Gaza e Sarajevo, due martìri gemelli (e un ricordo di Marek Edelman, e diversi altri interventi)

di Francesco Masala (*),

Gaza e Sarajevo hanno qualcosa in comune, i cecchini e le bombe al mercato, fra l’altro.

solo che l’aviazione Usa e la Nato non bombardano gli israeliani, come era successo ai serbi.

 

gli israeliani si proclamano “l’esercito più morale del mondo”, cecchini compresi, bombe sulle scuole (non vuote), bombe al mercato (nei giorni di mercato), bombe fornita dagli Usa, dice l’ONU.

occorre puntare su boicottaggio, come per l’apartheid sudafricano, fare terra bruciata intorno a Israele, Cina e Russia dovrebbero fare la loro parte all’Onu, molti paesi latino americani coraggiosamente sono contro Israele, per fortuna, ma non basta ancora, dall’Europa non arriverà nessun aiuto in questo.

e questo solo per come trattano gli arabi all’interno di Israele.

per Gaza ci dovrà essere un tribunale penale internazionale.

alla fine ci sarà deve essere un unico stato, i due stati potevano funzionare senza le enclave (o enclavi) dei coloni, le “loro” strade, la “loro” acqua, ecc. ecc., infatti si chiamano territori occupati, adesso troppo tardi per due stati (uno dei quali dovrebbe essere un bantustan, o anche peggio).

gli israeliani sionisti che non saranno d’accordo a vivere con i palestinesi, tutti cittadini con pari diritti, costruiranno il loro stato ebraico sionista all’interno degli USA (che hanno sempre sostenuto, economicamente e politicamente Israele), lo costruiranno in un qualche deserto, gli architetti di Las Vegas e Disneyland progetteranno una Gerusalemme tutta per loro, senza Spianata delle Moschee, e tutti saranno (e saremo) felici e contenti.

 

cecchini al lavoro

 

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In onore della memoria di Salem Khalil Salem Shammaly, l’International Solidarity Movement (ISM) ha pubblicato tutte il materiale ripreso, presa da Mohammed Abedullah, dell’omicidio di Salem.

Ieri durante il cessate il fuoco, il corpo di Salem è stato finalmente  recuperato e sepolto dopo cinque lunghi giorni. Un cugino di Salem, Mohammed Al-Qattawi, ha spiegato che il corpo di Salem era così in avanzata decomposizione che la madre, le sorelle e gli amici potevano a fatica vederlo per dirgli addio.

Così molte famiglie stanno ora cercando di seppellire i loro figli, le loro madri, padri, fratelli, sorelle e amici. Il primo cimitero della famiglia  era al completo. Il secondo cimitero era in grado di aiutarli, ma sono stati costretti ad aprire una tomba già utilizzata, per poterci posizionare Salem. Negli ultimi 20 giorni, oltre 1.058 palestinesi sono stati uccisi.

Il 20 luglio, Salem e la sua famiglia hanno lasciato il quartiere Shajiya all’alba dopo che l’esercito israeliano ha iniziato a bombardare le case e distruggendo la zona.

L’ISM ha contattato la sorella di Salem, Shireen, e le chiese se poteva dirci di più su suo fratello, e quello che è successo a lui e alla sua famiglia.

“Con il resto del popolo, ci siamo diretti verso il centro della città partendo dal presupposto che sarebbe stato un luogo sicuro. Dopo l’annuncio della tregua, abbiamo sentito una chiamata tramite una stazione radio locale da altri membri della famiglia che sono stati bloccati nella regione; fra loro era nostro cugino.

Salem poi è sparito per due giorni. Siamo andati ogni giorno all’ospedale al-Shifa a guardare le registrazioni per verificare se hanno ricevuto tutte le informazioni su di lui, se egli è stato ferito in ospedale o se è un martire, ma non abbiamo avuto fortuna. Mio padre continuava a chiedere a parenti e vicini di casa e tutti quelli che avrebbe incontrato per scoprire dove il figlio avrebbe potuto essere.

Il 22 luglio mattina, l’energia elettrica è tornata, che dura solo per tre ore al giorno a casa mia. Abbiamo collegato telefoni cellulari e laptop, nonché le lampade in modo che potessimo usarli in preparazione per la notte. Mia sorella ha aperto il suo account Facebook per leggere gli avvenimenti della scorsa notte e per essere sempre aggiornata con le notizie e le immagini circa l’invasione di Shajiya.

Ha trovato un video che ha attirato la sua attenzione dal titolo ‘cecchino israeliano uccide ferito civili’. Una volta aperto il video, l’altra mia sorella, che era seduta accanto a lei, gridò e disse: “questa è la voce di Salem. Giuro, la voce di Salem “.

Abbiamo aspettato fino a quando il video ha completato il buffering e ho visto Salem camminare, aiutando i paramedici per salvare i feriti. Poi, uno di noi ha gridato e chiamato nostro padre: “Papà, Salem è vivo, vieni!”

