Gianluca Cicinelli: seppelliti dai futures

Vivere morendo sottoterra nel 2010 che sta finendo. Vivere respirando a fatica sottoterra mentrela Nasa cerca di raggiungere Marte con esseri umani e i telescopi catturano le immagini dei pianeti di un’altra galassia. Vivere e morire sottoterra mentre i dieci proprietari della miniera che t’imprigiona senza scampo, dal cinquasettesimo piano di un grattacielo di New York, stanno scommettendo su quanto varrà tra un anno nel mercato dei futures la materia che hai estratto lacerando i tuoi polmoni dalle viscere della terra. Vivere, lavorare, restare intrappolati e morire in miniera come ai tempi in cui Cronin scriveva “E le stelle stanno a guardare” pubblicato nel 1935.
21/11/2010: “Ventotto minatori sono rimasti intrappolati sotto terra a causa di abbondanti inondazioni in una miniera cinese. L’incidente e’ avvenuto in mattinata (locale) nella miniera di carbone di Batian, nei dintorni della città di Neijiang, nella provincia del Sichuan.
In quel momento erano al lavoro 41 minatori. Quando l’inondazione ha cominciato a bloccare la miniera, 13 lavoratori sono riusciti a risalire e a salvarsi, gli altri sono rimasti intrappolati”. E uno, solo l’ultimo in ordine di tempo.
20/11/2010: “La polizia neozelandese spera ancora di riuscire a trovare in vita alcuni dei 29 minatori ritenuti dispersi dopo l’esplosione di gas di venerdì scorso nella miniera di carbone di Pike River, in Nuova Zelanda: gli agenti hanno precisato di non avere “alcuna idea” sulla durata delle operazioni di soccorso”. Alla speranza hanno risposto due esplosioni letali che hanno ucciso i minatori. E due.
19/11/2010: “In Bolivia due minatori boliviani sono rimasti intrappolati a 250 metri di profondità in una miniera di zinco e piombo a causa di uno smottamento di terreno a 40 chilometri da La Paz. Solo oggi se ne è avuto notizia, perché finalmente i responsabili della miniera Hampaturi hanno chiesto aiuto ai pompieri”. E tre.
Ve li ricordate loro, solo un mese fa? “I 33 minatori cileni, il cui miracoloso salvataggio ha commosso tutto il mondo, sono arrivati ieri, domenica, a Los Angeles insieme alle star americane per partecipare all’annuale trasmissione della Cnn sugli eroi del nostro tempo”. E quattro.

Poi c’è anche mercoledì 17 novembre, anche se di tenore diverso: “Cile. Sciopero della fame 900 metri sotto terra. E’ la protesta organizzata da 33 donne che si sono calate in fondo ad una miniera in disuso, in un sito chiamato Chiflon del diablo (Spiffero del diavolo) per difendere il lavoro nelle zone colpite il 27 febbraio febbraio dal terremoto e dallo tsunami. Il gruppo ha dichiarato di rappresentare piu’ di 12mila abitanti del centro-sud del Cile ed è composto da 33 donne, che hanno deciso di ispirarsi ai 33 minatori rimasti bloccati nella miniera di San Josè per più di due mesi. E cinque. Fermiamoci qui, altrimenti non bastano le pagine di tutte le cartiere del mondo.
Ma tutto è business, così le multinazionali che ti uccidono, come si fa con i maiali, non tralasciano neanche un pezzettino del tuo corpo quando produce reddito: “Brad Pitt è in trattative per acquisire i diritti per produrre un film sui minatori sopravvissuti per più di due mesi sottoterra in seguito ad un crollo nelle miniere in Cile”. In trattativa? Fateci capire, chi detiene “i diritti” della storia dei minatori cileni se non i minatori cileni? Naturalmente i proprietari della miniera a causa della quale hanno rischiato di morire come topi! E’ semplice: prendi un Vietnam, lo bombardi, lo radi al suolo, ammazzi donne e bambini col napalm e quando il filone d’oro si è esaurito ne crei un altro in cui racconti quanto sei stato cattivo a fare il cattivo e ci fai i soldi sopra di nuovo. Business as usual.
Tutti avevano dimenticato, fatto finta di dimenticare. Nell’era delle autostrade digitali, del wireless e delle interconnessioni virtuali, la finanza fonda i suoi destini oggi più di ieri sui corpi bruciati, martoriati, violentati di uomini e donne che pur non avendo letto Carlo Marx sanno di essere sfruttati. La loro carne non è virtuale, la loro disperazione è fatta di sudore, pianto e sangue, la loro idea più ottimista del futuro è una morte dolce e naturale che almeno li sottragga alla morte con tortura della miniera, al cancro che si mangia i loro polmoni, alle risposte che non possono dare ai loro figli quando chiedono da mangiare.

