Guatemala: un nuovo movimento politico per indigeni e contadini

di David Lifodi

Nel corso della primavera è passata quasi sotto silenzio la nascita, in Guatemala, del Movimiento Político para la Liberación de Los Pueblos nell’ambito dell’incontro organizzato dalle comunità in resistenza riunite nel Comité de Desarrollo Campesino (Codeca).

L’arrivo sulla scena di questo nuovo movimento politico non è stata coperta né dalla televisione né dai giornali, ad eccezione della Federación Guatemalteca de Escuelas Radiofónicas, eppure si tratta di un incontro che potrebbe dare una nuova speranza al martoriato paese centroamericano. L’intento principale del Movimiento Político para la Liberación de Los Pueblos,che ha la peculiarità di porsi come il braccio politico delle comunità indigene e contadine, rappresenta una novità per la frammentata e disastrata sinistra guatemalteca, ma mira anche ad un obiettivo più ambizioso, quello di dare impulso all’Assemblea Costituente Popolare Plurinazionale. In un paese che, nonostante la ratifica della pace formale, in pratica è passato da una guerra ad un’altra, non si tratta di un compito facile. Le mobilitazioni del 2015, che avevano avuto un ruolo significativo nelle dimissioni di Otto Pérez Molina e di Roxana Baldetti, accusati di essere al centro di una rete di corruzione denominata La Línea, responsabile di aver aiutato le imprese straniere ad eludere il sistema tributario guatemalteco, non sono però riuscite ad incidere realmente sulla struttura politica del paese. Dalla mobilitazione degli indignados ne ha approfittato Jimmy Morales, nuovo presidente del Guatemala che ha raggiunto il potere sfruttando abilmente i peggiori luoghi comuni ed un becero qualunquismo anticasta. Del resto, lo stesso Morales è stato ampiamente sostenuto dall’associazione degli ex veterani militari che ha appoggiato l’operazione terra bruciata e il genocidio maya avvenuto negli anni Ottanta. In questo contesto, il Movimiento Político para la Liberación de Los Pueblos proverà a cambiare lo stato delle cose e si pone come un’alternativa anche nel deserto politico presente a sinistra. La Urng (Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca), che negli anni ’80 aveva combattuto, armi in pugno, le dittature susseguitesi nel paese centroamericano, ha finito per isolarsi a causa del suo settarismo e dogmatismo, senza comprendere a fondo che il futuro del paese e dei movimenti sociali stava nelle rivendicazioni delle comunità indigene e contadine. Ad esempio, quando le piazze chiedevano a gran voce le dimissione di Molina, l’Urng celebrava il suo congresso, invece di stare per le strade. Al tempo stesso, anche Winaq, che pure si era presentato negli anni scorsi, anche nelle competizioni elettorali, come partito politico indigenista di sinistra, non è riuscito ad attrarre consensi e per questi motivi il Movimiento Político para la Liberación de Los Pueblos cercherà di smuovere un po’ le acque, a partire dalla denuncia contro la criminalizzazione dei movimenti indigeni e contadini. Di fronte all’impoverimento economico e all’esclusione sociale e nel contesto di uno stato rimasto colonialista e razzista, il paese ha toccato il fondo ed un’Assemblea Costituente Popolare Plurinazionale potrebbe rappresentare uno strumento in più per penetrare negli ingranaggi del sistema politico guatemalteco, permeato ad uso e consumo delle elites, per aprire spazi utili a riscrivere la Costituzione politica del paese. Attualmente il Guatemala è il paese più povero dell’America centrale ed uno di quelli da cui in gran numero i migranti tentano di raggiungere gli Stati Uniti. Non è raro, per le strade della capitale, vedere ancora le fotografie dei desaparecidos del conflitto armato più lungo dell’intera regione, protrattosi dal 1960 al 1996 e che ha provocato la scomparsa di almeno 45mila persone e circa 200mila morti, in gran parte di origine maya. Una nuova Costituente, primo passo verso la riscrittura della Costituzione, rappresenterebbe un passaggio significativo in un paese in cui gli accordi di pace non solo non hanno gettato le basi per una rifondazione dello stato, ma, al contrario, non sono riuscite ad estirpare il carattere razzista ed escludente delle istituzioni. Ad esempio, i corpi clandestini di sicurezza sono stati tutt’altro che sterminati e la stessa Commissione internazionale contro l’impunità spesso si trova davanti ad un vero e proprio muro di omissioni e impunità. “Noi indigeni e contadini del Guatemala non abbiamo mai avuto né uno stato né una casa comune costruita per noi stessi. Adesso il nostro paese cade a pezzi. Per questo, con umiltà, siamo disposti a dar vita ad una casa comune tra tutti e per tutti. Anche se tuoni, piova o cadano fulmini noi costruiremo un nuovo Guatemala”: è stata questa delle dichiarazioni più toccanti delle comunità indigene e contadine, che hanno messo in evidenza le contraddizioni interne di uno stato infiltrato dal crimine organizzato, dalla corruzione e dalla pesante ingerenza dell’ingombrante vicino nordamericano.

Nei 195 anni di storia repubblicana del Guatemala, indigeni e contadini sono stati riconosciuti come soggetti politici solo durante la cosiddetta primavera rivoluzionaria del decennio 1944-1954, poi interrotta bruscamente dalla Cia. Il Movimiento Político para la Liberación de Los Pueblos mira a sovvertire questo stato di cose.

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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