Gomme, coloni e beduini: una demolizione annunciata

di Monica Macchi (*)

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Chi demolisce una scuola, demolisce il futuro

Scuola di Gomme, villaggio beduino di Khan Al Ahmar, Palestina

La «Scuola di Gomme» è una struttura realizzata nel deserto di Gerico con 2.200 pneumatici usati e appoggiati uno sull’altro, sfalsati come fossero mattoni, riempiti col terreno e poi pressati: non ha dunque né cemento nè fondamenta, come impongono i regolamenti militari israeliani nella cosiddetta Area C (circa il 60% della Cisgiordania). E’ stata progettata dal gruppo ARCò – Architettura e Cooperazione e costruita sette anni fa dalla ong Vento di Terra (http://www.ventoditerra.org/) con finanziamenti di enti locali, della Cooperazione italiana, della Conferenza Episcopale Italiana e della Rete di Sostegno a Vento di Terra.

E’ una scuola primaria che ospita 8 classi con quasi 200 alunni ed è un punto di riferimento imprescindibile per le comunità beduine dell’area, circondate da colonie illegali ed escluse dall’accesso ai servizi di base.

In questi giorni la scuola torna ad essere oggetto di un ordine di demolizione su richiesta della vicina colonia illegale di Kfar Adumim che presentando foto della scuola chiusa durante le vacanze ha sostenuto la sua inutilità e chiesto il trasferimento forzato degli alunni alla scuola di Al Jabal, a più di sette chilometri di distanza. In realtà la scuola di gomme si trova nel “Corridoio E1”, dove il governo israeliano intende allargare la colonia illegale di Kfar Adumim ed estendere fino alla colonia illegale di Maale Adumim il Muro che gli arabi definiscono فصل عنصري ossia “Muro dell’apartheid”.

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La scuola – ha poi ricordato «Vento di Terra» – costituisce il simbolo tangibile della tutela dei diritti della popolazione beduina in una area segnata dalla continua espansione degli insediamenti israeliani: il suo valore sociale è stato riconosciuto anche dalla Corte suprema israeliana e la sua demolizione e ricollocazione costituisce una grave violazione degli articoli 49 e 53 della IV Convenzione di Ginevra che vieta esplicitamente alla potenza occupante trasferimenti forzati della popolazione civile e demolizioni.

L’ambasciata d’Italia a Tel Aviv è già stata convocata dal primo ministro israeliano per un incontro relativo allo smantellamento della Scuola di Gomme che dovrebbe avvenire fra circa una settimana. La notizia ha avuto molta eco sulla stampa locale e internazionale e per cercare di bloccare questa decisione si sono mossi finora il vice console italiano Luigi Mattirolo, la rappresentanza dei consolati di Belgio e Spagna, il direttore di UN-OCHA David Carden, il ministro dell’Istruzione palestinese e il governatore di Gerusalemme.

Niente invece dal governo italiano… eppure Renzi nel suo discorso alla Knesset ha detto «Per me l’università, il centro di ricerca, una scuola, sono i luoghi in cui il capitale umano emerge con tutta la sua forza e la sua bellezza: passa dall’investimento educativo sulle nuove generazioni la ripartenza di qualsiasi territorio»… ma forse si riferiva solo alla “Startup Nation” neologismo per indicare il connubio fra «università, venture capitalism e nuove aziende» con cui sono stati firmati accordi di cooperazione e stigmatizzata la pratica del boicottaggio.

(*) ripreso, con le foto, da «Per i diritti umani»

 

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