Carbone, ferro, zinco, oro, nemmeno lo sappiamo con esattezza cosa estraggono dalla terra, quella che sta un po’ più sotto la terra da cui escono patate e broccoli, quella che sta molto più vicina alla terra che Jules Verne voleva attraversare per arrivare al centro del pianeta. Immaginate quel pezzetto di silicio che permette a chi scrive questo articolo di scrivere sul suo pc, editare il testo, spedirlo al server del sito, pubblicarlo in modo che milioni di altri pc funzionanti con altri pezzetti di silicio possano farlo leggere ai loro proprietari. Ecco, adesso che lo avete immaginato pensate che ci sono miniere nel sud del mondo dove l’esercito viene usato per presidiare questi poli di estrazione, perchè il valore del silicio, esageriamo ma non molto, è ormai superiore a quello dell’oro. Si può quasi prefigurare un’economia futura in cui le Nazioni per i loro scambi commerciali dovranno detenere nei loro forzieri questa materia o quella più evoluta che la sostituirà per costruire gli strumenti della comunicazione pseudo virtuale dei decenni a venire.
I minatori, quei dannati della terra che producono una ricchezza con cui sarebbe possibile sfamare l’intero pianeta ma non è possibile sfamare loro.
I minatori: l’immagine dello sfruttamento più sadico dell’uomo sull’uomo del diciannovesimo, ventesimo e ventunesimo secolo.

 

UNA BREVE NOTA

Questo articolo può essere messo in stretta connessione con il dossier sul primo numero della rivista (on line) “Il dirigibile” – www.ildirigibile.eu – dove trovate anche il mio “I mostri del sottosuolo” che è stato postato poco fa anche su codesto blog (db)

 

Redazione
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3 commenti

  • Ogni vostro articolo non può lasciare indifferenti, vorrei intervenire più spesso, ma è un periodo faticoso ed intenso, scrivere mi stanca molto.
    Il problema dei minatori mi ha colpito in profondità, poiché sia pure in maniera assai diversa, vi sono dei punti di contatto. Le mie uscite sono rare, sofferte e vivo da un anno all’altro, nela mia camera invasa dai libri.
    Il mio corpo è un involucro che mi avvolge e mi paralizza da
    trentatre anni. Negli arti inferiori, quattro protesi di ferro e titanio sono cementate alle ossa. Mi muovo con estrema difficoltà, così è più facile dire le minime cose che posso fare. Insomma, sono – un mostro sopra il suolo… –
    Non voglio rattristare o essere compatita!
    Le ingiustizie e i problemi da affrontare sono tanti, spesso
    troppi e insolubili. Però, non mi arrendo, cerco di vivere gli ultimi anni che mi restano, con i miei limiti invalicabili. Oserei dire persino con sereno ottimismo, cercando di godere delle piccole cose che la vita mi offre ogni giorno,
    come una visita inattesa dei miei molti amici o la Poesia
    che è la mia via di fuga nello sterminato immaginario.
    Forse ognuno di noi può fare qualcosa per l’altro.
    Mi scuso per lo sfogo personale e ringrazio l’autore per il commovente articolo.
    M. Teresa non più vispa.
    Maria

    per l’ascolto

    • Maria Teresa
      c’è poco di bello in questo mondo ma dovessi dirne tre o quattro non mancherebbe quello che – qui sopra – hai scritto tu:
      QUASI SEMPRE ognuno di noi, ognuna di noi SE VUOLE può fare qualcosa per l’altro, per l’altra.
      Me lo ha detto il mondo cosiddetto reale dove a volte vivo e me lo ha confermato la fantascienza (Dick, Sturgeon, Le Guin…) dove a volte vivo.
      Non ti arrendere. non ci arrendiamo
      db

  • Cara Maria Teresa, sono io che ti ringrazio, perchè combattiamo con i sentimenti, combattiamo con il corpo, combattiamo con le idee, combattiamo contro il deserto di emozioni e di cultura e ogni tanto ci si ritrova tra persone ancora in grado di commuoversi e praticare una visione romantica della vita. Ed è allora che scopriamo che nonostante tutto quello che ci succede sappiamo ancora sorridere e riconoscere le cose e le persone belle. Ti abbraccio forte forte.

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