Abbiamo ottenuto una sedia per nostro padre, si sedette, e tutto concentrato sullo schermo del computer portatile in attesa della fine. Improvvisamente la fotocamera è stata distorta e poi si stabilì che Salem giaceva a terra. Siamo tutti rimasti basiti e senza parole. Ci siamo seduti con calma e nostro padre disse: “Grazie a Dio, Salem è stato ferito. Forse gli stranieri lo hanno portato in un ospedale … “Ma prima che mio padre potesse finire la frase, Salem è stato colpito dal terzo e fatale colpo.

Salem era un giovane nel fiore della sua giovinezza. Aveva sognato di vivere la sua vita come tutti gli altri alla sua età. Era bello e affettuoso e non potrebbe mai nascondere ciò che era nel suo cuore. E ‘stato in attesa di crescere e di sposarsi e avere una famiglia. Stavamo aspettando che lui crescesse in modo da aiutare il nostro padre malato e per sostenere la nostra famiglia. Non gli piaceva la politica per niente. Era solo interessato alla sua famiglia e al calcio.

Perché lo uccidono in questo modo brutale? E ‘stato colpito in pieno giorno e, durante il periodo di tregua, l’unica cosa in mano era un telefono cellulare a buon mercato. È stato ucciso da un cecchino israeliano che ha scoperto che non costituiva alcuna minaccia o pericolo? Allora perché non lo hanno lasciato  riprendere coscienza o salvarsi? Perché hanno sparato una seconda e una terza pallottola?!

Dio, se ha fatto parte della resistenza poi ci avrebbe detto che era la strada che aveva scelto, ma non aveva alcun rapporto con loro.

Non è sufficiente che ci hanno privato della sua gioiosa presenza? Perché ci stanno anche privando della possibilità di dire addio a lui e seppellirlo? Dove sono le persone che chiamano e spingono per iniziative sui diritti umani? Dove è la Svizzera, il sostenitore delle Convenzioni di Ginevra, che prevede la tutela dei diritti umani?

Guardate noi, non facciamo anche noi come gli esseri umani? Come siamo così diversi da loro? Dove sono le vostre leggi e le vostre organizzazioni e le vostre promesse? Se non è possibile far rispettare le leggi promesse, allora perché li create? Vediamo che i diritti degli animali vengano applicate in modo più giusto ed equo di quello che voi chiamate “diritti umani”.

da qui

 

Il Ministero della Salute di Gaza è indignato per il massacro israeliano perpetrato durante il cosiddetto cessate il fuoco umanitario, quando gli F-16 hanno sparato missili nel mercato affollato di Shujeiyah in cui centinaia di persone hanno approfittato della tregua per comprare cibo e rifornimenti.

“Questa  atrocità è  barbarie personificata”, ha detto il Direttore Generale del Ministero della Salute, Dr Medhat Abbas.

Non soddisfatti di sterminare intere famiglie nelle proprie case, non soddisfatti di aver ucciso persone che pregano nelle moschee, non soddisfatti di aver ucciso i pazienti, il personale e i visitatori negli ospedali, non soddisfatti di aver ucciso autisti di ambulanze intenti a recuperare i morti e i feriti, non soddisfatti di aver ucciso donne e bambini che si riparavano in una scuola UNRWA, la macchina della morte israeliana ora attacca palesemente un mercato pubblico affollato durante un cessate il fuoco umanitario, in un esercizio crudele e cinico senza eguali quanto a ferocia e barbarie…

continua qui

 

…l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay ha accusato gli Usa di fornire “artiglieria pesante a Israele” con una spesa di “quasi un miliardo per creare una protezione contro i razzi a beneficio dei civili israeliani ma non di quelli palestinesi”. Poi ha

detto che Hamas e Israele “commettono gravi violazioni dei diritti umani, che potrebbero costituire crimini contro l’umanità”. In particolare lo Stato ebraico, che “deliberatamente” viola il diritto internazionale…

da qui

 

 

Tocca a noi ebrei all’estero schierarsi – Naomi Wolf

«Gaza assomiglia sempre di più al ghetto di Varsavia. Non credo di esagerare nel disegnare quest’analogia davanti a civili intrappolati in una situazione ove la vita umana è stata deliberatamente resa impossibile».

da qui

 

Marek Edelman, eroe della resistenza del ghetto di Varsavia contro i nazisti scriveva ai partigiani palestinesi

Marek Edelman è morto nel 2009, era un comandante dei combattenti del ghetto di Varsavia, contro i nazisti.

Il 10 agosto del 2002 Edelman inviò una lettera ai «partigiani palestinesi»

“A tutti i comandanti delle organizzazioni militari e paramilitari e di guerriglia palestinesi. A tutti i soldati delle organizzazioni combattenti palestinesi. Mi chiamo Marek Edelman. Sono ex vice comandante dell’Organizzazione ebraica di combattimento, sono uno dei leader dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia.

In quel memorabile anno 1943 abbiamo combattuto per la sopravvivenza degli ebrei di Varsavia. Abbiamo combattuto per la nuda vita, non per un territorio o un’identità nazionale.”

