Il grano e il glifosato: il servizio di Report

Quello che segue è il testo di “Che Spiga“, il servizio di Report curato da Manuele Bonaccorsi e trasmesso il 30 ottobre scorso. Per vederlo in video clikkare qui.

di Manuele Bonaccorsi
collaborazione Michela Mancini
riprese Paolo Palermo

MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Tra Manitoba e Alberta, nel centro del Canada, c’è il granaio del mondo. 1500 km di
pianure, le cosiddette prairies, praterie. Ovunque ti giri si vede sempre l’orizzonte:
campi coltivati fino a perdita d’occhio.
MANUELE BONACCORSI
Può descriverci le fasi della produzione del grano?
PARRY CHAPMAN – AGRICOLTORE
In primavera spruzziamo il glifosato sul terreno, prima della semina, per uccidere leerbacce. Dopo la semina, quando il grano germoglia, diamo un’altra spruzzata di erbicida, poi il fungicida. Infine prima del raccolto spruzziamo il glifosato per far maturare in maniera uniforme il grano.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
In questi campi non c’è un’erbaccia, e le spighe sono tutte della stessa altezza.
Ogni cosa è al suo posto, come in una fabbrica standardizzata. Il merito è dei prodotti
chimici. I canadesi ne fanno un grande uso e li acquistano in magazzini come questo.
LANE WANLESS – REDFERN FARM SERVICES
La maggior parte di questo che puoi vedere è glifosato come il Roundup, di Monsanto.
Non è costoso, è uno dei prodotti più economici che offriamo.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Il glifosato è l’erbicida più usato nel mondo, ogni anno se ne consumano 800mila tonnellate.
È stato brevettato nel 1974 dal colosso dell’agrochimica Monsanto col nome commerciale Roundup.
Oggi il mercato del glifosato vale nel mondo oltre 5 miliardi di dollari. Sul grano viene usato anche prima del raccolto a fine estate, per seccare chimicamente le spighe ed evitare che le piogge, in un clima umido come quello canadese, rovinino il raccolto.
È una tecnica che viene chiamata pre-harvest, preraccolto.
JAMES HAY – REDFERN FARM SERVICES
Spruzziamo Roundup, principalmente Roundup. Uccide tutto ciò con cui entra in contatto. Col GPS la macchina si guida da sola, io posso stare così, a rilassarmi.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Per l’agricoltura americana il glifosato è un ingrediente fondamentale. Ha però un difetto, come ci spiega Gerard Wiebe, un agronomo canadese.
GERALD H. WIEBE – AGRONOMO
Il glifosato viene assorbito dalla pianta e finisce dentro i semi.
MANUELE BONACCORSI
Quindi mangiamo glifosato?
GERALD H. WIEBE – AGRONOMO
Esatto, esatto. Si accumula nei semi e finisce nei prodotti come la farina, la pasta.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Quanto ne mangiamo poi lo vedremo. Noi abbiamo fatto analizzare i sei marchi di pasta più venduti in Italia e sono: Barilla, Garofalo, De Cecco, Divella, Rummo, la Molisana. I risultati poi ve li daremo più tardi.
Di pasta ne consumiamo ogni anno 26 kg a testa.
Non produciamo però abbastanza grano a sufficienza e quindi lo importiamo: 2,3 milioni di tonnellate ogni anno.
La metà circa viene dal Canada dove non disdegnano un abbondante uso di erbicida a base di glifosato. È un tema molto caldo in questo momento, in questi giorni, in Europa.
Il nostro Manuele Bonaccorsi è andato tra le campagne canadesi per vedere come funziona.
GERALD H. WIEBE – AGRONOMO
Questa traccia indica che il campo è stato trattato col glifosato. Ogni stagione il glifosato si applica 5 volte, voi capite bene che in vent’anni sono 100 applicazioni, così il glifosato impregna il terreno. Si accumula e produce i suoi effetti in ogni coltivazione futura.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
In Canada il glifosato viene usato anche sulle produzioni di colza, mais e soia.
Si tratta di semi geneticamente modificati, progettati proprio per resistere all’erbicida.
GERALD H. WIEBE – AGRONOMO
