«Guerra e droga»

recensione di Baldig77 (*) al libro di Alessandro De Pascale

«Quando tutti hanno da perdere dalla verità, chi dice la verità diventa il nemico»

 

«Guerra e Droga» di Alessandro De Pascale, edito da Castelvecchi nel 2017, è un libro che indaga, sviscera e ci rende noto l’indissolubile legame tra guerra e droga. Questo testo ci racconta come in varie epoche storiche si sono usate le droghe per fare la guerra e di come recentemente, vedi in Afghanistan, la guerra è servita per avere il controllo del mercato della droga. Infatti, quando i militari USA sono entrati a Kabul nel 2001, l’allora segretario alla difesa di George W. Bush, Donald Rumsfeld concluse un accordo con i signori della guerra locali per contrastare i talebani e, in cambio del loro appoggio, gli americani avrebbero fatto finta di niente rispetto alla coltivazione dell’oppio.

L’autore ci guida in un percorso storico e sociologico sull’utilizzo di sostanze psicoattive da parte dei vari eserciti. Partendo dall’uso di alcool in antichità e arrivando agli oppiacei in Afghanistan, Kosovo e alle anfetamine usate dall’Isis, passando attraverso le metanfetamine usate dai Nazisti.

Infatti, la prima metilanfetamina tedesca è stata brevettata nel 1937, col nome commerciale di Pervitin. La Temmler, casa produttrice, fa tappezzare di cartelloni pubblicitari tutta la Germania e nel giro di due anni, questa anfetamina diventa diffusa e socialmente accettata; lo usano tutti perché permette di stare svegli, sopportare la fatica e turni massacranti. Non c’è da stupirsi se anche l’esercito teutonico comincia ad interessarsi agli effetti del Pervitin sulle truppe. Il primo nemico di un soldato è il sonno e un soldato che dorme è un soldato inutile e quello che non dorme mai vince la guerra. Del resto, una delle peculiarità della blitzkrieg, la Guerra lampo, è che i corpi d’armata tedeschi si spostano a una velocità incredibile, e il Pervitin risulta essere fondamentale.

Il percorso che compie De Pascale porta alla luce anche le collusioni con i narcotrafficanti,  gli interessi dei servizi segreti americani in Sud America e in Afghanistan, nonché l’uso delle anfetamine, usate dalle forze militari statunitensi e approvate dal Pentagono , insieme ad un massiccio uso di psicofarmaci.
Infatti, tra i soldati statunitensi che hanno combattuto in Afghanistan, sono più quelli che si suicidano una volta tornati a casa (non di rado dopo aver sterminato l’intera famiglia), di quelli morti in combattimento. Gli psicofarmaci generano fenomeni di dipendenza e di assuefazione talvolta assai più gravi delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti; inoltre i meccanismi attraverso cui agiscono sono tutt’altro che noti e spesso causa di vere e proprie malattie neurologiche.

È un paradosso difficilmente spiegabile vietare da un lato l’uso di sostanze psicoattive classificate illegali e dall’altro prescrivere sostanze psicoattive legali.
Le sostanze psicoattive fanno parte della storia dell’uomo e il legame fra guerra e droga non è solo storico ma molto attuale. Guerre, droghe e controllo sociale sono un pericoloso mix che dovrebbe renderci più vigili su ciò che il futuro sembra riservarci.

Alessandro De Pascale, «Guerra & Droga», Castelvecchi editore, 2017

(*) ripreso da https://aspettandoilcaffe.com

 

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