Gli invisibili, le sponde del Tevere e l’utopia

recensione di Gian Marco Martignoni al romanzo «Ce ne andremo in fila indiana» di Marco De Palma

L’ anno scorso, quando ho recensito il libro di Mario Agostinelli e Debora Rizzuto «Il mondo dei quanti» (*) ho in seguito soddisfatto le richieste delle copie pervenutemi tramite il blog. Mi è arrivata una richiesta da parte di un compagno di Lomazzo, una città della provincia di Como poco distante da Tradate, ove abito (in provincia di Varese). Tramite i canali della Cgil ho fatto pervenire a Marco De Palma una copia del libro, ricevendo in dono il romanzo «Ce ne andremo in fila indiana» (pagine 174, euro 12, Ortica editrice). La sua lettura mi ha regalato due sorprese: la prima riguarda la freschezza del romanzo, che merita di circolare – oltre che essere magari presentato – fra quanti hanno a cuore il popolo degli invisibili cioè coloro che sopravvivono ingegnosamente sulle sponde del Tevere e fra loro quante sono con la violenza costrette a vendere il loro corpo sulle strade della nostra penisola, pensando come l’autore «che un uomo che sia degno di questo nome, non potrà mai fare a meno dell’immaginazione e dell’utopia». Seconda sorpresa è stata conoscere il catalogo di Ortica Editrice, che rifacendosi al pensiero anarchico, contiene una serie di collane interessanti e di tutto rispetto.

Protagonista del romanzo «Ce ne andremo in fila indiana» è Andrea Argenti (27-7- 1974 / 13-1-2039) alle prese con le insanabili contraddizioni esistenziali e le peripezie di una quotidianità dominata dalla precarietà lavorativa. Sullo sfondo, dopo la singolare fuoriuscita dal nido materno, l’incontro con Gaspard, l’amico spagnolo venuto dal mare, quello con Eva, proveniente dall’est Europa, in qualità di portalettere lungo una stradina di campagna, e infine il suo travagliato, etereo legame sentimentale. Lo consiglio.

(*) cfr «Il mondo al tempo dei quanti»

Redazione
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