La lettera fece infuriare i benestanti israeliani di oggi. La loro miseria umana non poteva accettare che un combattente del Ghetto di Varsavia si rivolgesse ai combattenti palestinesi onorandoli di questo appellativo. Loro, i leader israeliani, gli squallidi oppressori di sempre, qualunque sia il timbro che hanno sulla carta d’identità, hanno la stessa infame pervicacia: quella di disumanizzare il nemico. Lo fecero i nazisti con i comunisti, gli omosessuali, gli zingari e gli ebrei e gli slavi.  Lo fanno oggi tutti i colonizzatori e gli oppressori. Nel ’43 i nazisti a chiunque si ribellava affibbiavano il termine “bandito”; così chiamarono anche voi che nel ghetto coraggiosamente vi ribellavate con le armi. Oggi quel misero ceto politico israeliano chiama ”terroristi” i palestinesi che non accettano di subire in silenzio. Ma come dice Michael Warschawski non potete farlo nel tuo nome Marek Edelman.

Un saluto di cuore comandante combattente Marek!!!

Assolutamente No! Non nel loro nome, Non nel nostro. Ehud Barak, Tzipi Livni, Gabi Ashkenazi e Ehud Olmert–non osate  mostrare la faccia durante una ceremonia per commemorare gli eroi del ghetto di Varsavia,  Lublin, Vilna o Kishinev. E neanche voi dirigenti di Peace Now, per cui la pace significa la pacificazione della resistenza palestinese, con ogni mezzo, incluso la distruzione di un popolo. Se ci sono, io stesso farò il possibile per espellervi da questi eventi, perché la vostra presenza sarebbe un sacrilegio immenso.

Non nei loro nomi

Non avete diritto di parlare in nome dei martiri del nostro popolo. Voi non siete Anna Frank del lager di  Bergen Belsen, ma invece Hans Frank, il generale tedesco che agì per affamare e distruggere gli ebrei di Polonia.

Non rappresentate nessuna continuità con il ghetto di Varsavia, perché oggi il ghetto e’ qui davanti a voi, il bersaglio dei vostri carri armati e la vostra artiglieria, e si chiama Gaza. Gaza, che voi avete deciso di eliminare dalla carta, come il generale Frank voleva eliminare il ghetto. Ma a differenza dei ghetti di Polonia e Bielorussia, dove gli ebrei sono stati abbandonati da quasi tutti, Gaza non sara’ eliminata perché milioni di uomini e donne da tutto il mondo stanno costruendo uno scudo umano potente che porta due parole:   Mai Più

Non in nostro nome!

Insieme a decine di migliaia di ebrei dal Canada alla Gran Bretagna, dall’ Australia alla Germania, vi avvertiamo: non osate parlare a nome nostro perché vi perseguiremo anche, se necessario, all’inferno dei criminali di guerra, e ricacceremo le vostre parole giù per le vostre gole, fino a farvi chiedere perdono per averci coinvolto nei vostri crimini. Noi, e non voi, siamo i figli di  Mala Zimetbaum  e Marek Edelman, di Mordechai Anilewicz e  Stephane Hessel, e portiamo il loro messaggio all’umanità per tutelare la resistenza di Gaza: “Lottiamo per la nostra libertà e la vostra, per il nostro orgoglio e il vostro, per la nostra dignità umana, sociale, e nazionale e la vostra” (Appello dal Ghetto al mondo, Pesach (Pasqua ebraica), 1943)

Ma per voi, i leader di Israele, “liberta” e’ una parola  sporca. Non avete nessun orgoglio e non capite il significato della dignità umana.

Noi non siamo “un’altra voce ebrea”, ma invece l’unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce e’ nient’altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati.

Absolutely Not in Their Name, Not in Ours

Michael Warschawski, Alternative Information Center (AIC)

da qui

 

Ebrei italiani, come facciamo a tacere? – Stefania Sinigaglia (Ebrei contro l’Occupazione)

