Grazie Gianni (18): «Il filobus numero 75»

diciottesimo appuntamento – di 52 – con Rodari (*): la scelta di Gianluca Cicinelli

Se non è stato il primo, è stato uno dei primi due racconti – trovati per caso, sfogliando il libro di lettura in terza elementare – che ho fatto miei. I bambini hanno un rapporto magico con il tempo. Io ce l’ho ancora, anche grazie a questo racconto. Buona lettura. Gianluca Cicinelli

 Gianni Rodari – Il filobus numero 75

Una mattina il filobus numero 75, in partenza da Monteverde Vecchio per Piazza Fiume, invece di scendere verso Trastevere, prese per il Gianicolo, svoltò giù per l’Aurelia Antica e dopo pochi minuti correva tra i prati fuori Roma come una lepre in vacanza. I viaggiatori, a quell’ora, erano quasi tutti impiegati, e leggevano il giornale, anche quelli che non lo avevano comperato, perché lo leggevano sulla spalla del vicino. Un signore, nel voltar pagina, alzò gli occhi un momento, guardò fuori e si mise a gridare: «Fattorino, che succede? Tradimento, tradimento!».

Anche gli altri viaggiatori alzarono gli occhi dal giornale, e le proteste diventarono un coro tempestoso: «Ma di qui si va a Civitavecchia!», «Che fa il conducente?», «E’ impazzito, legatelo!», «Che razza di servizio!», «Sono le nove meno dieci e alle nove in punto debbo essere in Tribunale – gridò un avvocato – se perdo il processo faccio causa all’azienda».

Il fattorino e il conducente tentavano di respingere l’assalto, dichiarando che non ne sapevano nulla, che il filobus non ubbidiva più ai comandi e faceva di testa sua. Difatti in quel momento il filobus uscì addirittura di strada e andò a fermarsi sulle soglie di un boschetto fresco e profumato. «Uh, i ciclamini» esclamò una signora, tutta giuliva. «E’ proprio il momento di pensare ai ciclamini» ribatté l’avvocato.

«Non importa – dichiarò la signora – arriverò tardi al ministero, avrò una lavata di capo, ma tanto è lo stesso, e giacché ci sono mi voglio levare la voglia dei ciclamini. Saranno dieci anni che non ne colgo». Scese dal filobus, respirando a bocca spalancata l’aria di quello strano mattino, e si mise a fare un mazzetto di ciclamini. Visto che il filobus non voleva saperne di ripartire, uno dopo l’altro i viaggiatori scesero a sgranchirsi le gambe o a fumare una sigaretta e intanto il loro malumore scompariva come la nebbia al sole.

Uno coglieva una margherita e se la infilava all’occhiello, l’altro scopriva una fragola acerba e gridava: «L’ho trovata io. Ora ci metto il mio biglietto, e quando è matura la vengo a cogliere, e guai se non la trovo». Difatti levò dal portafogli un biglietto da visita, lo infilò in uno stecchino e piantò lo stecchino accanto alla fragola. Sul biglietto c’era scritto: – Dottor Giulio Bollati.

Due impiegati del ministero dell’Istruzione appallottolarono i loro giornali e cominciarono una partita di calcio. E ogni volta che davano un calcio alla palla gridavano: «Al diavolo!». Insomma, non parevano più gli stessi impiegati che un momento prima volevano linciare i tranvieri. Questi, poi, si erano divisi una pagnottella col ripieno di frittata e facevano un picnic sull’erba.

«Attenzione!» gridò ad un tratto l’avvocato. Il filobus, con uno scossone, stava ripartendo tutto solo, al piccolo trotto. Fecero appena in tempo a saltar su, e l’ultima fu la signora dei ciclamini che protestava: «Eh, ma allora non vale. Avevo appena cominciato a divertirmi».

«Che ora abbiamo fatto?» domandò qualcuno. «Uh, chissà che tardi». E tutti si guardarono il polso. Sorpresa: gli orologi segnavano ancora le nove meno dieci. Si vede che per tutto il tempo della piccola scampagnata le lancette non avevano camminato. Era stato tempo regalato, un piccolo extra, come quando si compra una scatola di sapone in polvere e dentro c’è un giocattolo. «Ma non può essere!» si meravigliava la signora dei ciclamini, mentre il filobus rientrava nel suo percorso e si gettava giù per via Dandolo. Si meravigliavano tutti. E sì che avevano il giornale sotto gli occhi, e in cima al giornale la data era scritta ben chiara: 21 marzo. Il primo giorno di primavera tutto è possibile.

(Tratto da “Favole al telefono“)

TRE NOTICINE DELLA “BOTTEGA”

1 – Ovviamente il 75 esisteva ed esiste.

2 –Se osservate con attenzione la mappa qui sopra vedrete che adesso il 75 ha cambiato percorso: parte da piazza Indipendenza e arriva a Trastevere. Peccato che via dei Ciclamini a Roma sia “fuori mano” altrimenti si poteva far lì una piccola sosta: e una voce (non metallica) poteva leggere il racconto di Rodari.

3 – Una piccola perla ironica nel racconto è il nome dello scopritore di «una fragola acerba». Infatti Giulio Bollati è stato collaboratore e poi direttore dell’Einaudi che all’epoca pubblicava i libri di Rodari.

(*) Gianni Rodari è nato il 23 ottobre 1920. Per ricordarlo è partito “L’ANNO RODARIANO”. Io lo amo molto e penso di essere in numerosa (e bella) compagnia. Così ho deciso di festeggiarlo in bottega almeno fino all’ottobre 2020, cioè per 52 settimane. Ho chiesto a 51 fra amiche e amici di scegliere un suo brano. Perciò ogni lunedì – dalle 02 – lettori e lettrici della bottega potranno scoprire come qualcuna/o ricorda Rodari e magari commentare o fare le loro proposte. Ho una ideuzza per tutte/i: nello spirito “rodariano” mi parrebbe una bella iniziativa se ogni lunedì chi passa di qui poi regalasse il testo letto a qualcuna/o, possibilmente proprio a persone che leggono poco o nulla. Così per «vedere l’effetto che fa». Ci state? [db]

ciuoti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *