Grazie Gianni (35): bambole e tabù

trentacinquesimo appuntamento – di 52 – con Rodari (*): la scelta di Marina Mannucci

«Voglio andare in cortile a giocare ai birilli – dichiara la bambola, facendo volare ciocche di capelli da tutte le parti. Voglio una grancassa, voglio un prato, un bosco, una montagna e il monopattino. Voglio fare la scienziata atomica, il ferroviere e la pediatra. Anche l’idraulico. E se avrò una figlia, la manderò al campeggio. E quando la sentirò dire “Mamma, voglio fare la casalinga come te e lucidare le scarpe di mio marito, di sopra e di sotto” la metterò in castigo in piscina e per penitenza la porterò a teatro».

da «La bambola a transistor» in Novelle fatte a macchina (1973)

«Chiamerò tabù un certo gruppo di storie che personalmente trovo utile raccontare ai bambini, ma di fronte alle quali molti arricceranno il naso. Esse rappresentano un tentativo di discorrere con il bambino di argomenti che gli interessano intimamente ma che l’educazione tradizionale relega in generale tra le cose di cui non sta bene parlare: le sue funzioni corporali, le sua curiosità sessuali. Si intende che la definizione di tabù è polemica e che io faccio appello all’infrazione del tabù. Credo che non solo in famiglia ma anche nella scuola si dovrebbe poter parlare di queste cose in piena libertà e non solo in termini scientifici perché non di sola scienza vive l’uomo. Conosco anche i guai che toccano agli insegnanti, sia di scuola materna che di scuola elementare e media, i quali vogliono portare i bambini e ragazzi a esprimere totalmente loro contenuti, a liberarsi di tutte le paure, a sconfiggere ogni eventuale senso di colpa. Quella parte dell’opinione pubblica che rispetta i tabù fa presto ad accusare di oscenità, a far intervenire autorità scolastiche a sventolare il codice penale. Che un bambino osi disegnare un nudo, maschile o femminile, completo dei suoi attributi e facilmente contro il suo maestro si scalderanno la sessofobia la stupidaggine e la crudeltà del prossimo».

 

«Se un giorno scriverò questa storia, consegnerò il manoscritto al notaio, con l’ordine di pubblicarlo intorno al 2017, quando il concetto di cattivo gusto avrà subito la necessaria ed inevitabile evoluzione. A quel tempo sembrerà di cattivo gusto sfruttare il lavoro altrui e mettere in prigione gli innocenti e i bambini invece saranno padroni di inventarsi storie veramente educative anche sulla cacca».

Da «Grammatica della fantasia» (1980)

(*) Gianni Rodari è nato il 23 ottobre 1920. Per ricordarlo è partito “L’ANNO RODARIANO”. Io lo amo molto e penso di essere in numerosa (e bella) compagnia. Così ho deciso di festeggiarlo in bottega almeno fino all’ottobre 2020, cioè per 52 settimane. Ho chiesto a 51 fra amiche e amici di scegliere un suo brano. Perciò ogni lunedì – dalle 02 – lettori e lettrici della bottega potranno scoprire come qualcuna/o ricorda Rodari e magari commentare o fare le loro proposte. Ho una ideuzza per tutte/i: nello spirito “rodariano” mi parrebbe una bella iniziativa se ogni lunedì chi passa di qui poi regalasse il testo letto a qualcuna/o, possibilmente proprio a persone che leggono poco o nulla. Così per «vedere l’effetto che fa». Ci state? [db]

Redazione
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