Grazie Gianni (12): «Il paese senza punta»

12° appuntamento – di 52 – con Rodari (*): elaborazione di Chief Joseph

  Prefazione. Il viaggio: una voce, uno sguardo, una presenza che ti obbligano a fermarti.

Il paese senza punta di Gianni Rodari

Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore.

Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese dove gli spigoli delle case erano rotondi, e i tetti non finivano a punta ma con una gobba dolcissima. Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne lì per lì l’idea di infilarsene una all’occhiello. Mentre coglieva la rosa faceva molta attenzione a non pungersi con le spine, ma si accorse subito che le spine non pungevano mica, non avevano punta e parevano di gomma, e facevano il solletico alla mano.

Guarda, guarda” disse Giovannino ad alta voce. Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo.
“Non lo sapeva che è vietato cogliere le rose?”.
“Mi dispiace, non ci ho pensato”.
“Allora pagherà soltanto mezza multa” disse la guardia, che con quel sorriso avrebbe potuto benissimo esser l’omino di burro che portava Pinocchio al Paese dei Balocchi.

Giovannino osservò che la guardia scriveva la multa con una matita senza punta, egli scappò di dire:
“Scusi, mi fa vedere la sua sciabola?”.
“Volentieri” disse la guardia. E naturalmente nemmeno la sciabola aveva la punta.

Ma che paese è questo?” domandò Giovannino.
“Il Paese senza punta” rispose la guardia, con tanta gentilezza che le sue parole si dovrebbero scrivere tutte con la lettera maiuscola.

E per i chiodi come fate?”.
“Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi”.
Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera.

Per carità, non voglio mica finire in prigione per oltraggio a pubblico ufficiale. I due schiaffi, semmai, dovrei riceverli, non darli”.
“Ma qui usa così” spiegò gentilmente la guardia, “per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli”.
“Alla guardia?”
“Alla guardia”.
“Ma è ingiusto, è terribile”.

Certo che è ingiusto, certo che è terribile” disse la guardia. “La cosa è tanto odiosa che la gente, per non essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia quei due schiaffi, e un’altra volta stia più attento”.

Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia: le farò una carezza, invece”.
“Quand’è così” concluse la guardia, “dovrò riaccompagnarla alla frontiera”.

E Giovannino, umiliatissimo, fu costretto ad abbandonare il Paese senza punta.

Ma ancor oggi sogna di poterci tornare, per viverci nel più gentile dei modi, in una bella casetta con tetto senza punta.

 

Post-prefazione. Quando io, tu, egli, noi, voi essi non sono più separati da alcuna virgola.

 

(*) Gianni Rodari è nato il 23 ottobre 1920. Per ricordarlo è partito “L’ANNO RODARIANO”. Io lo amo molto e penso di essere in numerosa (e bella) compagnia. Così ho deciso di festeggiarlo in bottega almeno fino all’ottobre 1920, cioè per 52 settimane. Ho chiesto a 51 fra amiche e amici di scegliere un suo brano. Perciò ogni lunedì – dalle 02 – lettori e lettrici della bottega potranno scoprire come qualcuna/o ricorda Rodari e magari commentare o fare le loro proposte. Ho una ideuzza per tutte/i: nello spirito “rodariano” mi parrebbe una bella iniziativa se ogni lunedì chi passa di qui poi regalasse il testo letto a qualcuna/o, possibilmente proprio a persone che leggono poco o nulla. Così per «vedere l’effetto che fa». Ci state? [db]

L’IMMAGINE IN APERTURA è di Mauro Biani, autore molto “rodariano”

Redazione
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