Sono un’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte di entrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e di guerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italiani perché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessa repulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza.
Non si mira a distruggere un nemico armato, non sono due eserciti ad affrontarsi: si sta sterminando un’ intera popolazione civile, perché il nemico è ovunque,  in un fazzoletto di terra che stipa in 365 km2 un milione e ottocentomila persone, il nemico è sotto la terra sopra la quale c’erano case e scuole e negozi e ospedali e strade, c’è la gente, e se vuoi colpire chi sta sotto la terra è giocoforza ammazzare chi ci sta sopra a quella terra, anche un bambino lo capisce; ma fanno finta di non saperlo gli strateghi sottili di questo orrore infinito che si dipana sotto i nostri occhi.
Come facciamo a tacere di fronte a questa ingiustizia suprema, noi che per millenni siamo stati costretti a nasconderci nei ghetti per vivere, che venivamo additati come responsabili di nefandezze mai sognate, obbligati a convertirci a volte per non essere bruciati sui roghi?
Israele ha fondato uno Stato nel 1948 su terra altrui, sappiamo come e perché, ciò è stato accettato dal consesso internazionale e nel 1988 è stato accettato dall’OLP. I Palestinesi hanno riconosciuto il diritto di Israele a esistere, ma Israele dal 1967 occupa terra non sua, e lo sa.
Per anni e anni si è detto: quella terra occupata serve a fare la pace: territori in cambio di pace. Questo è stato il refrain che però è stato nel corso del tempo sepolto da guerre non più di difesa come nel 1967, ma di attacco, a partire dalla sciagurata invasione del Libano.
Come facciamo a non riconoscere che Israele ha scientemente, e  per decenni  ormai, rifiutato di addivenire a un compromesso sulle colonie, non ha mai smesso di costruirne e di avanzare annettendosi di fatto i territori su cui doveva negoziare, annichilendo la base pur ambigua ma reale che era l’accordo di Oslo.
Ha contribuito a creare Hamas, che in arabo significa “collera giusta”, e poi ne ha tollerato la crescita in funzione anti-OLP, ha reso la vita dei palestinesi una lotta per sopravvivere anche in Cisgiordania, e ha violato tutte le risoluzioni dell’ONU che gli imponevano di tornare alla famosa “Linea verde”.
Ha rubato altra terra  palestinese costruendo la barriera di 700 km, dichiarata illegale dalla Corte dell’Aia ma tuttora in piedi.
E ora con il pretesto dell’uccisione di tre ragazzi di cui Hamas non ha mai riconosciuto la responsabilità, un’ accusa  che non è stata corroborata da prove, ha scatenato una guerra non a Hamas ma a tutto un popolo. Non si può uccidere, annientare un popolo per sconfiggere un nemico che ha il diritto di difendersi.
E le richieste di Hamas non sono altro che le richieste della popolazione di Gaza: fine dell’assedio di sette anni, fine dello strangolamento.
Israele ha diritto a esistere DENTRO dei confini riconosciuti internazionalmente, ma dal 1982 è aggressore e viola il diritto internazionale.
Per avere la pace deve rinunciare alla folle idea di avere TUTTA la terra per sé e cacciarne chi ci abitava prima che arrivassero i primi coloni ebrei a fine Ottocento.
La guerra di Israele è non solo omicida ma è suicida: guardiamo al Libano che sta insieme ancora per miracolo, alla Siria distrutta, all’Iraq che va a pezzi, ai palestinesi che sono la maggioranza in Giordania, all’avanzare dell’islamismo salafita e jihadista in Africa settentrionale e occidentale, in Kenya, in Nigeria.
Quale avvenire promette la guerra infinita di uno stato di apartheid?
Quali possibilità invece apre il riconoscimento  di diritti eguali ai palestinesi e alle migliaia di rifugiati e immigrati che anche in Israele spiaggiano cercando una vita e un avvenire migliori?
Quali prospettive aprirebbe uno Stato multiculturale, bi-nazionale e veramente democratico in  Medioriente? Quale salutare rimescolamento di carte?
Apriamo gli occhi, abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà, e gridiamo il nostro rifiuto di questo orrore e di questa politica di distruzione e morte che si ritorce contro chi la persegue.

Ebrei contro l’occupazione scrivono in una lettera al Corriere

…Questa feroce persecuzione, certo ispirata ad un rancore che si può senza dubbio chiamare odio, e sembra condiviso da buona parte della popolazione ebraica di Israele che rappresenta l’80% circa della popolazione dello Stato, il 20% circa è dato dagli Arabi palestinesi, cittadini di seconda categoria, privi di molti diritti, disprezzati e vessati in modo sistematico. Nella Cisgiordania occupata militarmente da Israele nel 1967, vivono 2,5 milioni di Palestinesi, che un tempo comunicavano con il milione e mezzo di abitanti di Gaza, ma dal 2005 ne sono stati separati da posti di blocco stabiliti e controllati da Israele. L’occupazione della Cisgiordania, il 22% del territori della Palestina, non è solo militare: Israele vi ha insediato quasi 600mila coloni ( compresi quelli insediati nella parte Araba di Gerusalemme), e continuamente crescono gli insediamenti ebraici, e la cacciata di casa dei Palestinesi. Nuove strade vengono costruite, ma sono accessibili solo ai veicoli con targa israeliana:in pratica, ai coloni, che sono solo ebrei. La terra viene sequestrata per “motivi di sicurezza”, e l’acqua viene ferocemente razionata ai Palestinesi, e fornita in abbondanza ai coloni israeliani.