Vedi, quando li estirpi, questi gambi sono secchi, questa pianta è morta, e il 90-95% dei campi di colza soia e mais sono come questo, OGM resistenti al glifosato.
Questa è colza non OGM. Guarda come è tenera, è umida, è ancora viva, annusa…
Se vuoi una produzione in salute, un prodotto salutare, devi pensare all’esempio della mela, se mangi una mela presa dall’albero preferisci che l’albero sia ancora vivo o no?
Se prendi una mela da un albero morto non sarà una mela di qualità.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Se questo è l’effetto del glifosato sulle piante, qual è l’effetto sull’uomo?
Nel maggio 2015 l’Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro, lo IARC, ha prodotto questo studio, la monografia 112, in cui si sostiene che il glifosato è un prodotto probabilmente cancerogeno.
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
Si è visto un aumento, in più studi, dei linfomi non hodgkin.
MANUELE BONACCORSI
Cos’è successo dopo questo studio dello Iarc? È stato vietato il glifosato?
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
Non è successo nulla anche perché l’Efsa ha negato assolutamente che ci possa essere questo rischio.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
L’Efsa, è l’authority per la sicurezza alimentare dell’Ue. Nel 2015 ha realizzato uno studio secondo cui “è improbabile che il glifosato sia cancerogeno”. Su questa base la commissione Ue ha proposto di rinnovare l’autorizzazione per l’uso del glifosato in Europa per altri 10 anni. Ma come è possibile che due istituzioni di altissimo livello, lo Iarc e l’Efsa, dicano l’opposto?
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
L’Efsa si è limitata a prendere in carico il lavoro fatto dalla Bfr, che è l’agenzia per la valutazione del rischio tedesca.
MANUELE BONACCORSI
La Germania tra l’altro è il paese in cui ha sede uno dei principali produttori globali di glifosato, cioè la Bayern.
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
Adesso sicuramente il maggiore. Non si può dire che non ci fosse con la Germania un certo conflitto di interessi, ecco.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Alla spinosa questione il Parlamento europeo ha dedicato un’audizione pubblica con un esponente dell’Efsa. Il problema da scientifico è diventato politico.
ERIC ANDRIEU – PARTITO SOCIALISTA EUROPEO – FRANCIA
Pensa che sia scientificamente accettabile che il rapporto dell’Efsa accetti di fare copia e incolla di passaggi interi di un documento del 2012 di Monsanto?
Potete affermare che la Bfr, l’agenzia tedesca non sia stata influenzata da Monsanto?
JOSE TARAZONA – RESPONSABILE DELL’UNITÀ PESTICIDI DELL’EFSA
La Germania non doveva fare uno studio indipendente, ma verificare il materiale fornito dalle aziende produttrici.
ANJKA HAZEKAMP – SINISTRA EUROPEA- BELGIO
Ci sono milioni di cittadini preoccupati per la questione glifosato. Credete che gli studi di Monsanto siano un buon esempio di scienza?
PHILIPPE LOISEAU – EUROPE OF NATIONS AND FREEDOM GROUP – FRANCIA
La mia domanda è molto semplice: a che serve l’EFSA se difende gli interessi dei gruppi privati?
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Secondo i parlamentari europei decine e decine di pagine dello studio della Bfr tedesca sono uguali a una ricerca del “Glyphosate Task Force” , l’organizzazione dei produttori. Nella commissione tecnica della Bfr nominata nel 2014 siedono tre rappresentanti dell’industria chimica produttrice di glifosato: Monika Bross e Ivana Fegert della Basf e Frank Pierre Laport, della Bayer CropScience.
JOSE TARAZONA – RESPONSABILE DELL’UNITÀ PESTICIDI DELL’EFSA
Tutti gli studi sulla cancerogenicità, tutti, sono sponsorizzati dall’industria.
MANUELE BONACCORSI
Come mai si è scelta proprio la Germania? Non c’è un conflitto di interessi?
JOSE TARAZONA – RESPONSABILE DELL’UNITÀ PESTICIDI DELL’EFSA
Ogni valutazione viene affidata a uno stato membro, è una decisione della commissione.
MANUELE BONACCORSI
Cioè è una decisione politica?

