arte fosse possibile divulgare all’epoca, un progetto al quale presero parte artisti come Ginsberg, Sottsass, Ferlinghetti, Burroghs, Paul McCartney, Pistoletto… Arti, visioni, immaginario, innovazione tipografica… Gli autori erano Ettore Sottsass ed alcuni dei suoi amici.

Quella con Sottsass non fu una storia facile; Fernanda, nella cassetta allegata al libro Rai che riproduce una delle sue interviste radiofoniche, ricorda che la madre e la nonna le dicevano sempre che quel bel giovinotto l’avrebbe abbandonata quando fossero finiti i soldi (di lei).

E così è stato.

Fernanda Pivano e l’anarchia, disegnaci questo rapporto che appare confidente e luminoso.

Nanda considerava la posizione anarchica una posizione meravigliosa, un’idea splendida, anche se aveva dei dubbi sulla realizzabilità della perfezione umana che considerava del pensiero anarchico.

C’è stato un momento storico in cui valutava possibile il manifestarsi di un movimento per una terza forza, ma si domandava anche chi di noi potesse essere così perfetto da poter affermare che gli altri hanno torto e s’augurava che tutti potessimo avere un po’ più di umiltà.

Probabilmente preferiva il significato che in America danno alla parola “anarchico” intendendola soprattutto come stile di vita anticapitalista, antimilitarista, antinucleare, anticonsumista e soprattutto contro la competitività. Un dissenso non violento e creativo, dove creatività e immaginazione avessero la possibilità di agire.

 

NANDA.

Fernanda Pivano, nata a Genova,

scuole a Torino,

allieva di Cesare Pavese,

laurea 1941 con una tesi su Moby Dick di Herman Melville

(che aveva “chiesto a Dio di mostrargli il suo volto”),

Antologia di Spoon River 1943 supervietata

e 1947 ancora amata dai giovani

(ancora amata dai giovani 1972),

Anderson e Hemingway 1947,

Fitzgerald 1949,

Faulkner 1951

(maghi della trasformazione socioculturale,

pionieri del dissenso letterario del loro Paese);

Kerouac 1959,

Burroughs 1962,

Ginsberg (… OM…) 1964

(maghi della trasformazione socioculturale del Pianeta,

libertà

antidenaro

anticompetizione

antipotere

antirazzismo

anticonsumo

antialienazione

antinazionalismo

antimilitarismo

antiviolenza

antiviolenza

antiviolenza

nella guerra

nella società

nelle istituzioni).

Tropici 1956, Oriente 1961, Coste arabe 1962,

Indonesia (oh, tenerissima Bali) 1967,

Mari del Sud 1969, Nuova Guinea 1969,

primi elettroshocks ecologici senza bisogno di medici e attrezzature.

Altri elettroshocks:

Alice B. Toklas, Richard Wright, Hemingway 1947, Dos Passos 1949, James Farrell 1952, Faulkner 1955, Malcolm Cowley,

William Carlos Williams, Van Vechten, Norman Mailer 1956,

Saul Bellow, Henry Miller, Gregory Corso 1960,

Ginsberg,

Living Theatre 1961,

Ferlinghetti, McClure, Whalen, Creeley 1962,

Kerouac 1966,

grazie di aver cercato di illuminarmi.

Lo Zio Tom è Morto respinto dall’editoria commerciale 1947,

La Balena Bianca e Altri Miti 1961 (Premio Soroptimist 1962),

America Rosso e Nero 1964 (Premio St. Vincent 1964),

Le Belle Ragazze 1965,

Credo, Poesia degli Ultimi Americani 1964,

L’Altra America negli Anni Sessanta 1971

(condensato di sogni,

commiato da speranze,

offerta a chiunque voglia continuare).