E’ questo il proseguimento, con costanza degna di miglior causa, del piano originale del Sionismo: cacciare la popolazione non ebraica dalla Terra che, secondo la tradizione biblica, Dio stesso promise al Popolo di Israele. Ora la maggior parte degli Israeliani ebrei non si cura di questa interpretazione letterale della Bibbia, anzi molti israeliani non sono affatto credenti religiosi. Ma a questa tradizione religiosa si è sovrapposto un altro idolo: il nazionalismo più duro, che, nato in Europa, si è diffuso in tutto il mondo, e gli Ebrei lo hanno fatto proprio con una intensità fortissima, e per questo vogliono cacciare da tutta la Palestina, Gaza compresa, i Palestinesi che vi risiedono, da molti secoli. La “guerra di Gaza” attuale, come le precedenti, è dunque un episodio umanamente atroce della cacciata dei Palestinesi dalla loro terra: il mezzo usato, lo vediamo bene, è il render loro la vita impossibile, o il toglierla immediatamente anche ai bambini, in modo che non diventino adulti.
L’opposta soluzione, il convivere sulla stessa terra imparando a conoscersi ed apprezzarsi, sarebbe la soluzione del problema: ma evidentemente richiederebbe un livello di civiltà non ancora raggiunto.

da qui

 

Avi Shlaim sulla “guerra” asimmetrica a Gaza

…Come sempre, Israele sostiene di agire per legittima difesa, accusando le vittime della sua aggressione militare per le proprie disgrazie. Eppure la causa fondamentale di questa guerra sono 47anni di occupazione israeliana dei territori palestinesi. È vero, nel 2005, Israele ha effettuato un disimpegno unilaterale di Gaza. Ma, secondo il diritto internazionale, resta la potenza occupante perché continua a controllare l’accesso alla striscia per terra, mare e aria. Una potenza occupante ha l’obbligo legale di proteggere i civili nelle aree che controlla, ma Israele li sta bombardando ed uccidendo.

Israele sostiene che l’incursione a Gaza è stata una risposta agli attacchi di razzi di Hamas. Qui ci sono alcuni fatti che non si adattano comodamente alla narrazione di una nazione amante della pace, che è contro una fanatica, omicida organizzazione terroristica. Nel 2006, Hamas ha vinto le elezioni palestinesi eque e libere e formò un governo, alla ricerca di un cessate il fuoco a lungo termine con Israele. Israele ha rifiutato di negoziare. Nel 2007, Hamas e Fatah hanno formato un governo di unità nazionale con lo stesso ordine del giorno. Israele ricorse alla guerra economica per minare questo governo e ha incoraggiato Fatah ad organizzare un colpo di stato per rovesciare Hamas dal potere. Hamas ha sventato il colpo a prezzo di una crisi violenta del potere a Gaza.

In flagrante violazione del diritto internazionale, Israele ha poi imposto un blocco (tuttora in vigore) sui 1,8 milioni di abitanti di Gaza. Quattro mesi fa, Hamas ha raggiunto un accordo con Fatah, e un altro governo di unità nazionale è stato formato, questa volta senza un solo membro affiliato a Hamas, ma con la vecchia agenda di negoziare la fine del conflitto con Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu lo ha istericamente attaccato come un voto per il terrore, non per la pace. Ha utilizzato il rapimento di tre giovani coloni ebrei in Cisgiordania come una scusa per una violenta repressione dei sostenitori di Hamas lì, anche se Hamas non aveva nulla a che fare con esso. Gli attacchi missilistici di Hamas sono stati una risposta a questa provocazione.

L’ultima cosa che Netanyahu ei suoi colleghi di destra vogliono è una leadership nazionale palestinese unita e moderata. Minare il governo di unità è uno degli obiettivi dichiarati dell’ attuale aggressione. Spin doctor Israeliani hanno strombazzato la sua accettazione e il rifiuto di Hamas ad una proposta di cessate il fuoco egiziana. Hamas, però, non poteva accettare questa proposta perché lascerebbe intatta la condizione di assedio a cui è sottoposta Gaza…

da qui (trad. G. Lixi)

 

Un Gazawi cerca di rispondere alla domanda di suo figlio: Chi ha distrutto la casa? – Amira Hass

 