JOSE TARAZONA – RESPONSABILE DELL’UNITÀ PESTICIDI DELL’EFSA
Sì, ovviamente.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Insomma la Commissione UE a luglio, nel luglio scorso, ha proposto di prorogare l’uso del glifosato. Il Parlamento Europeo invece ha detto no, vietiamolo, ma tra 5 anni.
Gli esperti invece degli stati membri si sono riuniti due volte, non hanno trovato l’accordo.
Lo rifaranno, si rivedranno fra 10 giorni. L’Italia ha già annunciato il proprio no.
Insomma da una parte abbiamo lo Iarc che dice che il glifosato è un probabile cancerogeno.
L ’Efsa invece dice che no, non c’è rischio, ma si basa, come da manuale, su ricerche fatte da chi il glifosato lo produce.
In mezzo ci siamo noi che mangiamo la pasta.
Il paradosso qual è: che se anche l’Europa arrivasse a dire no al glifosato, non impedirebbe l’importazione di grano con l’erbicida.
Ecco, insomma sappiamo che c’è il problema, sappiamo che il grano arriva, sicuramente c’è chi controllerà.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Il grano diretto in Italia parte da questi silos, gli unici edifici che svettano nelle immense pianure canadesi. Questi sono di un’azienda che si chiama Dreyfus.
ANDREW KLIPPENSTEIN – LOUIS DREYFUS COMPANY
La nostra è una società che compra dagli agricoltori. Venite, vi faccio vedere.
Questi camion sono qui per consegnare il grano aspettano di caricare.
Qui carichiamo i vagoni 100-120 vagoni e da qui spediamo il grano per l’estero.
MANUELE BONACCORSI
Controllate anche il glifosato?
ANDREW KLIPPENSTEIN – LOUIS DREYFUS COMPANY
Se è specificato nel contratto di vendita.
Ma è raro, e qui non avremmo comunque gli strumenti per farlo.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Dreyfus è uno dei 4 colossi globali del trading di materie prime alimentari, le cosiddette ABCD, dalla iniziali del loro nome. Adm, Bunge, Cargill e Dreyfus.
Il loro business è molto semplice: comprano merci a un prezzo basso dagli agricoltori nelle
grandi coltivazioni estensive che si trovano in Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina e in Africa.
E li rivendono a un prezzo più alto nei grandi mercati in Europa e Cina.
Posseggono silos in tutto il mondo, e porti dedicati al caricamento di milioni di tonnellate di cereali. Dalle loro mani passa l’80% della produzione mondiale di grano, soia, mais, colza e riso.
OLIVIER DE SCHUTTER – UNIVERSITÀ DI HARVARD, EX RELATORE PER IL DIRITTO AL CIBO DELL’ONU
Il sistema che hanno messo in piedi ha la forma di una clessidra: in alto un grande numero di coltivatori, incapaci di negoziare un buon prezzo; al centro pochi ma grandi trader e alla base 7 miliardi di consumatori. I grandi traders decidono ciò che può essere coltivato e ciò che la gente può mangiare.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
A controllare il grano canadese diretto in Italia prima della partenza dovrebbe essere un’authority governativa, il Canadian Grain Commission.
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Non siamo qui per difendere solo gli interessi canadesi, vogliamo difendere anche i consumatori finali quelli d’oltreoceano, i clienti italiani.
MANUELE BONACCORSI
Controllate anche il glifosato?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Non è un test che facciamo su ogni nave.
MANUELE BONACCORSI
Cioè voi non controllate il glifosato in ogni nave?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Esatto. Il nostro compito è assicurarci che i contratti tra le aziende canadesi e quelle d’oltreoceano siano rispettati. Test aggiuntivi posso essere richiesti dai clienti se sono specificati nel contratto.


