Fra biciclette, pane, chitarre e commozione

una lettera-racconto di Angelo Maddalena (*)

A Linguadoca, o come si chiama la spiaggia fra Castellammare e Scopello, ho fatto il bagno ‘mmutanni e senza telo da bagno o tuvaglia di mari, come direbbe mia nonna. Guidaloca si chiama la spiaggia, e non Linguadoca, che quella è in Francia. Ora c’è il cielo grigio e pioviggina anche qui a Pietraperzia, lo vedo dalle finestre e vedo anche le palme del mio giardino, ma quattro giorni fa a Guidaloca c’era il sole bello e caldo e io mi sono asciugato liberamente anche se mi scandavo e meno male che c’era la signora piccolina biondina abbronzatina ca mi dissi jettati e nun nni parlammu cchiù. A Castellammare ho mangiato il pane cunzatu da Pierina e Salvo, che lo fanno lì, sul momento, o meglio lo fanno al piano di sopra dove c’è una donna (credo la madre di Pierina o di Salvo) che prende il pane “spaccato” dalle mani di Pierina e ci mette acciughe e formaggio (credo pecorino) abbondante e pomodoro e olio e origano: il pane è fatto all’antica credo nel forno a legna e veramente ho riassaporato il pane che trent’anni fa mi faceva mia nonna con l’olio o le sarde salate o le melenzane o la ricotta. Di queste cose qui ho già scritto nel mio primo libro «Un pò come Giufà» che ora non si trova più in vendita ma solo a casa di chi lo comprò e in qualche biblioteca soprattutto e sicuramente nella biblioteca di Pietraperzia.

Poi tante altre cose belle tra Visicari e Scopello e soprattutto tra Visicari e Castellammare mi sono successe: la prima da dire è che mi è scoppiata la ruota della bicicletta fra la spiaggia di Guidaloca e Castellammare e mi sono fatto caricare io con tutta la bicicletta da una macchina furgonata dei forestali che all’inizio mi dicevano che non era legale ma poi si sono… legalizzati! L’ultima sera sono andato alla pizzeria dove mi aveva detto mia cugina (agriturismo della Baida o qualcosa del genere) ed era chiusa e io ero disperato perché dopo quattro chilometri di salita non avevo niente nel frigorifero. Allora ho bussato alla casa più vicina: una donna dalla finestra e un uomo e una bambina che sono scesi a darmi pane, latte e uova delle loro galline e delle loro vacche e sembrava un film degli anni ’50 o del 1800. E poi ancora più bello che sono andato alla fontana dove c’erano uomini e donne che prendevano l’acqua, come trent’anni fa al mio paese al Canale ma ora non più perché l’acqua che corre è poca o non è potabile assicurata. Insomma la donna che c’era, Alessandra, dopo che le ho detto che ero di Pietraperzia, mi ha detto che era di origine di Caltanissetta. Io ci ho detto «e che ci fai qua?», e lei m’ha detto «vivo a Palermo e ci ho una casa qui vicino» e io ci ho detto che l’indomani facevo uno spettacolo a Palermo. Lei mi ha detto «allora stasera vieni a casa nostra e ci fai uno spettacolo».

«Ce l’avete la chitarra?».

«Ne abbiamo due» mi ha detto lei, «ti vieni a mangiare anche la pasta coi broccoli».

E allora è finita così bene che mi viene da piangere a pensare le peripezie e le bagasciezze successe il giorno primo e anche quel giorno stesso con quei due b… e maleducati ca neanche ne voglio parlare, abbrazzuna forti, ma appena mi passa vi cuntu anchi tutta la dinamica dei du maladucati.

(*) Un’altra volta vi racconterò il mio incontro con Angelo Maddalena (in bici naturalmente) e quello che so di lui. Intanto su http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2013/11/angelo-maddalena-viaggi-autobiografia-e-memoria-al-femminile/#more-7547 trovate qualcosa per un primo sguardo. (db)

 

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