All’1,30 del mattino di mercoledì 16 luglio, il cellulare della famiglia Azara ha suonato. Ha risposto la mamma, e velocemente ha interrotto la comunicazione per la paura. Poi ha suonato il telefono di Samer Azara e il 26enne ufficiale di polizia ha risposto.
L’interlocutore, secondo quanto ha raccontato Azara, si è presentato come David dell’esercito israeliano e gli ha detto in un buon arabo: “Hai tre minuti per lasciare la tua casa. Sto per lanciare un missile contro la casa di Issa , il tuo vicino. La cosa più importante è che trasferiate i bambini. Non m’importa [della sorte] degli adulti”.
Azara ha richiamato “Gli ho risposto che c’erano molti bambini, circa 50. Come avremmo potuto portarli fuori tutti quanti in tre minuti? “Avete tanti bambini; che ve ne fate di tutti quanti?” E ha sbattuto giù il telefono”.
Gli Azara velocemente hanno informato gli Issa e tutti i loro vicini nel campo profughi Bureij di Gaza. Anche l’altoparlante della moschea ha fatto un annuncio. Circa 20 famiglie sono uscite nel buio con i loro bambini, con i loro anziani e pochi documenti che avevano già preparato.
David ha chiamato dall’IDF gli Azara quattro volte per essere sicuro che tutti se ne fossero andati, ed è stato lanciato un missile di avvertimento. Poi gli aerei hanno sparato sette missili e due bombe sulla casa di cinque piani di Issa . Le esplosioni hanno distrutto anche altre due case, quelle delle famiglie Azara e Sarraj.
La casa degli Issa era indubbiamente un bersaglio dell’esercito: Marwan Issa è un alto comandante dell’ala militare di Hamas, probabilmente il successore di Ahmed Jabari, assassinato da Israele nel 2012. Ma Marwan non abitava lì con i suoi genitori e i fratelli – otto famiglie in tutto, per un totale di 55 persone. Si è nascosto da qualche parte a Gaza, cosa che i servizi di sicurezza israeliani sapevano bene.
Uno dei suoi fratelli, un esponente di Fatah, è un ufficiale dei servizi di sicurezza palestinesi e viene pagato dall’Autorità Palestinese di Ramallah. Un altro, Raid, è un artista che ha fatto delle mostre all’estero e ha vinto delle borse per artisti in Francia e in Svizzera.
Circa sei mesi fa, ha fatto una mostra a Ramallah, ma Israele non gli ha permesso di andare da Gaza alla Cisgiordania per questa [mostra].
Raid Issa, trentottenne, ha dichiarato a Haaretz che non fa altro che disegnare. “Ci vivo con i miei dipinti e ora sono seppelliti sotto le macerie” ha detto.
“Ora il mio figlio maggiore, che ha 4 anni, mi ha chiesto, “Quando torniamo a casa?” continua Raid. “L’ho portato alla casa distrutta e mi ha domandato, “Chi ha distrutto la casa?” Gli ho detto[che sono stati] gli aerei israeliani. Mi ha chiesto perché, e gli ho risposto che avevano “distrutto” la nostra come avevano distrutto quelle degli altri. Mi chiede sempre come sia potuto succedere. E poi mi ha detto, “Distruggerò la casa degli israeliani come loro hanno distrutto la mia”…

da qui

 

diceva l’antisioniosta Marek Edelman: 

“Gli Israeliani” diceva “non sono Ebrei, è un’altra nazione”. La nazione uccisa di Marek erano i poveri Ebrei, per i quali la Patria era dolce e selvaggia, e non le sabbie del Negev, erano gli aderenti al Bund che volevano costruire non un nuovo stato, ma una Polonia migliore, soprattutto, quando si cercò di scacciarli da questa Polonia. Quando questa nazione morì, Marek le rimase fedele. Ahawat Israel, l’amore per il popolo di Israele, non gli permetteva di amare Israele, quando divenne uno stato. Guardava allo stato di Israele con lo stesso sguardo esigente con cui osservava i suoi oppositori, e con cui guardava la Polonia. E non ha mai permesso a nessuno di strumentalizzarlo pergiustificare il proprio odio.

da qui

 

manifestazioni del mondo per Gaza

 

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senza scuole, di Paola Caridi

… Ora la scuola di Umm al Nasser non c’è più. La scuola di gomme di Khan El Akhmar è da sempre a rischio. E io mi chiedo che cosa faccia paura, di queste scuole. Cosa fa paura di una scuola? È una domanda per la quale pretendo una risposta, da noi italiani e dalla politica. Quelle scuole sono state tra i prodotti migliori delle nostre ong e della nostra Cooperazione: risultati di cui si conosce pochissimo, nel pubblico più largo. Risultati di cui sono certa conosca poco anche il Palazzo (esclusa Laura Boldrini, che era andata a visitarla, all’inizio di quest’anno).

Perché ci manca il coraggio di dire che il bombardamento della scuola di Umm al Nasser è uno scandalo e una vergogna? Polvere è ritornata, Umm al Nasser. E anche noi lo saremo un giorno. La memoria di questo gesto, però, è già diventato un seme. Triste, pericoloso e tragico. La strage degli innocenti di Gaza la pagheremo perché non abbiamo saputo difendere la dignità umana. Di ciascuno e di tutti, a Gaza, a Gerusalemme, a Tel Aviv, a Roma.

da qui

 

Israele, verso il fascismo – Michel Warschawski

…La violenza coloniale è passata ad un livello superiore, come ha mostrato l’assassinio di Muhammad Abu Khdeir, bruciato vivo da tre coloni; a questa barbarie si aggiunge l’odio verso quegli israeliani che si rifiutano di odiare “l’altro”. Se, per generazioni, il sentimento di un “noi” israeliani trascendeva dai dibattici politici e, salvo alcune rare eccezioni – come gli omicidi di Emile Grunzweig o poi di Yitshak Rabin – impedivano che le divergenze degenerassero in violenza criminale, siamo ora entrati in un periodo nuovo, una nuova Israele.

Questo non è il risultato di un giorno e così come l’assassinio del Primo Ministro nel 1995 fu preceduto da una campagna di odio e delegittimazione diretta principalmente da Benjamin Netanyahu, la violenza attuale è il risultato di una “fascistizzazione” del discorso politico e degli atti che genera: sono innumerevoli già le concentrazioni di pacifisti e anticolonialisti israeliani attaccati da criminali di destra.