MANUELE BONACCORSI
Per voi l’indipendenza è un requisito importante?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Assolutamente.
MANUELE BONACCORSI
Perché avrei un dubbio, alcuni vostri importanti manager hanno lavorato per aziende di trading come Cargill.
Ad esempio, John Smolik, il vostro ex assistente capo è ora a capo del corporate affairs in Cargill. È questo che intendete per indipendenza?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Siamo molto indipendenti. La Grain Commission non si occupa di marketing, non vendiamo grano non compriamo grano.
MANUELE BONACCORSI
Però il controllore che lavora per il controllato…
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
La gente può cambiare posizione durante la sua vita.
MANUELE BONACCORSI
Anche lei ha lavorato per Cargill?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Sì, ho lavorato per Cargill in passato.
MANUELE BONACCORSI
Anche il vostro attuale capo Patty Miller?
GINO CASTONGUAY – ISPETTORE CAPO CANADA GRAIN COMMISSION
Sì.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Quindi abbiamo capito che in Canada la presenza di glifosato sul grano non viene controllata. E in Italia? Questo è il porto di Bari il principale scalo per l’importazione di cereali. In questo momento stanno scaricando proprio grano, proveniente da Vancouver.
GAETANO CAPODIFERRO – AGENZIA DELLE DOGANE DI BARI
Lo scarico dura dai tre giorni a i 10 giorni, dipende dalla stazza della nave.
MANUELE BONACCORSI
Che controlli fate ad esempio su una nave come questa? Salite sulla nave?
GAETANO CAPODIFERRO – AGENZIA DELLE DOGANE DI BARI
No, non saliamo mai sulla nave.
MANUELE BONACCORSI
Il fatto che questo grano sia tossico o meno chi lo controlla?
GAETANO CAPODIFERRO – AGENZIA DELLE DOGANE DI BARI
È un accertamento di tipo qualitativo che riguarda specificatamente la Sanità, quindi loro faranno delle analisi documentali e fisiche sulla tipologia di grano che si intende importare.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
Il ministero della Sanità qui al porto di Bari ha un ufficio periferico, che si chiama Usmaf. Almeno qui controlleranno la presenza di glifosato?
LUCIO MASCOLO – RESPONSABILE USMAF DI BARI MINISTERO DELLA SALUTE
Il glifosato questo effettivamente è un problema. Purtroppo le devo dire che in Italia nonostante la nostra ricerca non c’è un laboratorio pubblico, almeno per quel che ci è dato di sapere, che sia in grado di fare con prova accreditata questo esame.
MANUELE BONACCORSI
Lei mi sta dicendo che non si fanno mai analisi sul glifosato?
LUCIO MASCOLO – RESPONSABILE USMAF DI BARI MINISTERO DELLA SALUTE
Sì, diciamo che sul glifosato noi… per quanto riguarda i nostri controlli ufficiali non possiamo farli.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
E il grano col glifosato viene immesso nel mercato italiano ed entra nel ciclo di produzione della pasta.
MANUELE BONACCORSI
Siamo sicuri della qualità del grano che importiamo dall’estero?
ROBERTA RUSSO – RESPONSABILE COMUNICAZIONE AIDEPI
Quello che compriamo noi deve rientrare nei limiti. Nessuno ha mai trovato, sono state trovate delle tracce infinitesimali in pochissimi campioni, che sono al di sotto del livello di sicurezza che comunque è iper-precauzionale, come può sapere meglio di me, in… mi pare un campione, due campioni…
MANUELE BONACCORSI
Guardi, noi ne abbiamo analizzati 6, abbiamo fatto l’en plein.
Tracce glifosato in 6 su 6.
ROBERTA RUSSO – RESPONSABILE COMUNICAZIONE AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiana)
Ok, e questi laboratori erano accreditati?
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Certo che è accreditato, ci mancherebbe. Comunque noi abbiamo fatto analizzare 6 marchi di pasta, quelli più venduti, quelli che mangiamo di più e tracce di glifosato le abbiamo trovate in tutte e 6. Lo diciamo subito, ampiamente sotto i limiti di legge che in Italia sono fissati in 10mg/kg per quello che riguarda il grano.
E i risultati sono questi:
Presenza di glifosato e del suo metabolita “Ampa”
Barilla 0,301 mg/kg
Garofalo 0,286
Divella 0,249
Rummo 0,137
La Molisana 0,086
De Cecco 0,083
Secondo l’Efsa, l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare, il rischio per l’uomo è se supera i limiti giornalieri di 0,5 mg per ogni chilo di peso corporeo. Questo significa in base alle dosi che abbiamo trovato, un uomo dovrebbe di media corporatura, dovrebbe mangiare ogni giorno dai 100 ai 600 kg di pasta. Quindi siamo ampiamente al sicuro.
Un po’ meno invece secondo l’Istituto di Ricerca Indipendente Ramazzini, che collabora in tema ambientale con il governo americano. Ha appena concluso uno studio pilota sull’uso del glifosato in dosi minime.
Ecco, ha anticipato a Report i risultati e su questi ha ritenuto informare il governo.

