Fuori la Kyenge, ben saldi i Cie

Una nuova puntata di «sparite-sparate» (*)  

I – Di che razza sono i numeri?

L’uso in questa rubrica dei numeri romani è sarcasmo verso chi vorrebbe liberarci della multiculturalità (antica quasi come il mondo e necessaria come l’acqua) e perciò anche dei numeri arabi.

II – Cie sì, Kyenge no

Dopo XVI anni i luoghi in cui in Italia vengono reclusi i migranti (prima chiamati Cpt con altre varianti fantasiose, ora Cie) son sempre lì. Nonostante rivolte, cortei e bocche cucite con ago e filo. Nonostante che protestino i medici o molti consigli comunali, che in Europa ci si sdegni e che i magistrati indaghino. Restano in funzione i Cie. Letta nulla fece, quasi certo che Renzi lo imiterà. Sono anche un buon “affare”: ultimo esempio a Modena dove si scopre quanto guadagnino i gestori, a spese di chi sta dentro. Perché stupirsi? Gli appalti al massimo ribasso vengono vinti dai peggiori, è ovvio… i quali in qualche modo si devono rifare (dei costi bassi e delle eventuali , ma probabili, tangenti). E l’integrazione? Il governo Renzi peggio di Letta: anche la presenza – simbolica ma importante – della ministra Cecile Kyenge è stata depennata forse perché… Se qualcuna/o (che non sia della Lega o di Forza Nuova) trova un motivo, ci scriva, grazie.

 

III – No, in Italia meglio di no

Alcuni media (io lo leggo su «Il fatto quotidiano» del XXI febbraio) raccontano che lord Kerry, giudice all’Alta corte di Londra, ha spiegato – citando la Corte europea per i diritti umani – che nessuno può essere respinto in un altro Stato se esiste il rischio concreto che lì i richiedenti asilo subiscano trattamenti disumani. E dunque i 4 rifugiati dei quali si decideva la sorte… non saranno rimandati in Italia; le due donne avevano fra l’altro denunciato di essere state violentate. Non è la prima volta che all’estero ci “bastonano” così: quel che è peggio… hanno ragione, c’è molta Italia che gareggia con i Paesi peggiori del mondo.

 

IV – A un nuovo quotidiano…

. specie se cartaceo bisogna, di questi tempi, fare gli auguri a prescindere. Meglio se, come nel caso di «Pagina 99», affronta con serietà i temi cari a questa rubrica. A esempio il IXX febbraio il nuovo quotidiano, curiosamente color salmone, è fra i pochi ad annunciare un interessante convegno sui matrimoni forzati (vedi l’articolo di Giorgio Quartana) nel contesto di due interessanti pagine dove si ragiona – con articoli di Karima Moual e Federico Gennari Santori – sulle cosiddette «seconde generazioni» e sull’Italia multi-etnica. Pochi giorni dopo «Pagina 99» (ma qui forse dovrei scrivere «Pagina IC»?) dedica altre due pagine a Behran, «sequestrato e torturato nel Sinai». Miracolosamente scappato al naufragio-strage del III ottobre scorso a Lampedusa, ora vive in Svezia e ha testimoniato sul traffico di esseri umani nel rapporto «The Uman Trafficking Cycle: Sinai and Beyond» pubblicato in Olanda.

 

V – Sfacchinare stanca ma forse vince

Dopo una lotta di mesi, calunniata dai media e spesso “caricata” senza motivo dalle forze dette dell’ordine, i facchini (quasi tutti stranieri) della Granarolo sembrano vicini a un buon accordo. Evviva. Che vincano i diritti di chi lavora e la dignità degli esseri umani è il minimo che dobbiamo esigere sempre, ha spiegato Valerio Evangelisti che, con altri scrittori e scrittrici, ha sostenuto i migranti in lotta e quella parte di Bologna solidale.

 

VI – C’è un vuoto a Forlì

Disinteressati, al solito, i media ma per fortuna Michele Smargiassi (su «Repubblica» del XIV marzo) ha tirato fuori la storia. Agli ennesimi insulti, la squadra del Casablanca – tutti immigrati marocchini – si è ritirata dal girone Uisp di Forlì. Dopo XII anni (prima calcetto e poi calcio) di successi ma anche di insulti continui. E adesso? Non è certo solo un problema di Forlì. Sulle «curve pericolose» del calcio interessantissima l’intervista di Mauro Valeri – che dirige l’Orac cioè l’Osservatorio razzismo e antirazzismo nel calcio – su «Alias» (un inserto del quotidiano «il manifesto») dell’XI gennaio.

 

VII – Harriet

Ha preso meritatamente l’Oscar «Dodici anni schiavo». Una vicenda vera quella di Solomon Northup e purtroppo sola una fra le tante. Chissà quante/i faranno caso ai titoli di coda del film di Steve McQueen dove si cita la «ferrovia sotterranea»: fu organizzata dalla “generalessa” Harriet Tubman, una ex schiava; è una storia che vale conoscere: se vi incuriosisce la trovate sul mio blog.

