Fratelli siam(co)esi – 348

Siete arrabbiati perché la sede Casa Pound a Roma non sarà sgomberata e la Tav si farà?

Beccatevi, dopo le vignette, questo bel racconto di Energu!

Prima visione

 

 

Ero perplesso. Avevo visto quel film almeno 20 volte. Un pilastro, un archetipo della commedia nera americana. Se fosse stato vivo avrebbe potuto girarlo senz’altro Chaplin; eppure alla 21° visione, appena dopo la scena clou che tanto aspettavo, quella in cui la Cadillac viene affiancata da 2 camion della spazzatura, ebbi la sensazione che fosse diversa dalla visione precedente. Sembrava mancasse qualcosa, magari esistevano più versioni del film o forse, più semplicemente, il mio ricordo era auto-manipolato.

Quel giorno ero tornato dall’ufficio inquieto e di cattivo umore, l’azienda stava ristrutturando e c’era il rischio concreto che io e la mia unità fossimo trasferiti in una sede periferica, squallida e fuori mano, un super-cubo prefabbricato nell’hinterland estcoi tornelli all’entrata, senza balconi ne cortili, con finestre in alluminio anodizzato e aria condizionata tutto l’anno, in un arido open-space, dove saremmo stati tutti a contatto di gomito, come tanti polli in batteria.

Forse fu questo stato d’animo, con il quale decisi di rivedere ‘A taluni piace Aldo’, che determinò poi una valutazione ‘anomala’ del film. Mesi dopo, quando tutti i timori legati al trasloco di lavoro si rivelarono infondati, stavolta per festeggiare, vollirivedere per la 22avolta il capolavoro, a cuor leggero e con ludici intenti. Ebbene, anche stavolta riscontrai anomalie, non sostanziali ma di svolgimento.Inquadrature e dialoghi, pur nel rispetto della solita trama e degli stessi attori,mi risultarono inedite e stonate. Fu verso la fine, quando al protagonistaviene posta la domanda cruciale, la cui risposta determinerà il destino di ogni personaggio, proprio mentre luiriflette, smarrito e roso dal dubbio, eccolo girare lentamente la testa e bloccarsi, fissando la mdp. Cioè me. Si, mi fissava, con aria disperata, ma non era il vecchio gioco alla Stanlio e Olliodi cercare complicità/solidarietà nel pubblico, no, quello ce l’aveva proprio con me, anche perché le 21 volte precedenti, sono strasicuro, questo comportamento non ce l’aveva mai avuto.

Poi si voltò e rispose nel modo saggio e conciliante, che da trent’anni fa invariabilmente emozionare milioni di persone, di cui migliaia con le lacrime.

Solo all’ultimo, nell’epilogo, riconobbi il film che avevo sempre amato.

Rimasi pervaso dalle vibrazioni sentimentali, comiche e drammatiche dell’opera, ben oltre il the end; rammentai le scene che mi avevano suscitato stupore, oltre a quelle mitiche, di sempre. Poi di colpo capii.

Capii che i film sono fatti di materia inanimata fino ad un certo punto. Superato un imprecisato numero di visioni, che può variare da film a film, la materia inerte si anima e attraverso gli occhi e i flussi emotivi di chi guarda e di chi recita, avviene una migrazione reciproca di emozioni e allora il ‘supporto’ subisce una metamorfosi. L’attore e lo spettatore sono null’altro che materia vivente confinata in differenti dimensioni. Stabilita una solida confidenza attraverso la periodica frequentazione, le due ‘nature’, lentamentescavalcano la barriera posta fra gli elementi, incontrandosi: da estranee diventano familiari esviluppanoin embrione la capacità di autodeterminarsi; è quindi improprio sostenere, com’è uso dire “…abbiamo visto 2001 Odissea…”. No, ognuno di noi ha visto un film diverso, come ogni film è diverso, Lui stesso ad ogni visione.

 

 

 

 

 

Redazione
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