Guatemala: finalmente giustizia per le donne di Sepur Zarco

di David Lifodi

240 anni di carcere per Heriberto Valdez Asig e 120 per Francisco Reyes Girón: la coraggiosa giudice Jazmin Barrios, quella che nel 2013 aveva condannato ad 80 anni il macellaio Ríos Montt per genocidio e crimini contro l’umanità (prima che il dittatore si salvasse ancora una volta), ha riconosciuto colpevoli i due militari per le violenze commesse contro le donne maya della comunità di Sepur Zarco avvenute nel 1982 in Guatemala in piena operazione tierra arrasada. Nel contesto attuale del paese centroamericano, dove l’impunità la fa da padrone e gli indigeni continuano ad essere considerati alla stregua delle bestie, si tratta di una sentenza storica.

I fatti. Nel 1982 un battaglione militare di contrainsurgencia dello stato occupò militarmente la comunità di Sepur Zarco con il pretesto di punire il presunto appoggio di quest’ultima alla guerriglia. Le donne divennero le schiave dei militari, furono più volte violentate e picchiate, mentre i mariti divennero desaparecidos o furono uccisi dopo atroci torture. La presenza dell’esercito si protrasse per sei mesi. Il regime guatemalteco era convinto che la gente di Sepur Zarco appoggiasse la lotta armata, ma in realtà stava solo combattendo per veder riconosciuto il diritto alla terra. La violenza sessuale, largamente utilizzata dall’esercito con il beneplacito delle massime cariche dello Stato, serviva non solo per controllare il territorio, ma per tenere soggiogata la popolazione, anche dal punto di vista psicologico, e sottometterla ai lavori forzati. La sentenza della giudice Jazmin Barrios, che rappresenta un precedente molto importante per il Guatemala non solo a livello di memoria e riconoscimento dei diritti delle comunità maya, ma anche in un contesto in cui ancora la violenza sessuale e la schiavitù femminile e domestica continuano a farla da padrone, è stata raggiunta grazie alle testimonianze di quindici sopravvissute all’orrore con il sostegno delle associazioni Mujeres Transformando el Mundo, Jalok U e Unión Nacional de Mujeres Guatemaltecas. Francisco Reyes Girón, allora responsabile del distaccamento militare, era a conoscenza delle violenze commesse dal suo reparto militare, ma non fece niente per interrompere gli abusi: per questo, assume ancora più valore la sentenza di Jazmin Barrios. Si tratta della prima volta, infatti, che un tribunale nazionale guatemalteco giudica i crimini di guerra dal punto di vista della violenza sessuale, della schiavitù sessuale e della schiavitù domestica. Da tempo le donne di Sepur Zarco reclamavano giustizia. Durante il conflitto armato interno, che è durato oltre trenta anni  e che il sociologo Carlos Figueroa, riferendosi allo sterminio dei maya, ha definito come “il genocidio più grande vissuto nell’America contemporanea”, la violenza sessuale godeva di legittimità sociale, come indicato anche nel rapporto Guatemala Nunca Más per il quale avevano speso tutte le energie monsignor Juan Gerardi e l’ufficio dei diritti umani dell’arcivescovado di Città del Guatemala. Il rapporto, che accusava i militari e metteva con le spalle al muro lo Stato guatemalteco per le atrocità del conflitto armato, raccontate con dovizia di particolari grazie alle testimonianze dirette raccolte, fu pubblicato il 24 aprile 1998. Due giorni dopo, monsignor Gerardi fu assassinato. Centinaia di massacri e di comunità maya sterminate e un milione tra esiliati e rifugiati caratterizzarono la vita del paese tra il 1954, dopo che la Cia spodestò Jacobo Arbenz, e il 1996, l’anno in cui furono siglati gli accordi di pace. Da allora, la guerriglia ha deposto le armi, ma per il resto tutto è proseguito come prima. L’Alianza Rompiendo el Silencio y la Impunidad parla di almeno 50.000 denunce raccolte ogni anno per violenze contro le donne, di 15.000 gravidanze di bambine con meno di 14 anni e di centinaia di casi di femminicidio. Di fatto, la violenza sistematica contro le donne utilizzata all’epoca del regime militare è rimasta radicata nel paese anche al ritorno in una “democrazia” solo formale e che ha dovuto subire l’onta di vedere alla presidenza, tra gli altri, il sanguinario Otto Pèrez Molina, generale ampiamente coinvolto nell’operazione tierra arrasada, e attualmente Jimmy Morales, ex comico noto per il suo razzismo e per la sua inadeguatezza. Con il volto coperto per motivi di sicurezza, le donne maya Q’eqchí che hanno inchiodato i loro carnefici grazie alle loro testimonianze hanno combattuto questa battaglia fin dal 2011, quando avevano partecipato al Tribunal de Conciencia contra la Violencia Sexual hacia las Mujeres. A questo proposito, Jazmin Barrios ha spiegato che sta lavorando affinché le vittime possano sporgere denuncia evidenziando l’aggravante di genere (femminile) e culturale (indigene maya) e ritiene che la sua sentenza rappresenti un motivo di vergogna per i repressori, come accade per i militari argentini costretti a subire gli escraches dell’associazione Hijos. Inoltre, la sentenza accusa i militari di aver considerato le donne di Sepur Zarco come un obiettivo di guerra nella politica genocida condotta dalle forze armate guatemalteche.

La condanna dei militari ad un totale di 360 di carcere non rappresenta solo un atto di giustizia per le donne maya schiavizzate da un intero battaglione, ma si colloca in una più ampia prospettiva di genere che potrebbe incoraggiare le denunce nei confronti dei molteplici episodi di violenza maschile purtroppo assai attuali anche ai giorni nostri. Il messaggio è chiaro: la violenza sessuale contro le donne non sarà tollerata e i responsabili saranno condannati. Finalmente uno spiraglio di luce anche per il martoriato Guatemala.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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