Giovanna Morelli: Ivan Illlich e la speranza

Un seminario extra-vagante a Senigallia

Si è svolto a Senigallia, in località Sant’Angelo, un seminario di studi dedicato al pensiero di Ivan Illich e all’analisi delle modalità di vita della società contemporanea.

Ivan Illich ha affrontato i principali miti e riti della modernità e della post-modernità, denunciandone gli eccessi, le illusioni e ricadute spesso devastanti . I suoi pamplhet anni 70 – Descolarizzare la società, La Convivialità – lo hanno reso famoso nel mondo. Una notorietà dalla quale Illich ha progressivamente preso le distanze, per praticare una ricerca sempre più coinvolta nell’esperienza e nella concreta comunanza di vita e di intenti; basti ricordare il suo leggendario Cidoc – Centro interculturale di documentazione – attivo a Cuernavaca , in Messico, dal 1966 al 1976, un libero cenacolo di studi che, con la sua casa blanca, le sue living room consultations, il suo giardino, ha riproposto in chiave moderna l’ideale delle antiche scuole filosofiche della grecità.

Richiamandosi a questo exemplum illichiano il seminario di Senigallia ha sperimentato una formula extra-vagante, che ha inteso unire alla rigorosa dimensione teorica la celebrazione del “qui e ora” su questa nostra terra, primo e ultimo monito di Illich a tutti i suoi lettori-amici. I partecipanti convenuti da varie parti d’Italia sono stati alloggiati convivialmente e accolti per i lavori nel grande “refettorio” ricavato dalle vecchie stalle del casale ospitante. La preparazione comunitaria dei pasti e la ricreazione con musiche dal vivo a cura degli stessi partecipanti, tra cui il fisarmonicista Salvatore Panu, hanno caratterizzato le tre giornate di un fine settimana di settembre, in coincidenza della data di nascita di Ivan Illich.

Sotto il titolo La rinascita dell’uomo epimeteico sono stati chiamati a confrontarsi con le provocazioni del “radicalismo umanistico” di Illich, come ebbe a definirlo Eric Fromm, studiosi di varia provenienza. Il titolo ha preso le mosse dal mito greco – caro ad Illich – di Prometeo (“colui che riflette prima”) ed Epimeteo (“colui che capisce a posteriori”), interpretati come simboli di opposte modalità antropologiche, secondo una “riabilitazione” della polarità epimeteica; è stato approfondito il tema della speranza – unica a non fuggire dal vaso di Pandora – quella speranza che Illich contrappone ad “aspettativa” e coniuga non a qualche ingegneria esistenziale o potere temporale bensì alla rigenerazione individuale e sociale di libertà, proporzionalità e relazione.

Alberto Pancotti, curatore del seminario assieme a Giovanna Morelli, si è soffermato sull’importanza della personalità del luogo; sua l’idea di organizzare il seminario nel casale al centro delle terre di famiglia, oggi destinate a produzione biologica e sede del MuSo, orto collettivo di mutuo soccorso: un’ esperienza di eigenarbeit (arbeit: lavoro, eigen: proprio, per sé) concetto saliente del pensiero sociale di Ivan Illich.

Giovanna Morelli, membro del gruppo lucchese di studi illichiani Il Granchio di Kuchenbuch , ha presentato i nuclei tematici del primo grande pamphlet di Ivan Illich, Descolarizzare la società, un testo che, partendo da una requisitoria contro l’istituzione scolastica dell’obbligo, introduce al grande tema della de-istituzionalizzazione della società “prometeica”, oggi società dei servizi, per un recupero “epimeteico” della autonomia personale e di una ritrovata speranza sociale come forza umana di relazione. Luigi Monti, pedagogista, si è soffermato sull’ “antipedagogia” illichiana, nell’ambito degli ultimi grandi maestri di un pensiero forte, da Ellul a Panikkar a Pasolini, nominando quella “grazia sovversiva dei bambini” che ci auguriamo di non dover mai perdere.

Il tema della speranza è stato ripreso da Dom Salvatore Frigerio, biblista e monaco presso il convento benedettino di Monte Giove; Frigerio ha parlato della speranza come forma di esistenza legata a un comandamento, a una parola che crea, che apre il futuro e rivela l’uomo a se stesso e alle proprie facoltà. Fabio Milana, fine curatore de Il Pervertimento del cristianesimo (edizione breve del “testamento” di Ivan Illich: I fiumi a nord del futuro) ha affrontato l’inedito argomento della appartenenza ecclesiale del sacerdote Ivan Illich, tanto polemico nei confronti del pervertimento istituzionale della Chiesa, quanto fedele al magistero interiore della cristianità. Per Roberto Mancini, filosofo, la crisi della speranza è crisi di trascendenza, è l’orizzonte di una finitezza che non sa rivelare la storia al suo senso interumano di libertà, di distanza critica dal male.

Nella mattinata di domenica si sono succedute varie comunicazioni. Aldo Zanchetta, promotore del gruppo Il Granchio di Kuchenbuch, attingendo all’inedito epistolario tra Ivan Illich e Giulio Girardi, ha ricostruito il loro colloquio anni ’70 , un faccia a faccia tra la progettualità ideologica di Girardi e il superamento illichiano dell’ideologia. Peter Kammerer, sociologo, ha introdotto a una sorprendente convergenza fra Marx e Illich sul tema di quell’illuminato edonismo, primo grande atto rivoluzionario, il quale raffina l’uomo rispetto alla coazione dei bisogni primordiali. Massimo Angelini, ruralista, ha motivato il suo richiamo a una parola non specialistica, infine Beatrice Viti, neurologa, ha recato la sua testimonianza di medico impegnato in una percezione olistica del paziente.

Gli atti del seminario, in preparazione, possono essere prenotati presso: albepanco1957@libero.it

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Un vivo saluto a tutti gli amici de Il Granchio di Kuchenbuch.

  • Maria Luisa Mauro

    Ex docente. Lucchese nel mondo.
    Avevo amato Illich nel momento in cui avevo toccato con mano, già nel passato, l’impossibilità nella scuola istituzionale, poi ulteriormente disastrata dagli ultimi e penultimi interventi legislativi, di affrontare e portare a compimento i veri temi del riscatto culturale e della formazione. Eppure da quella scuola bisogna passare.

    Oggi psicologa a tempo perso volontaria in un Centro Diurno per malati mentali, penso lo stesso per quello che riguarda la sanità.

    Ma credo che il nucleo forte del messaggio di Illich sia nella radicalità della sua ricerca religiosa e politica che muove dalle scelte individuali che non possono reggere se non in un incontro-confronto con altri che condividono impegno pubblico e ricerca personale. Per questo ben vengano convegni di questo tipo.
    So del convegno a Bologna, ma non potrò andare.

    Vorrei entrare in contatto con il Granchio di Kuchenbuch: sono spesso a Lucca.

    Saluti cordiali M.Luisa Mauro

  • …”da quella scuola bisogna passare” o “da quella sanità”…

    secondo me qui è meglio citare Ivan:

    “Non lasciateci soccombere alla diagnosi
    ma liberateci dai mali della sanità!”
    [ http://www.traccefresche.info/monografie/ossess.html ]

    Cosa che vale anche per la scuola ‘moderna’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *