Guardare è politica

di Monica Lanfranco

Sarebbe superfluo commentare le dichiarazioni rilasciate nell’intervista dalla escort Terry, se non fosse per quello sguardo.

Non tanto il suo, opaco e privo di spessore e di quale che sia interesse, come se dentro a quella donna che parla non ci fosse nessuno, vuota, priva di passione e futuro come quello che dice, inesorabilmente senza speranza, e triste.

Ma quello stesso sguardo l’ho visto balenare sul volto di altre ragazze, colto mentre si posava su un oggetto del desiderio.

L’ho intercettato mentre veniva scoccato da una donna intorno ai 30 anni rivolto verso un giovane in fila prima di me.

Una giornata qualunque, la ragazza lavora allo sportello, alza gli occhi verso il prossimo in fila, vede il ragazzo. Il suo sguardo, che avrebbe potuto essere un ovvio lancio di occhi verso una inaspettata bellezza, un momento di attrazione e di meraviglia  si è in un secondo trasformato in qualcosa d’altro: una valutazione.

Una feroce, rapinosa valutazione. C’era tutto, in quel repentino cambiamento da ammirazione desiderante a soppesamento di quella porzione di carne bene muscolata un tanto al chilo. Una valutazione passata in un attimo da erotico-emotiva in  economica.

Il ragazzo era diventato un pezzo di carne, un oggetto sul mercato, come nelle puntate di uomini e donne, il più noto mercato televisivo della globalizzazione italiana, e quindi il più grande e potente luogo di formazione dell’immaginario collettivo per chi ha tra i 15 e i 35 anni.

Lo vedo fare di continuo agli occhi e quindi agli sguardi maschili, puntati sulle donne di tutte le età, anche se ormai l’età delle donne guardate è sempre più bassa, e scivola in modo allarmante anche sulle bambine.

Ora l’ho visto anche, identico, negli occhi di una donna, e c’è perfino qualcuna che sostiene che questa sia una buona prova dell’esercizio della acquisita libertà femminile.

Viene da domandarsi: ma se non sono più il desiderio, l’attrazione, l’eros, la bellezza a muovere i nostri sguardi e quindi di conseguenza  le nostre azioni, come possono questi sguardi costruire relazioni con altri nostri simili, e quale è il paradigma che muove chi guarda, che ha mosso lo sguardo opaco di quella ragazza?

L’economia, mi sono trovata a rispondere.

L’economia di mercato, che attribuisce a qualunque cosa, persona, sentimento e (se pur fugace) condizione (come la bellezza fisica) un prezzo.

Terry è una delle meschine e opache teoriche della visione amorale nella quale siamo impantanati in Italia.

L’economia di mercato, nella quale non esistono per principio beni indisponibili, rischia di essere il grande e unico  motore delle azioni e delle emozioni di una parte della generazione di giovani e ragazze che si sono formate con la tv, dove i modelli per uomini e donne sono quelli e quelle che riescono a finire dentro la scatola, non importa a fare e a dire cosa.

E, ciò che trovo ancora più inquietante, questa visione del mondo è percepita come una delle conseguenze della lotta di liberazione delle donne e quindi come una scelta di libertà.

 

Redazione
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