Giancarlo Biffi: Luciano non s’astiene

Luciano, ottantasettenne lombardo, domenica pomeriggio seppur malmesso, seppur con le vene delle gambe ostruite e il cuore balbuziente, si è recato al seggio per esercitare un suo diritto. Il giorno dopo Luciano sarà ricoverato in ospedale.

Luciano non è un illuso ma crede ancora che votare sia meglio che astenersi: l’esperienza di una vita costellata di qualche vittoria e tante sconfitte gli ha insegnato che poter esprimere un’opinione è un’occasione troppo importante da buttare via. «È un diritto che abbiamo conquistato con le armi» mi dice pacatamente ma con fermezza. Certo Luciano è molto scontento della politica e di chi la rappresenta ma soprattutto è disincantato sul futuro che ci aspetta; nonostante ciò crede che anche con uno scampolo di democrazia si possa perseguire un modello sociale alternativo, crede che di spazi politici e civili in cui intervenire ce ne siano ancora, crede che nessuna delega possa sostituirsi all’impegno diretto del cittadino e che ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo: «Il solo voto non può bastare, prima e dopo la scheda elettorale c’è il nostro fare».

Ne ha viste talmente tante nel corso del suo cammino, dal fascismo alla Resistenza, dal boom economico alla chiusura delle fabbriche, dalla nascita dei figli alla morte degli amici, che può permettersi alla sua età, in ospedale attaccato alla bombola dell’ossigeno, d’incoraggiarmi e dirmi che ce la si può ancora fare, che non tutto è perduto, che prima o poi la presa di coscienza prevarrà sul bombardamento mediatico, che il domani lo scriviamo ogni giorno con le nostre piccole grandi scelte, che non bisogna mai arrendersi neppure quando tutto pare compromesso.

Nelle due o tre Italie infarcite di tanto egoismo e molta soporifera ipocrisia, le sue parole hanno il suono della speranza, cariche dell’ottimismo di chi a 87 anni è ancora pronto a lottare, di chi vede oltre il contingente, di chi stanco di tatticismi e scaltrezze vorrebbe più sostanza e maggiore sincerità. Tornare ad avere un’idea forte, credere a un progetto e perseguirlo nel tempo al di là di alleanze o convenienze, per un’idea che marci oltre il futuro, per un domani che già bussa alla porta, per un modello sociale d’uguaglianza e giustizia nella libertà.

Redazione
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Un commento

  • ginodicostanzo

    Bisogna recuperare gli “ideali”, l’utopia. Se si considera come vecchiume la lotta di classe, non si andrà da nessuna parte, si è già perso. Non per niente la criminalizzazione delle ideologie è partita dalle destre, seguite a ruota dalle false sinistre corrotte.
    Gino Di Costanzo
    http://www.ilpuntoimproprio.splinder.com

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