Gibran: «Amico mio…»

152esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)

Amico mio, io non sono ciò che sembro.
L’apparenza è come un abito che indosso, un abito che protegge me dai tuoi interrogativi e te dalle mie negligenze.
Amico mio, l’«io» dimora in me nella casa del silenzio e lì rimarrà per sempre, impercettibile e inavvicinabile.
Non voglio che tu creda ciecamente in ciò che dico o faccio, le mie parole e le mie azioni infatti non sono altro che i tuoi pensieri e le tue speranze resi tangibili.
Quando tu dici «Il vento spira verso est», io confermo «Sì, spira proprio in quella direzione»; perché non voglio che tu sappia che la mia mente non dimora nel vento ma nel mare.
Tu non puoi capire i miei pensieri trasportati dalle onde, né voglio che tu lo faccia.
Preferisco navigare da solo.
Quando da te è giorno, da me è notte; e pure descrivo il mezzogiorno che danza sulle colline e la furtiva ombra purpurea che attraversa la valle; perché tu non puoi udire il canto della mia oscurità né vedere il battito delle mie ali contro le stelle;
del resto, meglio così.
Rimarrò solo con la mia notte.
Quando tu ascendi al Paradiso, io scendo dall’inferno; e quando, dalla riva opposta del golfo che ci separa, mi chiami: «compagno, amico», a mia volta ti chiamo «compagno, amico»
poiché non voglio che tu veda il mio Inferno.
La fiamma ti brucerebbe gli occhi e il fumo ti invaderebbe le narici.
E io amo troppo il mio Inferno per fartelo visitare.
Resterò all’Inferno da solo.
Tu ami la Verità, la Bellezza, la Giustizia e io per amor tuo dico che amare è giusto e decoroso,
anche se dentro di me rido del tuo amore.
Ma non voglio che tu lo veda.
Riderò da solo.
Amico mio, tu sei buono, cauto e saggio, certo, sei perfetto.
Anch’io, benché sia pazzo, quando parlo con te lo faccio con saggezza e con cautela, mascherando la mia pazzia.
Sarò pazzo da solo.
Amico o nemico che tu sia, come posso farti capire?
Anche se camminiamo insieme, mano nella mano, la mia strada non è la tua.

[da «Il precursore e il folle» traduzione di G. Angarano]

LA FOTO (del 1913) è di Fred Holland Day

(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]

 

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