VIII – Un po’ di libri

Leggere non guasta mai (e sarà un caso che i razzisti di solito non leggono?). Per esempio due libri di Luca Cavalli-Sforza, uno dei più importanti genetisti. Il titolo del primo è affascinante per semplicità: «Chi siamo» – è scritto con il figlio, lo ristampa, in edizione ampliata, Codice edizione – ragiona su differenze e somiglianze fra gli esseri umani. Nel secondo (pubblicato da Einaudi) Luca Cavalli-Sforza dialoga con Daniela Padoan su «Razzismo e noismo» dove con noismo si intende la tendenza a privilegiare il “noi” al singolo. Altro volume interessante è «Diversi da sé, simili agli altri» ovvero «L2, immaginazione e letteratura come pratiche di pedagogia interculturale» che Paola Giorgis pubblica per Cisu, casa editrice attentissima a migrazioni, scuola e dintorni: dove con “L2” si intende ovviamente la seconda lingua, in questo caso l’italiano imparato da chi migra qui. Infine segnalo «Derive: piccolo mosaico del disumano» di Flore Murand-Yovanovich, pubblicato da Stampa Alternativa: sono testi raccolti (e commentati) negli ultimi IV anni che mostrano la parte più infame del nostro Paese, pronta vigliaccamente a sfogarsi – o peggio – con gli stranieri o con i diversi.

 

IX – Cin cin

Non sono un bevitore ma ho visto con piacere la pubblicità di un vino su «Il fatto quotidiano». Vi spiego perché. C’erano VI grandi bocche variamente dentate o sdentate, baffute, con rossetti e un diamantino (o si dice piercing? In merito sono ignorantissimo) sul dente. Sotto si legge: «Apriamo la bocca per dire cose intelligenti. STOP AL RAZZISMO». I miei complimenti ai vini Astoria: rossi, bianchi, neri, paglierini o rosati che siano.

 

X – Nel mondo

Se sono molti, troppi gli episodi di razzismo (istituzionale e “popolare”) in Italia, non buone le notizie che arrivano dal resto del pianeta. Per esempio. Nel referendum svizzero vince la chiusura: una paura che riguarda più l’invasione di lombardi e piemontesi che di stranieri “esotici” e misteriosi. La polizia spagnola, in febbraio, fa «mattanza», uccidendo XIII migranti al confine di Ceuta. A proposito di etnie oppresse leggo (Claudio Magliulo su «Pagina 99») che i rohinga della Birmania sono la minoranza peggio trattata al mondo. Anche in Israele nei mesi scorsi la protesta dei migranti si è accesa ma il Paese che si vuole democratico sembra avere su questo terreno molto in comune con l’orrendo regime dell’Arabia Saudita. Intanto arriva dall’Uganda la terribile notizia di una legge per spedire gli omosessuali in carcere con i giornali che già pubblicano nomi e foto di gay (veri o presunti). Pessimo il quadro negli Usa con i repubblicani che ostacolano i timidi passi avanti di Obama per concedere diritti ai migranti mentre l’Arizona vuole discriminare, per legge, i gay… «per motivi religiosi». Per tacere di un mondo, e in particolare di un’Europa, che abbandona i siriani a morire in una guerra folle o a tentare la fuga… non si sa dove e come.

 

XI – Sempre sia lodata Lunaria

«I diritti non sono un costo» è il titolo del rapporto di Lunaria (CXLIV pagine ricche di tabelle e dati – sottotitolo: «Immigrazione, welfare e finanza pubblica») che fa i conti in tasca alla politica italiana rispetto ai migranti. Qui è stato già segnalato e lodato ma in questi giorni viene presentato in varie città e dunque meglio dire due parole in più, visto che il tema è importantissimo. L’attuale crisi economica infatti rischia di relegare in secondo piano le politiche di inclusione sociale e di garanzia dei diritti umani dei/delle migranti e delle minoranze. Secondo gli ultimi governi italiani, i diritti sociali di cittadinanza sono «costi» da tagliare e si fa strada un modello di welfare «selettivo», che liquida come «insostenibile» l’universalità di alcuni diritti sociali fondamentali come quelli alla salute, all’istruzione, alla casa, alla protezione sociale. In questo quadro l’immigrazione costituisce davvero un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico e di welfare? «I diritti non sono un costo» propone un quadro aggiornato della popolazione straniera residente in Italia, della sua distribuzione nel mercato del lavoro, del suo impatto fiscale e del suo contributo al Prodotto Interno Lordo, una stima della spesa sociale imputabile alla popolazione straniera e una ricognizione delle risorse pubbliche specificamente dedicate all’accoglienza e all’inclusione sociale dei migranti. La ricerca di Lunaria parte da questa domanda – sul rischio – per ribaltare stereotipi e pregiudizi, arrivando a dimostrare il contrario: accogliere, includere, garantire i diritti non è solamente giusto ma anche conveniente per la finanza pubblica.