1962 East 128, 1967 «Pianeta Fresco»,

dolci pensieri di consapevolezze allargate come fiumi,

e fiumi di nuvole su pensieri alla deriva come gainda nel Gange,

Roma ◊ 1972. Cronache del Nuovo Sesso per il futuro

e prefazioni liberatorie come per il passato,

senza ricerche estetiche,

senza ricerche formali,

soltanto con ansie umane,

rinuncia come dal primo giorno a corazze e difese,

peggio per quello che è successo,

peggio per quello che succederà:

incensi a Shiva e a Vishnu,

incensi a tutti i morti e a tutti i vivi da sempre,

incensi ai malati di cancro e di lebbra,

incensi ai malati di pazzia e alienazione;

incensi ai maghi guaritori di consapevolezze senza speranze.


Pianeta fresco. Una recensione

http://stampamusicale.altervista.org/Pianeta%20fresco/index.htm

 

Qui Fernanda parla dell’abbigliamento degli hippies. Quel suo «Che dio li benedica…» suona più intenso di un discorso pacifista fatto davanti a centomila persone.

https://youtu.be/chyd44JKoL0

Le dittature tutte sono strenue nemiche di ogni libertà. Parole sante, le sue…

https://youtu.be/NBHJkwrbFOE

Ottavio Rosati, Generazioni d’amore

https://www.youtube.com/playlist?list=PLPYEAhXhF49lBTXjf5ntnmVoYwtoJjyHr

 

[allenginsberg.org] Remembering Fernanda Pivano

https://allenginsberg.org/2012/08/remembering-fernanda-pivano/

 

[allenginsberg.org] Fernanda Pivano 1917-2009

https://allenginsberg.org/2009/08/fernanda-pivano-1917-2009/

«I giovani possono salvare il mondo»… Magari così fosse. Sto ancora aspettando…

https://youtu.be/1BXsxf_bDr8

[pangea] “NON SOSTITUIRÒ MAI CA**O CON MEMBRO”: LA BIOGRAFIA HOT DI FERNANDA PIVANO. PAVESE LA ADORAVA, HEMINGWAY LE TELEFONÒ PRIMA DI SPARARSI, NEIL CASSIDY SBOTTÒ, «NON BEVI, NON FUMI, NON SCOPI, MA ALLORA COSA SEI VENUTA A FARE?»

http://www.pangea.news/non-sostituiro-mai-cao-con-membro-la-biografia-hot-di-fernanda-pivano-pavese-la-adorava-hemingway-le-telefono-prima-di-spararsi-neil-cassidy-sbotto-non-bevi-non-fumi/

Omelia di don Andrea Gallo al funerale di Fernanda Pivano

https://youtu.be/nA_rkIh0TDw

Fernanda m’ha fatto capire una cosa: che le persone, quelle grandi davvero, hanno la virtù della modestia. 

~

– Sergio, ti devo ringraziare…

– Ringraziarmi? E di cosa? E poi, Fernanda Pivano che ringrazia me? Ossignore…

– Ti ringrazio, perché hai i miei stessi interessi e il mio stesso sentire.

~

Ed ora capirete il motivo per cui ho in antipatia questo e quell’altro nome della cultura italiana (e sono gentile…). Quando parlo in maniera aspra, parlo sempre a ragion veduta e non lo faccio mai volentieri.

 

 

Redazione
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2 commenti

  • Salve! Ho apprezzato l’intervista e il timbro della tua scrittura. Mi rendo conto di che resilienza sei stato capace. Bravo! La resilienza di uno (per vie misteriose) vale per tutti. Grazie di aver citato il film. Sto per pubblicarlo con il Luce in una nuova edizione con delle news sull’ombra pivanesca che potrebbero interessarti. Se mi mandi il tuo indirizzo postale te lo faccio spedire. Buona (eremitica) domenica. Ottavio Rosati

  • sergio falcone

    Ti ringrazio. Come puoi immaginare, e’ un regalo molto gradito.
    Anche se oggi è dura, continuo il mio percorso di yippie, cioè di hippie politicizzato.

    Il mio indirizzo:

    Sergio Falcone
    Via Terni, 48
    00182 Roma

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