Hawad… ancora Hawad
di Sandro Sardella
Terminai il 2017 con una nota d’acqua (*) dedicata al poema «Dentro la
nassa» del poeta tuareg Hawad .. qualche settimana prima un amico
mi diede alcuni numeri della rivista «Poesia» .. che sbircio e ritaglio e
.. mi trovo un lungo ed esauriente articolo con poesie (a cura di Hèlène
Claudot) dedicato ad Hawad ma .. la sorpresa è che da una nota scopro
che esiste .. «Carovana della sete» (introduzione di Hèlène Claudot –
postfazione, traduzione di Mario Battiato – Ignazio Maria Gallino Editore
Milano 2001) .. allora che faccio?! .. in internet cerco notizie ..
trovo telefono e indirizzo dell’editore .. e .. poiché ero a Milano .. seppure
fosse il 28 dicembre .. boh! provo a telefonare a Ignazio Maria Gallino
(che scopro essere stato un protagonista della controcultura italiana degli
anni dei Movimenti .. ) .. e chiedendo se ancora è possibile avere copia del
libro di Hawad .. quanto costa e .. siccome stavo a MI .. e .. ci diamo
appuntamento .. un fugace gentile incontro in portineria .. ed eccomi ..
proporre all’attento lettore della “bottega” un paio di poesie belle belle di
Hawad .. le sue parole ardenti di febbre .. la sua poesia dello smarrimento
e dello slancio .. vertigine verso il futuro .. nella tempesta del devastante
sfruttamento dell’economia capitalistica ………………
*
IL FIGLIO DEL NOMADE
Calza i tuoi sandali
e cammina sulla sabbia
che nessuno schiavo ha mai calpestato.
Sveglia la tua anima
e bevi alle sorgenti
che nessuna farfalla ha mai sfiorato.
Dispiega i tuoi pensieri
verso vie lattee
che nessun folle ha osato sognare.
Respira il profumo dei fiori
che nessuna ape ha mai corteggiato.
Allontanati dalle scuole e dai dogmi:
i misteri del silenzio
che il vento rivela alle tue orecchie
ti bastano.
Allontanati dai mercati e dalla gente
ed immagina la fiera delle stelle
dove Orione allunga la sua spada,
dove sorridono le Pleiadi
intorno alle fiamme della Luna,
dove neppure un Fenicio ha lasciato le sue tracce.
Pianta la tua tenda negli orizzonti
dove nessuno struzzo ha pensato di celare le sue uova.
Se tu vuoi risvegliarti libero
come un falco che plana nei cieli,
l’esistenza ed il nulla sospesi
alle sue ali
la vita, la morte.
*
MACCHINE BLOCCATE
Presidente ingegnere capitano
hanno costruito delle fabbriche
veleno dell’indaco dei cieli;
costruito scuole e santuari
ma l’uomo è rimasto Abele
nel turbine delle tenebre,
eliminato i microbi
che una volta scartavano quelli incapaci di seguire
i precipizi del torrente della vita.
In questo modo
essi non hanno sollevato che le cortine
dell’angoscia senza rimedio.
Essi hanno distrutto gli eroi leggendari
che ci conducevano
attraverso il regno delle melodie
e ci hanno dato in cambio patria e bandiera
ombre di spaventapasseri
nausee teletrasmesse.
Essi ci hanno tagliato la testa
per mettere al suo posto il ticchettio di orologi e computers
che ci allontana dal mormorio dello spazio e del tempo.
Bambini vecchi folli
li hanno buttati nel dimenticatoio
per ottenere la forza.
Essi non hanno mietuto in questo campo
che i fantasmi ed i cani da guardia
nelle strade annerite dalle malattie
e dalle inquietudini dell’egoismo.
Essi hanno strappato via i sogni
per fare posto ai gettoni dell’incubo,
al culto dell’io unico,
hanno fatto correre i draghi
dell’anima di vapore,
hanno fabbricato delle ali e volato sui proiettili,
hanno frugato dalla luna alle stelle,
l’assoluto è rimasto inesplorato.
Essi hanno scavato e setacciato terre e montagne,
le perle della vita sono scappate via
attraverso i buchi del setaccio,
hanno contabilizzato gli spazi
dai cieli agli oceani ai venti.
Allora i misteri sono fuggiti
tra il piede sinistro e il piede destro.
Il misuratore vaga ancora
tracciando punti e triangoli
sul deserto dell’ignoranza.
Essi hanno ruminato tutti i succhi della terra
e la povera umanità è rimasta assetata,
affamata, a bocca spalancata come un corvo
perduto tra le pietre.
Chi non ha colto al volo
le onde del respiro,
carovana fuggita dalle sue narici,
come può accarezzare i raggi della realtà?
Come misurare la lunghezza del lontano
mistero costretto dentro il corpo stesso
dello spaventapasseri che lo misura?
Tutto è contenuto e bisbigliato nel tuo corpo
che tu vedi solamente
come un ammasso di carne e ossa.
Questa vita e queste forme non sono che un’onda
staccata dal grande largo
ancora contenuta nell’ombra della tua forma.
Lasciamo l’umanità nel ritmo dei suoi canti.
Le vostre lampade non sono che tenebre
nell’oscurità delle notti,
le vostre bevande non arrecano che arsura
per la sete dell’umanità,
la vostra scienza non è tra le punte dell’aurora
che un filo di fumo oscurato dall’avidità.
O compagno d’insensatezza
prenditi cura della semente dei fiori e dei sogni
della follia.
La velocità fa precipitare la bolla
verso lo strato del suo declino.
La battaglia sull’uovo provoca la sua frantumazione,
lo straripamento delle piene inonda le loro sorgenti.
Tu sai su quale testa cadrà
il lancio avviato dalla tua mano,
forse nel cuore di un vulcano
le cui lave fondono ciò che le tocca.