Grazie Gianni (6): «come si fa a inventare le storie?»

sesto appuntamento – di 52 – con Rodari (*): la scelta di Santa Spanò

Gianni Rodari è la filastrocca, la poesia, il racconto facile, chiaro, indimenticabile autore della letteratura italiana e  internazionale. La sua grande capacità: creare storie semplici che regalano profondi e preziosi insegnamenti. Ma come si fa a inventare storie tanto belle?

«C’è sempre il bambino che domanda, per l’appunto: Come si fa a inventare le storie? E merita una risposta onesta». C’è anche un adulto, un insegnante, un poeta, uno scrittore, un artista che almeno una volta nella vita si è posto la stessa domanda.

E chi potrebbe darci una risposta onesta se non lui, proprio lui Gianni Rodari nella sua “Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie“, che uscì per la prima volta in Italia nel 1973 per Einaudi:

 “Nell’inverno 1937-38, in seguito alla raccomandazione di una maestra, moglie di un vigile urbano, venni assunto per insegnare l’italiano ai bambini in casa di ebrei tedeschi che credevano – lo credettero per pochi mesi – di aver trovato in Italia un rifugio contro le persecuzioni razziali. Vivevo con loro, in una fattoria sulle colline presso il lago Maggiore. Con i bambini lavoravo dalle sette alle dieci del mattino. Il resto della giornata lo passavo nei boschi a camminare e a leggere Dostoevskij. Fu un bel periodo fin che durò…

Un giorno, nei “Frammenti” di Novalis (1772-1801), trovai quello che dice: «Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare». Era molto bello… ripartiti i miei ebrei in cerca di un’altra patria, insegnavo nelle scuole elementari. Dovevo essere un pessimo maestro, mal preparato al suo lavoro e avevo in mente di tutto… avevo in mente di tutto fuor che la scuola. Forse, però, non sono stato un maestro noioso. Raccontavo ai bambini, un po’ per simpatia un po’ per la voglia di giocare, storie senza il minimo riferimento alla realtà né al buonsenso…

Fu in quel tempo che intitolai pomposamente un modesto scartafaccio “Quaderno di Fantastica”, prendendovi nota non delle storie che raccontavo, ma del modo come nascevano, dei trucchi che scoprivo, o credevo di scoprire, per mettere in movimento parole e immagini.

Tutto questo fu poi a lungo dimenticato e sepolto, fino a quando, quasi per caso, intorno al ’48, cominciai a scrivere per i bambini…

Il libretto che presento ora… Non rappresenta – sarà ora il caso di precisarlo – né il tentativo di fondare una «Fantastica» in tutta regola, pronta per essere insegnata e studiata nelle scuole come la geometria, né una teoria completa dell’immaginazione e dell’invenzione, per la quale ci vorrebbero ben altri muscoli e qualcuno meno ignorante di me. Non è nemmeno un «saggio». Non so bene che cosa sia, in effetti. Vi si parla di alcuni modi di inventare storie per bambini e di aiutare i bambini a inventarsi da soli le loro storie: ma chi sa quanti altri modi si potrebbero trovare e descrivere. Vi si tratta solo dell’invenzione per mezzo delle parole e si suggerisce appena, ma sena approfondire, che le tecniche potrebbero facilmente essere trasferite in altri linguaggi…

Io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola.

«Tutti gli usi della parola a tutti» mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.

… una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere…

… Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore.

Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro o lo sport (se non diventano un affare). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.”

Continuate a leggere voi, io qualcosa l’ho già imparata:

Di imparare non si finisce mai,

e quel che non si sa

è sempre più importante

di quel che si sa già.

Questa scuola è il mondo intero

quanto è grosso:

apri gli occhi e anche tu sarai promosso.

(da “Una scuola grande come il mondo” di Gianni Rodari)

di Santa Spanò

*Per il video grazie a Giuseppe Cassarà, I bambini intervistano Gianni Rodari – Tv Svizzera

Le immagini in questo post provengono dal Web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio. 

(*) Come forse sapete Gianni Rodari è nato il 23 ottobre 1920. Per ricordarlo è partito “L’ANNO RODARIANO”. Io lo amo molto e penso di essere in numerosa (e bella) compagnia. Così ho deciso di festeggiarlo in bottega almeno fino all’ottobre 1920, cioè per 52 settimane. Così ho chiesto a 51 fra amiche e amici di scegliere un suo brano: oltre 30 risposte, dunque siamo sulla buona strada. Perciò ogni lunedì – dalle 02 – lettori e lettrici della bottega potranno scoprire come qualcuna/o ricorda Rodari e magari commentare o fare le loro proposte. Ho una ideuzza per tutte/i: nello spirito “rodariano” mi parrebbe una bella iniziativa se ogni lunedì chi passa di qui poi regalasse il testo letto a qualcuna/o, possibilmente persone che leggono poco o nulla. Così per «vedere l’effetto che fa». Ci state? [db]

La vignetta “rodariana” di Mauro Biani è dedicata a Vik, Vittorio Arrigoni.

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

2 commenti

  • susanna sinigaglia

    anche a me piace tantissimo rodari, che mi ha insegnato e fatto conoscere molto… grazie santa e grazie daniele!!!

    • Spero, nello spirito di questa iniziativa, regalarai “il testo letto a qualcuna/o, possibilmente persone che leggono poco o nulla. Così per «vedere l’effetto che fa».” Diffondiamo bellezza…
      Grazie Susanna.

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