MANUELE BONACCORSI
Questi sono i risultati delle analisi che abbiamo fatto sulla pasta. Possiamo stare
tranquilli?
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
Ma, vede, fino a 10 anni fa le avrei detto di stare tranquillo. Oggi, alla luce di quelli che sono i risultati della ricerca scientifica, sappiamo che dosi bassissime possono tornare a livelli di rischio molto alto. Nel nostro studio abbiamo visto la frammentazione del DNA, quindi un effetto geno tossico.
MANUELE BONACCORSI
Questo avviene anche a basse quantità?
FIORELLA BELPOGGI – ISTITUTO RAMAZZINI
Certo, certo. Proprio le basse quantità, quelle che vengono considerate dosi sicure, provocano invece effetti straordinariamente forti sull’equilibrio ormonale. Quindi oggi dire che esistono dosi senza rischio è un po’ una mistificazione.
È doveroso da parte nostra mettere al corrente le autorità competenti, perché in effetti il pericolo sul glifosato sussiste.
MANUELE BONACCORSI FUORI CAMPO
La dottoressa Belpoggi ha ritenuto di informare immediatamente il ministro Martina con una lettera. “Il nostro studio pilota mette in evidenza un impatto notevole del glifosato in termini di salute pubblica”.

ROBERTA RUSSO – RESPONSABILE COMUNICAZIONE AIDEPI
Noi siamo preoccupati quanto voi, non è che siamo contenti di utilizzare eventualmente o di trovare tracce, però se l’Efsa ci dice una cosa, il legislatore italiano ce ne dice un’altra, noi produciamo secondo quello che possiamo fare… secondo me i produttori italiani di pasta cercano sempre di reperire la materia prima il più possibile senza glifosato, senza tracce residue.
MANUELE BONACCORSI
Però caspita 6 su 6 vuol dire che…

ROBERTA RUSSO – RESPONSABILE COMUNICAZIONE AIDEPI
Beh, come le dicevo, il grano estero è necessario per la pastificazione, non potremmo
farne a meno.  (Continua)

 

 

alexik

Un commento

  • Aggiungo questo comunicato di “Cambia la terra” (fonte: http://www.cambialaterra.it/)

    Parte oggi la campagna per sconfiggere la chimica nel piatto, con un mini-reality web

    Basta una ‘semplice’ analisi delle urine e una normale famiglia italiana di quattro persone scopre di essere pesantemente contaminata dai pesticidi. Per tre dei membri alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui in queste settimane l’Europa deve decidere o meno la possibilità di utilizzo nei prossimi anni. Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca – tra i tanti altri danni – particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate.

    Parte oggi la campagna #ipesticididentrodinoi, con un video che mostra il grado di contaminazione della famiglia D. – romana, con abitudini alimentari nella media – rispetto ad alcuni tra i pesticidi ed erbicidi più utilizzati in agricoltura: glifosato, clorpirifos e piretroidi. La campagna fa parte di Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate – singole personalità del mondo della ricerca.

    Scopo dell’esperimento sociale è dimostrare quanto l’assunzione di pesticidi possa essere influenzata dalla dieta. Così una famiglia di 4 persone (i genitori, Marta e Giorgio assieme ai loro bambini, Stella di 9 anni e Giacomo di 7) ha accettato di fare il test sulla presenza o meno di pesticidi nelle urine e – dopo 15 giorni di dieta 100% bio, quindi totalmente priva di chimica di sintesi – ripetere le analisi per verificare la differenza tra prima e dopo. Tutta la campagna #ipesticididentrodinoi è online e tutti possono seguire giorno dopo giorno, attraverso video e post della famiglia, l’evolversi della dieta. Il 30 novembre prossimo saranno presentati i risultati finali, e si risponderà alla domanda: è possibile, con solo 15 giorni a zero pesticidi ridurre o eliminare la quantità di sostanze chimiche che assorbiamo quotidianamente attraverso gli alimenti?

    Le indagini, effettuate su un campione individuale di urine, sono state eseguite dal laboratorio di analisi Medizinisches Labor di Brema certificato ISO, che ha già eseguito per le Coop Danimarca lo stesso tipo di analisi. La Famiglia D., già attenta alle proprie scelte alimentari, è comunque contaminata – in differenti percentuali a seconda del componente – da sostanze chimiche.

    Dalle analisi del laboratorio tedesco risulta che il livello di glifosato – l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo, probabile cancerogeno per l’uomo secondo l’Istituto internazionale di ricerca sul cancro – nelle urine dei figli, Stella e Giacomo, è maggiore della media. Per Giorgio è particolarmente alto, più del doppio della media (116% in più).

    Per quanto riguarda il clorpirifos – insetticida con effetti su sistema nervoso centrale, sistema circolatorio e respiratorio – la situazione è particolarmente preoccupante per Marta e il figlio Giacomo che presentano concentrazioni superiori a quelle trovate nel 95% della popolazione di riferimento, ma anche Giorgio e la figlia Stella hanno valori sensibilmente più alti della media.

    I piretroidi – pesticidi ad ampio spettro per cui sono dimostrati disturbi dell’apprendimento, danni al sistema nervoso, al fegato, al cuore, all’apparato digerente e sul sangue – sono stati distinti in due dei più frequenti metaboliti (molecole in cui si scinde un composto chimico): Cl2CA e m-PBA. Tutti e quattro i componenti della famiglia D. sono risultati positivi ai piretroidi per la presenza, in particolare, di m-PBA. Nel caso di Marta c’è un valore molto elevato per questo metabolita, tanto alto da essere superiore a quello che si riscontra solo nel 5% della popolazione di riferimento. Nei figli sono presenti quantità sensibilmente superiori alla media non solo per m-PBA, ma anche per Cl2CA.

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