Giorgio Chelidonio: Berlusc-NOI e altre associazioni di idee

Due bei testi di Giorgio (GRAZIE) e un mio brevissimo commento in coda. (db)

Il mostro mite. Perché l’Occidente non va a sinistra” di Raffaele Simone, 2008, Garzanti Libri (collana Le forme, € 12).

Il buon vecchio Gaber cantava, circa nel 1975, che “..la realtà é più avanti“.

Forse, diremmo meglio, spesso supera la stessa la fantascienza sociale.

Non so se sarò capace di ritrovarlo ma so di aver fotografato, 2 o 3 anni fa, su un muro di Verona un disegno a spruzzo (forse finora l’unico intelligente fatto dagli sciagurati imbrattatori, il cui unico messaggio resta sul genere “Rosina dammela” e simili): raffigurava un Cristo ottocentesco con in mano un cellulare e sotto commentava “Il consumismo é l’oppio dei popoli”

A questo proposito una sintesi estrema: “io non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me” come citò Gaber in una intervista del 2001 (http://www.giorgiogaber.org/stampa/vediart.php?codArt=47).

Quindi il “banana moscia”  “tira” ancora perché incarna i difetti di una larga fetta dell’italianità, anzi li ha fatti assurgere a pregi, a furbate desiderabili da molti, troppi.

E’ la stessa domanda che si (e mi) faceva mio padre nel 1976-78: “ma i democristiani chi li vota? ….. Sembra che non li voti nessuno eppure hanno il 40%”. Forse proprio per questo il giorno del rapimento di Aldo Moro, quando gli chiesi chi fosse stato mi ripose asciuttamente: ” i suoi“.

E se queste cose le capiva lui (“ragazzo del 98”, prigioniero a Caporetto + 2 anni di fame in un campo di concentramento austriaco + altri 2 anni di “ferma” approdati ad un licenziamento dalle Ferrovie per non aver voluto prendere la tessera del Pnf) perché non le capiscono troppi nostri contemporanei?

E’ il “mostro mite” che dopo averli ridotti a simbionti, si é incarnato nel CavGrandCorrutt, epigono del fantozziano “comCavUffGrLadrLupMann”.

Dunque la sua uscita di scena é necessaria ma non sufficiente, anzi temo che il berlusco-mostrismo senza il cav.banana potrebbe essere anche peggiore, cioè più strisciante e meno riconoscibile.

Anche l’antico “Siamo uomini o caporali”

( http://it.wikipedia.org/wiki/Siamo_uomini_o_caporali%3F) con e di Totò (anche la sceneggiatura) può ancora farci molto riflettere sul berlusconismo prima del banana e del consumismo stessi. Perché non aprire una discussione più ampia?

E per i più pigri trascrivo la frase del film trovata nella pagina Wiki sopra citata:

L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!” In queste parole del dialogo tra Totò ed il medico che lo esamina, è racchiuso il senso del film.

Sottoscrivo, anche come esperienze personali, la standardizzazione del “caporale” (se Konrad Lorenz avesse visto questo film forse l’avrebbe aggiunta al suo elenco dei difetti dell’animo umano – vedi “Il Declino dell’uomo”, Mondadori, 1984): l’industrialotto milanese (ultima reincarnazione filmica, cinicamente e magistralmente interpretata allora da Paolo Stoppa con il suo eterno sorriso-ghigno) sembra proprio un “cùmenda” proto-berlusconide.

SEMPRE GIORGIO (secondo testo)

Il grigiume post-novembrino (2 mezze giornate di sole in 40 giorni) di questa “imma” (da non molto ho “scoperto” che Imma è l’abbreviativo di Immacolata) uggiosa è stato squarciato stamattina da RadioRai3 che trasmetteva “Working class hero” di Lennon.

Conoscevo poco il testo, ma la musica mi evocava “Masters of War” uno dei testi del primo Bob Dylan che più amo (già dall’ormai lontanissimo 1966!).

Mosso così da questa assonanza ho provato a cercare e, cercando, mi è venuto di :

– scoprire che Dylan aveva riadattato un suo testo ad un motivo addirittura medievale ed inglese, “Nottamun Town” (http://en.wikipedia.org/wiki/Nottamun_Town ) migrato negli Usa e diffuso come folk-song nell’area dei Monti Appalachi;

– aggregarvi il testo di una vecchia canzone di Enzo Jannacci, “Il monumento”.

