Giuliano Bugani: la storia di Mumia Abu Jamal

Il meglio del blog-bottega /129…. andando a ritroso nel tempo (*)

Mumia Abu Jamal nasce a Philadelfia nel 1954. Nel 1968 viene arrestato per la prima volta per avere protestato contro un meeting del Partito Democratico e la candidatura del segregazionista Gorge Wallace. L’FBI lo scheda come ‘persona da sorvegliare e internare in caso di allerta nazionale’. Il programma di controspionaggio e infiltrazione, cosiddetto Cointelpro, lo individua come obiettivo da colpire in quanto appartenente alle Black Panters. Nel 1980, Mumia diventa Presidente della Black Journalist Association, e sostenitore dell’ associazione MOVE. Inizia anche una collaborazione giornalistica radiofonica dando voce ai poveri e gli viene dato il soprannome ‘voce dei senzavoce’. Comincia a denunciare la corruzione all’interno della polizia e dei dirigenti politici locali. La storia drammatica comincia nel 1978, a Powelton Villane, a Philadelfia, quando la Polizia comandata da Frank Rizzo, aggredisce con violenza la comunità nera. Mumia denuncia i fatti e tre anni dopo la polizia attacca di nuovo la comunità con bombardamenti da elicotteri, uccidendo undici persone, tra i quali donne e bambini. A seguito delle denunce giornalistiche, Mumia viene licenziato dalla radio, e per vivere comincia a fare il taxista. La mattina del 9 dicembre 1981, Mumia vede suo fratello Billy che viene picchiato dall’ufficiale di polizia Daniel Faulkner. Jamal scende dal suo taxi, ma viene colpito da un proiettile all’addome. Altri spari echeggiano, ma sono rivolti all’agente, che viene ucciso. Dell’omicidio si presenterà come reo confesso un sicario, Arnold Beverly. Ma a questa confessione nessuno crederà mai. Il giudice del processo a Mumia è Albert Sabo, ex sceriffo e molto vicino al capo della polizia Frank Rizzo. Nell’ambiente, il giudice Sabo viene soprannominato ‘capestro’ per avere inflitto ben 32 condanne a morte. Il 2 luglio 1982, Mumia viene condannato a morte. Una serie di prove a suo favore non vengono tenute in considerazione. Le date della sua esecuzione vengono di volta in volta rinviate. Solo il 27 marzo 2008, a seguito di una rivisitazione del processo, la condanna a morte è tramutata in ergastolo. Per Mumia Abu Jamal in tutti questi decenni di prigionia si sono mobilitati un’infinità di attivisti, politici, artisti. Il gruppo musicale Rage Against The Machine si è battuto moltissimo per la sua liberazione e ha scritto due canzoni in due diversi CD, Freedom e Voice of the voiceless. Il rapper di New York, KRS-One, gli ha dedicato ‘Free Mumia’. Nel 2003, Mumia è stato nominato Cittadino Onorario di Parigi dal sindaco Bertrand Delanoè. Nel 2005 la città di Saint Denis gli ha dedicato una via. Nel 2007, il regista e produttore Colin Firth ha presentato al Festival Internazionale del Cinema di Roma il film denuncia ‘ In prigione la mia intera vita’.

RIPRESO dal post apparso il 20 luglio 2011 e intitolato “PRIGIONIERI” dove Giuliano Bugani raccontava anche dei “Cinque Eroi Cubani” (in galera allora negli Usa) e di Mordechai Vanunu (il tecnico israeliano “colpevole” di aver rivelato che Israele è in possesso di ordigni nucleari), Sono «prigionieri politici dimenticati da tutti… e isolati nelle carceri. L’unico modo di ottenere la loro libertà è rendere più visibile la loro condizione», cioè continuare a parlarne e documentare che quei processi furono farsa e vendetta. PURTROPPO “MUMIA” E’ ANCORA IN CARCERE.

(*) Anche quest’anno ad agosto la “bottega” recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché circa 12mila articoli (avete letto bene: 12 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. (db)

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