Giancarlo Biffi: Giada, la rabbia, l’insolenza

La ragazzina sbatte con forza la portiera e se ne va. Il padre fa un respiro profondo, guarda dinanzi per qualche istante e poi scende dall’auto.

La ragazzina si chiama Giada, è una dodicenne carina, gentile ma come tutti i nostri figli un po’ viziatella. Il padre le aveva promesso che alle venti e trenta sarebbe stato fuori del cancello della palestra ma un imprevisto l’ha fatto ritardare di mezz’ora. Quando arriva, Giada oramai rimasta sola è arrabbiatissima e alla vista del padre parte alla carica, al ché il padre le dice bruscamente: “Sali, cammina!” è la frase che Giada aspettava per dare corso alla sua furia… sbatte la portiera e si allontana dall’auto.

Il padre scende e con non poca fatica riesce a farla risalire ma la rabbia cova dentro Giada ed esplode improvvisa nell’insolenza, nel dare al padre del “coglione” e reiterando poi il medesimo insulto nei suoi confronti durante la telefonata tranquillizzante con la madre separata, della serie: “Sì… il coglione è arrivato”. Il padre ammonisce la figlia di piantarla, di non permettersi, è visibilmente irritato ma si sforza di non perdere la calma.

Ci sono anch’io seduto nell’auto e oltre all’imbarazzo nel sentirmi in più, sento anche il fastidio per quell’offesa gratuita. Sono testimone di un episodio che mi dà l’ulteriore conferma di quanto sia difficile oggi educare i ragazzi, di quanto sia facile passare dall’esposizione delle proprie ragioni all’insulto, di quanto i nostri pessimi comportamenti di adulti siano rapidamente assorbiti dai nostri ragazzi.

Pure a me, quando ero ragazzo è capitato di essere sul punto di mandare a quel paese mio padre o mia madre ma l’insulto si spegneva in bocca, non riusciva a superarne la soglia. Non è facile educare i figli quando i genitori marciano in perfetto accordo, figuriamoci quando il contrasto fra i due prevale su tutto, quando muore la fiducia dell’uno per l’altra, allora sì che il gioco si fa duro e i ragazzini restano intrappolati nel mezzo.

Sono certo che per Giada non è stato semplice sputare fuori di bocca l’insulto, ho sentito sforzo, come se provasse ad esprimersi da “grande”. Probabilmente ha voluto con quella pessima frase, scacciare la rabbia che aveva dentro ma di certo questo non l’ha aiutata a stare meglio… uno sfogo contro il padre che non è stato di parola, che l’ha lasciata sola, che non è completamente al suo servizio.

Il padre si è trovato di fronte un muro, è chiaro che se avesse potuto sarebbe giunto all’ora prestabilita, è chiaro anche che vuole un sacco di bene a sua figlia, è chiaro che se non fosse in corso la separazione dalla moglie, Giada magari non avrebbe reagito così, perché quell’insulto era pieno di altro, di un malessere sconosciuto anche alla stessa Giada.

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