Un titolo quest’ultimo, apparentemente banale, ma il cui etimo latino è un’esortazione a fare e trasmettere memoria: dal verbo latino “monere” = ammonire, ricordare.

E fare associazioni di idee, anche apparentemente strane, pare che aiuti neurologicamente cioè a mantenere vispa la zucca e le sue funzioni.

Se ne potrebbero aggiungere altre?

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=5563

Working Class Hero – John Lennon (1970)

As soon as you’re born they make you feel small
By giving you no time instead of it all
Till the pain is so big you feel nothing at all
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

They hurt you at home and they hit you at school
They hate you if you’re clever and they despise a fool
Till you’re so fucking crazy you can’t follow their rules
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

When they’ve tortured and scared you for twenty odd years
Then they expect you to pick a career
When you can’t really function you’re so full of fear
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

Keep you doped with religion and sex and TV
And you think you’re so clever and class less and free
But you’re still fucking peasants as far as I can see
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

There’s room at the top they are telling you still
But first you must learn how to smile as you kill
If you want to be like the folks on the hill
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
If you want to be a hero well just follow me
If you want to be a hero well just follow me

Traduzione (http://www.dartagnan.ch/article.php?sid=6154 ) L’eroe della classe lavoratrice

Appena nasci ti fanno sentire piccolo
Dandoti solo un briciolo del tempo che c’è
Finché il dolore è così grande che ti senti una nullità
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori

Ti infastidiscono a casa e ti menano a scuola
Ti odiano se sei intelligente e ti disprezzano come un pazzo
Finché non diventi così follemente pazzo che non puoi seguire le loro regole

Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori

Quando ti hanno torturato e terrorizzato per venti lunghi anni
Allora si aspettano che fai carriera
Però non puoi lavorare davvero, perché hai troppa paura
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori

Vi drogano con religione e sesso alla TV
E pensate di essere intelligenti, liberi e inclassificabili
Ma siete ancora dei fottutissimi contadini, come posso vedere
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori

Ti dicono che c’è ancora una stanza là in cima
Ma prima devi imparare a sorridere quando uccidi
Se vuoi apparire come tutte le persone sulla collina
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori
Dovrà arrivare l’eroe dei lavoratori

Se vuoi essere un eroe, allora devi solo seguirmi
Se vuoi essere un eroe, allora devi solo seguirmi

Bob Dylan – Masters of war (1963)

(http://www.sing365.com/music/lyric.nsf/masters-of-war-lyrics-bob-dylan/a17b1e57d80048d0482569690027973b )

(http://it.wikipedia.org/wiki/Masters_of_War )

Come you masters of war
you that build the big guns
you that build the death planes
you that build all the bombs
you that hide behind walls
you that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your masks

You that never done nothing
but build to destroy
you play with my world
like it’s your little toy
you put a gun in my mind
and you hide from my eyes
and you turn and run farther
when the fast bullets fly

Like Judas of old
you lie and deceive
a World War can be won
you want me to believe
but I see through your eyes
and I see through your brain
like I see through the water
that runs down by drain

You fasten all the triggers
for the others to fire
and then you set back and watch
when the death count gets higher
you that hide in your mansion
as young people’s blood
flows out of their bodies
and is buried in the mud

You’ve thrown the worst fear
that can ever be hurled
fear to bring children
into the world
for threatening my baby
unborn and unnamed
you ain’t worth the blood
that runs in your veins

How much do I know
to talk out of turn
you might say that I’m young
you might say that I’m unlearned
but there’s one thing I know
through I’m younger than you
that even Jesus would never forgive
what you do

Let me ask you one question
is your money that good
will it buy you forgiveness
do you think that it could
I think you will find
when your death takes its toll
all the money you made
will never buy back your soul

And I hope that you die
and your death will come soon
I’ll follow your casket
on a pale afternoon
and I’ll watch while you’re lowered
doen to your deathbed
and I’ll stand over your grave
till I’m sure that you’re dead”.