I militanti hanno sempre più paura e dubitano se esprimersi o manifestarsi; e cos’è il fascismo se non seminare il terrore per disarmare coloro che considera illegittimi?

In un contesto di razzismo libero e assunto da una nuova legislazione discriminatoria verso la minoranza palestinese in Israele, e da un discorso politico guerrafondaio formattato dall’ideologia dello scontro di civiltà, lo Stato ebraico sta sprofondando nel fascismo.

da qui

 

perché la sinistra non c’è in Israele, secondo Michel Warschawski

https://www.youtube.com/watch?v=lj24CKjSmpM

 

 

dice Javier Bardem:

… So già che, come sempre, c’è chi delegittimerà, adducendo fatti privati, il mio diritto a esprimere un’opinione, quindi ci tengo a mettere in chiaro I seguenti punti:
Sì, mio figlio è nato in un ospedale ebreo, perché persone a cui voglio bene e che mi sono vicine sono di religione ebraica. Essere di religione ebraica non vuol dire appoggiare questo massacro, allo stesso modo in cui essere ebreo non equivale ad essere sionista. Ugualmente, essere palestinese non vuol dire essere per forza un terrorista di Hamas. Fare questa confusione è assurdo, come lo sarebbe dare del nazista a qualcuno solo in quanto Tedesco.
Sì, lavoro anche negli Stati Uniti, dove ho tanti amici e conoscenti ebrei che rifiutano l’intervento armato israeliano e la sua politica di aggressione. Proprio ieri, uno di loro per telefono mi diceva: “Non si può parlare di legittima difesa, mentre si stanno ammazzando dei bambini”. E non è il solo, ho anche molti altri amici con cui discuto su questo tema, confrontandoci apertamente.
Sì, sono Europeo, e mi indigna questa Unione che dice di rappresentarmi con il suo silenzio, e la sua vergogna senza fine.
Sì, vivo in Spagna, pago le tasse in questo Paese, e non voglio che i miei soldi servano a finanziare politiche volte ad appoggiare il perpetrarsi di questa barbarie, facendo affari con paesi che si arricchiscono uccidendo bambini innocenti.
Sì, mi indigna, mi riempie di vergogna e dolore tutta questa ingiustizia, così come l’assassino di questi Esseri Umani. Questi bambini sono nostri figli: è spaventoso. Non posso che sperare che si estingua, nel cuore di questi assassini, questo veleno sanguinario che solo crea ancora più risentimento e più violenza, e lasci spazio a un sentimento di compassione. Sperando che un giorno, gli israeliani e i palestinesi che solo sognano la convivenza e la pace, possano finalmente un giorno vedere avverato il loro desiderio.

da qui e da qui

 

dice Brian Eno:

… Per quel che riguarda il “processo di pace”: a Israele interessa il processo e non la pace. E per “processo” si intende la continua sottrazione di terra da parte dei coloni… e quando i palestinesi finalmente insorgono con i loro patetici fuochi d’artificio, vengono massacrati e maciullati con missili all’avanguardia e munizioni all’uranio perché “Israele ha il diritto di difendersi” (i palestinesi evidentemente non ce l’hanno). Le milizie dei coloni sono sempre felici di prendere a pugni qualcuno o sradicare un albero mentre l’esercito guarda dall’altra parte. Molti di loro etnicamente non sono nemmeno israeliani – grazie alla legge sul “diritto al ritorno” sono ebrei russi, ucraini, moldavi, sudafricani o di Brooklyn, che sono arrivati in Israele di recente sulla base del loro diritto inviolabile alla terra (gliel’ha dato Dio!), e sulla base del fatto che “arabo” per loro vuol dire “verme”. Razzismo vecchia scuola, rivendicato con la stessa arroganza con cui circolava un tempo in Louisiana. Questa è la cultura che i soldi dei vostri contribuenti difendono. È come finanziare il Ku Klux Klan.

Ma a parte questo, quello che davvero mi preoccupa è il quadro generale. Che vi piaccia o no, agli occhi di gran parte del mondo, l’America rappresenta “l’Occidente”. Quindi l’Occidente è visto come favorevole a questa guerra, nonostante tutti i nostri alti discorsi sulla moralità e la democrazia. Temo che le grandi conquiste civili frutto dell’Illuminismo e della Cultura Occidentale vengano screditate – con grande gioia dei mullah matti – da questa flagrante ipocrisia. La guerra non ha alcuna giustificazione morale, per quel che mi riguarda, ma in questo caso nemmeno pragmatica. Non ha senso nemmeno da un punto di vista realista, kissingeriano; ci fa solo apparire come i cattivi.

