Guernica / Guerniche
Due riflessioni: dove il futuro insegue il passato
UNO (*)
Sono il piede, sono l’urlo, sono il cavallo ferito a morte, sono i corpi a pezzi, sono il dolore, sono il massacro e sono anche il piccolo fiore che lascia un po’ di speranza. Io sono Guernica, devo esserlo. Ma sono anche i soldi al pittore famoso, gli stereotipi, la perdita di senso e di memoria? Non voglio essere questa Guernica. E poi… sono Colin Powell che (durante la conferenza sulle «armi fulminanti») chiede di mettere una tenda per coprire la riproduzione di Guernica? Powell e tutti loro stanno preparando un’altra Guernica, molte altre Guernica. E io allora sono di nuovo il piede staccato, l’urlo ovunque, il cavallo che agonizza. Devo/dobbiamo essere Guernica se voglio/vogliamo impedire le Guernica che si ripetono e le altre, ancor più numerose, che sotto i nostri occhi si preparano.
DUE (**)
«Voi avete sentito nominare Chechaouene? Ecco cosa scrive Sven Lindqvist in “Il secolo delle bombe”, un libro che è un labirinto di paura con 22 ingressi e, almeno in apparenza, nessuna uscita.“A Chechaouene tutti conoscono Guernica… A Guernica nessuno ha mai sentito parlare di Chechaouene. Eppure sono due città gemelle. Due piccole città arrampicate sui monti. L’una a pochi chilometri dalla costa settentrionale della Spagna, l’altra del Marocco. Sono entrambe molto antiche. Ed entrambe luoghi santi: Guernica ospita la quercia sacra del popolo basco, Chechaouene ospita la tomba sacra di Abdessalam Ben Mcich. Entrambe capitali: Guernica per i baschi, Chechaouene per il popolo jibala. Entrambe contavano circa seimila abitanti quando furono distrutte. Guernica fu bombardata nel 1937 e Chechaouene venne distrutta nel 1925”. Furono entrambi bombardamenti crudeli – racconta Lindqvist – ma Guernica ebbe il suo Picasso e per questo ne ricordiamo l’orrore; invece Chechaouene non trovò il suo Picasso… o forse sì, e noi non lo sappiamo. Oppure la ragione di questa dimenticanza è un’altra: a Guernica c’erano europei e in Marocco no. In Africa abitano bestie selvagge. Non hanno storia, non hanno Picasso, non hanno paura o coraggio. O almeno molti la pensano così, qui in Occidente, a due passi da dove siete seduti adesso… ».
(*) Ringrazio Riccardo perché domenica a Foligno mi ha messo davanti al quadro di Guernica e mi ha chiesto di scrivere qualcosa di getto… ne è uscito questo breve testo.
(**) Riprendo questo brano dal post Guernica: 1937, 2003 e 2013 (ma anche 1925) che è apparso in blog il 5 marzo 2013.