Giulio Regeni: i governi italiani non cercano la verità

L’Egitto non si tocca: le parole di Matteo Salvini e un ultimo brutto episodio a Ivrea.

Due comunicati di Amnesty e un articolo di Riccardo Noury


AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA FICO: NECESSARIO INTENSIFICARE INIZIATIVE PER OTTENERE VERITÀ PER GIULIO REGENI
Venerdì 8 giugno una delegazione di Amnesty International Italia guidata dal presidente Antonio Marchesi è stata ricevuta dal presidente della Camera Roberto Fico.
Al presidente Fico, Marchesi ha rappresentato le preoccupazioni di Amnesty International per l’intermittente e insufficiente impegno delle istituzioni italiane per accompagnare la richiesta di verità alle autorità egiziane affinché siano conosciuti i nomi dei mandanti e degli esecutori dell’arresto arbitrario, della sparizione, della tortura e dell’uccisione di Giulio Regeni, ormai oltre 28 mesi fa al Cairo.
Antonio Marchesi ha ricordato il giudizio d’inopportunità e intempestività espresso nell’estate del 2017, a seguito della decisione del governo dell’epoca di rinviare l’ambasciatore italiano in Egitto, rinunciando in questo modo all’unica forma di pressione sulle autorità del Cairo.
Nel corso dell’incontro Annunziata Marinari, responsabile della campagna “Verità per Giulio Regeni”, ha descritto l’enorme mobilitazione iniziata nel febbraio 2016 con adesioni di centinaia di enti locali, università, scuole e ulteriori luoghi di cultura così come di centinaia di migliaia di cittadine e cittadini, che hanno così dato vita a un enorme movimento per i diritti umani.
Il portavoce Riccardo Noury ha sottolineato come l’uccisione di Giulio Regeni, lungi dall’essere un caso isolato o una disgrazia, debba essere collocata nel contesto di gravi violazioni dei diritti umani in corso in Egitto dal 2013, anno dal quale le sparizioni forzate di reali o percepiti oppositori o soggetti portatori di minacce alla sicurezza dello stato sono diventate più che quotidiane.
La delegazione di Amnesty International Italia ha espresso preoccupazione per l’attuale giro di vite nei confronti dei difensori dei diritti umani egiziani, soprattutto di coloro che, direttamente o indirettamente, si sono interessati alla ricerca della verità su Giulio Regeni.
Antonio Marchesi, a nome della delegazione, ha espresso grande apprezzamento per le parole del presidente Fico che ha sottolineato come non sia il tempo della memoria bensì quello della ricerca di una verità da perseguire a ogni costo, sostanziale, forte e definitiva.
Roma, 8 giugno 2018
Per chiedere “Verità per Giulio Regeni”: https://www.amnesty.it/appelli/corri-con-giulio/

Da un governo all’altro, Giulio Regeni da “caso” diventa “problema”

di Riccardo Noury (*)

Le sconcertanti parole del ministro Salvini sul caso del ricercatore universitario barbaramente ucciso in Egitto

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha improntato la sua campagna elettorale e ora la sua politica di governo sullo slogan “prima gli italiani”; prima i loro diritti, le loro necessità, le loro richieste di giustizia.

Pochi giorni dopo il suo insediamento, il ministro Salvini ha preso di petto i governi di tre Paesi: Tunisia, Malta e Francia.

Ci sarebbe stato da alzare la voce anche nei confronti di un quarto governo, quello dell’Egitto: dove il cittadino italiano Giulio Regeni 28 mesi fa è stato sequestrato, torturato e ucciso ad opera di funzionari di quello stato.

Ce lo aspettavamo, dato che nella precedente legislatura l’allora leader dell’opposizione aveva incalzato i governi dell’epoca a essere più decisi nei confronti del Cairo.

E invece, da ormai quattro giorni ascoltiamo e leggiamo parole misere e meschine circa la richiesta di verità per il cittadino italiano Giulio Regeni.

Altro che governo del cambiamento. Come per l’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano l’Egitto era un “partner ineludibile”, ora per il ministro Salvini l’Egitto è un “Paese importante” con il quale “è fondamentale avere buone relazioni”.

Così come l’ex titolare della Farnesina, quello odierno del Viminale comprende bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni, figuriamoci! Però quella richiesta deve rimanere una pretesa privata e non un vincolo per la politica estera del governo. Altrimenti diventa un “problema”. Paradossalmente, cercare la verità sull’assassinio di Giulio dovrebbe essere un problema per le autorità egiziane, e invece lo è per le nostre.

Prima gli italiani” evidentemente è uno slogan che non vale per gli italiani ammazzati all’estero nei Paesi amici. Quanto agli egiziani in carcere – come Amal Fathy per la quale stanno digiunando migliaia di persone – scomparsi, condannati ingiustamente a lunghe pene detentive o uccisi, semplicemente non esistono.

(*) ripreso da «Riforma.it» – quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia – del 15 giugno

LE PAROLE DEL MINISTRO SALVINI SU GIULIO REGENI E L’IDENTIFICAZIONE DI MANIFESTANTI AL COMIZIO ELETTORALE DI IVREA: DICHIARAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA

«Abbiamo appreso con preoccupazione dell’episodio avvenuto a Ivrea, nel corso di un comizio elettorale di Matteo Salvini, quando un gruppo di persone è stato fermato e identificato per aver esposto due striscioni riferiti a Giulio Regeni e alla situazione dei diritti umani in Egitto» ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. «La richiesta che lo slogan ‘prima gli italiani’ comprendesse anche la ricerca in via prioritaria della verità per Giulio Regeni era assolutamente legittima e non si doveva impedire di esprimerla».

«Non vorremmo che fosse questa una risposta, oltre che irrituale, inquietante nella forma e nel contenuto» – ha aggiunto Marchesi – «alla lettera che Amnesty International Italia ha scritto solo due giorni fa, oltre che al vice primo ministro Salvini, al presidente del Consiglio Conte, all’altro vice primo ministro Di Maio e al ministro degli Esteri Moavero Milanesi, nella quale si esprime disappunto per le dichiarazioni nelle quali Salvini, nel sottolineare l’importanza dei rapporti con l’Egitto, pare sminuire l’importanza di conoscere i nomi dei responsabili dell’arresto, della sparizione, della tortura e dell’uccisione del ricercatore italiano. In quella lettera si ricorda come Salvini abbia più volte incalzato il precedente governo a fare di più per fare rispettare il nostro Paese a livello internazionale, mentre ora, come ministro dell’Interno, sembra considerare la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni come una vicenda privata della famiglia della vittima, e non, invece, come una richiesta dell’Italia intera, della sua società civile e delle sue istituzioni».

Roma, 16 giugno 2018

LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI MAURO BIANI.

 

Redazione
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