Fra poco Matera…

24esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Nella mia canzone Genova ferita, oltre al riferimento alla città di Genova (la “ferita” rimanda a una dimensione culturale e profonda; l’ho scritta due anni fa, non dopo il crollo del ponte Morandi!) c’è un aggancio a Marsiglia, Lille e…«fra poco Matera / capitale degli affarismi che porta miseria nera». A volte quello che scrivo potrebbe essere percepito come troppo estremo o “radicale” e invece…

Qualche mese fa incontrai un giornalista dell’Espresso; dopo aver ascoltato la mia canzone disse che effettivamente a Matera c’era già una lotta fra chi “preparava” la capitale della cultura europea 2019 in modo soft e chi proponeva cementificazione feroce. Il 3 gennaio 2019 sull’inserto “L’extraterrestre” del quotidiano «il manifesto» il servizio di copertina – dal titolo I sassi nello stagno – ricordava innanzitutto che Matera è l’unico capoluogo d’Italia ancora privo di una ferrovia: «le infrastrutture previste per l’occasione non sono pronte e il cartellone delle iniziative taglia fuori la cultura locale». Nella mia canzone c’è una strofa così: «E’ questa la strategia della cultura da mercificare / strappare il cuore alle città, il cuore popolare».

Dopo la nomina a “Capitale europea della cultura” sono arrivati 106 milioni di euro al Comune di Matera, 206 milioni alla Regione Basilicata e 48 alla Fondazione Matera-Basilicata.

Eustachio Nicoletti – segretario della CGIL di Matera e autore del documento «Matera 2019, l’occasione mancata?» – dice che «il denaro è bloccato nei meandri del potere lucano». Questa visione è addirittura confermata da un responsabile del Comune, che preferisce rimanere anonimo: «La manifestazione è diventata ostaggio di rivalità politiche fra le fazioni e i politici di Matera e di Potenza, capoluogo dove scorre il denaro dello Stato. Non si è voluto che Matera decollasse alle spese del capoluogo Potenza». A complicare e ritardare la situazione già delicata ci si è messo anche il “terremoto politico” del luglio 2018, quando il presidente della Regione Pittella è stato arrestato per falso e abuso d’ufficio (e poi rilasciato) nell’ambito di un’inchiesta sul sistema sanitario.

In tutto ciò arriva il colpo di grazia del turismo di massa: negli ultimi 3 anni a Matera le strutture alberghiere sono passate da 239 a 722, secondo l’Assoturismo. Quello che era il “cuore arcaico”, quell’isolamento di Matera che fino a pochi anni fa attirava solo un turismo d’elite, adesso si è perso quasi del tutto. «Se mal gestito, il turismo può rovesciare la quotidianità di un territorio. La strategia di sviluppo del turismo deve essere legata alla vita degli abitanti. Diversamente si può creare un fenomeno di rigetto, una sorta di barriera emotiva e cognitiva che impedirà ogni evoluzione positiva» analizza Alessandro Cruciata, economista della cultura dell’Istituto di tecnologia del Gran Sasso. Un sintomo inequivocabile di tutto ciò è nel fatto che «le stradine del centro città di Matera, così diverse l’una dall’altra fino a vent’anni fa, iniziano ad assomigliarsi, i ristoranti e i negozi si moltiplicano, e ormai vendono tutti gli stessi souvenirs».

Ulderico Pesce è un attore e drammaturgo lucano: sarà presente a Matera 2019 con uno spettacolo dal titolo La bella vergogna, che casualmente, anche se parla di fatti del ‘500, si attaglia bene a quello che lui stesso dice di Matera 2019: «Mi aspettavo un programma culturale che venisse dal basso verso l’alto. Ma è accaduto il contrario. E’ un ricorso storico». E citando il progetto di Carlo Levi e Adriano Olivetti che misero a punto nel 1949 per recuperare il tessuto urbanistico e sociale dei Sassi e dei loro abitanti: «Sei villaggi rurali dovevano nascere a forma di stella […] i contadini avrebbero coltivato i prodotti da vendere nelle loro cooperative agricole, all’interno dei Sassi. Si sarebbero riappropriati dei luoghi, sarebbero diventati autonomi. Dalla produzione alla vendita. Sarebbe stata una rivoluzione. Il progetto fu ignorato. […] Il programma di Matera 2019 sa di ordinario, di eventificio […] doveva e ssere l’occasione per riflettere sull’identità contadina, di rispecchiare il tessuto sociale e culturale lucano […] ma si è preferita la logica del festival, della Basilicata come un contenitore da riempire; […] una volta finiti i soldi e gli eventi, una volta spente le luci, cosa resterà di Matera 2019?». Un po’ come l’EXPO!?

Una rivista che stampavano alcuni anni fa dal titolo Nonostante Milano, prefigurava questi scenari; adesso dovremmo dire «Nonostante Matera Capitale della cultura?» o Genova, Marsiglia, Lille…. Guarda caso quasi tutte città del Mediterraneo, dove lo stravolgimento antropologico, politico ed economico, appare tragico oltre che grottesco.

4 gennaio 2019

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

NELL’IMMAGINE Enrique Irazoqui (che impersona Cristo) e il regista Pier Paolo Pasolini in una foto di scena a Matera dove fu girato gran parte del film “Il Vangelo secondo Matteo”.

 

Redazione
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