Mi dispiace di annoiarvi con tutto questo. So che avete da fare e che siete in modo diverso allergici alla politica, ma questa storia va oltre la politica. Siamo noi che dilapidiamo il capitale di civiltà che abbiamo costruito nel corso di intere generazioni. Nessuna delle domande di questa lettera è retorica: davvero non capisco e mi piacerebbe capirlo.

da qui e da qui

 

Tutta colpa di Hamas – Gideon Levy

È così facile essere un israeliano: la tua coscienza è pura come la neve, perché tutto è colpa di Hamas. I razzi sono colpa di Hamas. Hamas ha cominciato la guerra, senza alcuna motivazione. Hamas è un’organizzazione terrorista. I suoi esponenti non sono altro che bestie, nati per uccidere, fondamentalisti.

Circa 400mila palestinesi hanno dovuto lasciare le loro case. Più di 1.200 sono stati uccisi. L’80 per cento erano civili. La metà erano donne e bambini. Circa 50 famiglie sono state spazzate via. Le loro case sono state distrutte con loro dentro. La tragedia ha raggiunto le dimensioni di un massacro, ma Israele ha le mani e la coscienza pulite. È tutta colpa di Hamas.

Lasciamo l’analisi di questa negazione della realtà agli psicologi. Non si vedeva una simile rimozione da quando Israele accusava i palestinesi di uccidere i loro bambini per mezzo dell’esercito israeliano. La malattia ha incubato per anni e ora si è trasformata in un’epidemia. La coscienza nazionale non ha mosso un muscolo davanti a queste atrocità, e ci sono forze che stanno lavorando per mantenere la situazione com’è.

Nonostante la nube maligna della negazione, pur comprendendo quanto sia facile incolpare Hamas (Israele non ha mai avuto un nemico così conveniente) dobbiamo chiederci se davvero è tutta colpa loro e se Israele è davvero innocente. La verità è che davanti alle immagini di Gaza, insanguinata e distrutta per mano israeliana, questa tesi è del tutto inconcepibile.

Hamas è una spietata organizzazione terrorista? Com’è possibile che in questa guerra sia più colpevole dell’esercito israeliano? Soltanto perché non “bussa sul tetto” 80 secondi prima di distruggere una casa? Perché punta i suoi razzi contro i civili? Lo fa anche Israele, ma in modo molto più efficace. Perché vuole distruggere Israele? Quanti israeliani vogliono distruggere Gaza? In questo momento sappiamo tutti chi sta distruggendo chi.

L’ipocrisia di Israele raggiunge il vertice nell’ostentata preoccupazione per i civili di Gaza: guardate come li tratta Hamas, urlano i democratici israeliani, così attenti ai diritti dei palestinesi. Hamas ha un atteggiamento tirannico, ma la sua tirannia non è nulla in confronto a quella di Israele, che ha imposto alla Striscia di Gaza un assedio di 7 anni e un’occupazione che dura da 47 anni.

L’assedio è la prima causa della distruzione della società e dell’economia di Gaza, e tante grazie a chi sostiene di volerla salvare, a chi si preoccupa della sua mancanza di democrazia, a chi si stupisce per la corruzione, a chi denuncia il fatto che i leader palestinesi vivono in hotel di lusso o in bunker nascosti, a chi si indigna per i soldi spesi per i tunnel e i razzi anziché per i parchi gioco e le attività ricreative. Grazie, grazie tante.

Ma che dite di Israele? I suoi leader vivono per caso nelle tende? Non è vero che il governo spende cifre enormi per inutili sottomarini ed esplosivi segreti invece che nella sanità, nell’istruzione e nello stato sociale? Hamas è fondamentalista? Israele sta per diventarlo. Hamas opprime le donne? È sbagliato, ma accade anche in Israele, quantomeno all’interno di una grossa comunità.

Ma perché gli abitanti di Gaza hanno eletto Hamas e non dei leader più moderati? Semplicemente perché i moderati hanno provato per anni a ottenere risultati, qualsiasi risultato, e da Israele hanno ricevuto in cambio soltanto umiliazioni e rifiuto. Israele ha mai dato ai palestinesi un motivo per scegliere la diplomazia dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) invece della violenza di Hamas? L’Olp li ha forse avvicinati di un millimetro all’indipendenza e alla libertà?

Hamas, per lo meno, ha ottenuto la liberazione di mille prigionieri e ha mantenuto un po’ di dignità, seppure al prezzo altissimo che gli abitanti di Gaza sono ora disposti a pagare. Cosa ha ottenuto per il suo popolo il presidente palestinese Abu Mazen? Niente. Una foto con Obama.

Personalmente non sono un ammiratore di Hamas, al contrario. Ma il tentativo di Israele di dare tutta la colpa a Hamas è inaccettabile. Presto la comunità internazionale giudicherà le atrocità di questa guerra. Hamas sarà criticata, giustamente, ma Israele sarà condannato e ostracizzato molto di più. E gli israeliani diranno: “È colpa di Hamas”. E il mondo intero riderà.

da qui

 

(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io». Francesco Masala si presenta così. Aggiungo solo che una delle sue frasi preferite è «La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta» di Theodor W. Adorno. (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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