(Bob Dylan, Masters of war)

Traduzione. Padroni della guerra

Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere

voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi che giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole

come Giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù dalla fogna

voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango

Avete lanciato la peggior paura
che mai possa essere diffusa:
paura di portare figli
in questo mondo,
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene

Che cosa so io
per parlare quando non è il mio turno
direte che sono giovane
direte che non so abbastanza
ma c’è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi
che perfino Gesù non perdonerebbe
quello che fate

Lasciate che vi faccia una domanda:
vale così tanto il vostro denaro?
vi comprerà il perdono?
pensate davvero che potrebbe?
io penso, invece, che scoprirete,
quando la morte esigerà il suo pedaggio,
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima

E spero che moriate
e che la vostra morte venga presto,
seguirò la vostra bara
un pallido pomeriggio
e guarderò mentre vi calano
giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siete morti”.

(dalla traduzione a cura di Stefano Rizzo, con qualche mia modifica)

Il Monumento – Enzo Jannacci (1975)

(http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=169&lang=it )

Il nemico non è, no non è
oltre la tua frontiera;
il nemico non è, no non è
oltre la tua trincea;
il nemico è qui tra noi,
mangia come noi, parla come noi,
dorme come noi, pensa come noi
ma è diverso da noi.
Il nemico è chi sfrutta il lavoro
e la vita del suo fratello;
il nemico è chi ruba il pane
il pane e la fatica del suo compagno;
il nemico è colui che vuole il monumento
per le vittime da lui volute
e ruba il pane per fare altri cannoni
e non fa le scuole e non fa gli ospedali
per pagare i generali, quei generali
quei generali per un’altra guerra…

UN (BREVE?) COMMENTO

Grazie Giorgio, spero che sarai più spesso su codesto blog. Le tue associazioni di idee sono bellissime e utilissime: passare da Totò a Konrad Lorenz (o da Dante a Capareza, o da Annibale il cartaginese al fumetto Julia come tenterò di fare io… appena trovo il tempo) a me pare fondamentale per capire il mondo o meglio i mondi dove abitiamo. Ricordare che c’è un po’ di Berlusca (che per me resta comunque in primo luogo il signor P2-1816) in ognuna/o di noi – da qui il titolo – è altrettanto importante. “Lo sbirro più pericoloso è quello dentro la tua testa” ci ha ricordato Augusto Boal (ehi, chi vuole scrivere qui su di lui e su “Teatro dell’oppresso”? Lo spazio è aperto). Era grande il Dylan da cucciolo ma se posso esprimere una preferenza … all’ingresso del mio corso – “Il mondo sottosopra subito” – che partirà il prossimo 35 (sì 35) gennaio, sul dorso della prima dispensa ci sarà proprio quella strofa di John Lennon che hai citato tu: “Appena nasci ti fanno sentire piccolo / Dandoti solo un briciolo del tempo che c’è / Finché il dolore è così grande che ti senti una nullità”. Sulla seconda dispensa probabilmente metterei tutta la canzone di Jannacci (quasi l’avevo dimenticata): proprio vero, sempre più vero che “il nemico è qui tra noi, / mangia come noi, parla come noi, / dorme come noi, pensa come noi / ma è diverso da noi…” e che tolgono i soldi alle scuole e agli ospedali – mica lo fa solo la Gelmini – per darli ai generali. Ovviamente tutte le altre pagine delle due dispense sarebbero bianche perchè nel mio corso i libri di testo si scrivono insieme. Se proprio devo (devo?) cercare il pelo nell’uovo, cioè una perplessità, nei tuoi due bellissimi interventi … trovo un piccolo dissenso sul rapimento Moro: tuo papà era un saggio e nella sostanza non aveva torto ma sono ragionevolmente sicuro che la faccenda del rapimento Moro sia un po’ più complessa; non se lo sono rapiti “loro” anche se ne hanno certo saputo approfittare. E temo che, come c’è un po’ di Berlusconi in ognuna/o di noi, possa dormicchiare dentro i nostri cuoricini un po’ di “bierrismo” cioè di pensare che un’avanguardia armata sia quel che ci serve. Ma questo, come si dice, è un altro discorso, un’altra associazione di idee… per una prossima volta. (db)

Redazione
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