 

XII –Nuvolette

Segnalo l’uscita del nuovo libro a fumetti «Come il Titanic» realizzato dal gruppo Exprìs comics: nasce dalla collaborazione con la Compagnia dei Rifugiati fondata dal regista Pietro Floridia con attori provenienti da XIV Paesi, che si sono incontrati sale prove dello spettacolo «Il violino del Titanic». Qui il book-trailer: http://www.ilgirovago.com/expris-comics-come-il-titanic/

 

XIII – Lombardo a me?

Devo all’italo-argentino-italo (una doppia migrazione insomma) Sabatino Annecchiarico molte notizie sull’Argentina, i nostri migranti e sulle meravigliose lingue meticce nate lì; a chi fosse incuriosito segnalo in particolare «Cocoliche e lunfardo: l’italiano degli argentini» (Mimesis 2012). E devo sempre a Sabatino quest’altra scoperta: il poeta argentino Amaro Villanueva segnala che lunfardo potrebbe venire da lumbardo… ma attenti, non è un complimento; perché su certi vocabolari trovate «Lombardo, Lombardare, verbo attivo, Rubare. Lombardo. Ladro. (M’ha llombardato un fazzoletto)». Sarà colpa del contrappasso… da non confondere con il contrabbasso o con il sottopasso.

 

10 (numero romano) – Finchè c’è lei…

la Costituzione, qualche speranza c’è – anche in questi brutti tempi – ma bisogna difenderla e applicarla. A partire dall’articolo 10 (numeri arabi sì). Questa rubrica chiude sempre così: un richiamo all’Italia migliore ma soprattutto un impegno a non arrendersi a quella peggiore.

 

BOX: IL VUOTO NEL CERVELLO

di Maria G. Di Rienzo

21 dicembre 2013, ore 23 circa, versione online del Corriere della Sera. Notizia 1 – «Torino. Giovane di colore ucciso in strada, indagano i carabinieri». Le informazioni in possesso del giornale devono essere davvero poche: il pezzo, basato su un lancio Ansa, è di appena sei righe, non dà il nome della vittima ne’ la sua nazionalità ma cita «momenti di tensione, tra i militari dell’Arma e alcuni connazionali della giovane vittima, che pretendevano di vedere il cadavere». Nessuna ipotesi sui motivi dell’omicidio. Ma grazie al vezzoso giochino del «come ti senti dopo aver letto questo articolo» sappiamo che il 36% (la maggioranza) dei lettori che si sono presi la briga di renderlo noto, sono SODDISFATTI di questa notizia. Un 11% di loro sono persino DIVERTITI. Sono soddisfatti e divertiti da un cadavere in mezzo alla strada.

Notizia 2 – «Milano. “Mi hai rubato il cellulare”. E lo investe con la Smart: finisce in ospedale un giovane immigrato. (…) Secondo la ricostruzione degli agenti della Questura, un gruppo di immigrati era davanti a un chiosco mobile quando degli italiani si sono avvicinati accusandoli del furto di un telefono. Ne è nato un alterco e uno degli italiani è salito con una ragazza a bordo di una Smart e ha investito uno degli immigrati per poi fuggire. L’uomo è ora ricoverato in ospedale ma non è in pericolo di vita. (…) Dopo l’investimento il giovane scappa». Qui i SODDISFATTI salgono al 52% (sempre la maggioranza), infatti un tentato omicidio da parte di un bianco giustiziere solitario è sempre una bella soddisfazione. E non avete idea di come ruttano appagati quando un barcone di disperati affonda o davanti alle recenti immagini da lager del Cie di Lampedusa. A qualcuno scappa persino una puzzetta commemorativa.

Il «Corriere» purtroppo non ha una “faccina” da cliccare che esprima come mi sento io a leggere le percentuali del suo giochino – per non dire degli squisiti commenti che corredano le notizie. Quando si fa presente alla redazione situazioni del genere, le percentuali misteriosamente cambiano e gli articoli svaniscono. I redattori forse non trovano il tempo per riflettere sulla questione, forse non comprendono neppure cosa ci si trovi di disturbante.

La “faccina” che mi servirebbe? Be’ è complicato. E’ quella di una passante durante la Notte dei Cristalli, o di una radioascoltatrice che senta la notizia della marcia fascista su Roma; è un misto di sconcerto, angoscia, allarme, dolore e persino senso di colpa: cosa potevo fare di più, di meglio, perché il mio Paese non arrivasse a questo punto?

Solo avendo fatto il vuoto nel proprio cervello si può dichiarare soddisfazione e divertimento davanti a morti e feriti, e quando il vuoto nei cervelli raggiunge la massa critica, arriva troppo spesso una dittatura a riempirlo.

23 dicembre 2013, ripreso dal blog lunanuvola

 

 

(*) Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica – nata sul mensile milanese «Come solidarietà» dove prosegue saltuariamente a uscire – prova a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o pompano (oppure rendono incomprensibile, con il semplice quanto antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi, meticciato, intercultura e dintorni. Le puntate precedenti si possono vedere qui in blog (db)

Redazione
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