«Hold Man Trump», la canzone che Woody Guthrie scrisse…
… nel 1950 sul padre di Donald Trump (*)
All’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, Woody Guthrie viveva a New York in un complesso di appartamenti di Brooklyn, il Beach Heaven Family Project (Progetto familiare di Beach Haven). Il contratto di locazione lo aveva firmato nel dicembre del 1950 ed è un documento assai interessante: da una parte la firma dell’autore di This Land is Your Land, forse l’appello più chiaro all’uguaglianza e alla condivisione sociale per tutti in America, e dall’altra quella di mr Frederick Christ Trump, che in termini odierni si potrebbe definire un ricco, ricchissimo, straricco palazzinaro che si era fatto una fortuna immensa edificando nelle periferie newyorkesi.
Il contratto, scoperto dal giornalista Nick Lehr che ne ha parlato diffusamente nel suo blog The Conversation, si trovava nei Woody Guthrie Archives di Tulsa. Guthrie visse per due anni in quell’appartamento, due anni in cui ebbe a che fare con mr Frederick Trump e con quel che succedeva nel complesso edilizio. Ne vennero fuori tra gli scritti più amari e feroci che si possano immaginare (ma che, come avverte Nick Lehr, non sono mai stati pubblicati) e questa canzone dedicata, appunto, al suo padrone di casa.
Il quale Frederick Christ Trump – nella foto qui sopra – era nato l’11 ottobre 1905 da due immigrati tedeschi di Kallstadt, nella Renania-Palatinato; la madre si chiamava Elizabeth Christ, ed il padre Friedrich Trump (pronunciato “trùmp” alla tedesca, e non ancora “tràmp”). Mr Frederick Trump, il figlio, era nato nel Bronx. Suo padre era morto quando aveva 13 anni; e bisognerà fare un salto adesso agli anni del primo dopoguerra, quando Frederick aveva già cominciato a fare fortuna come proprietario di immobili e costruttore edile. In quegli anni, andava a dire a tutti quanti di essere di origine non tedesca ma svedese. Secondo suo nipote, tale John Walter, lo zio gli aveva confessato di avere un sacco di inquilini ebrei, ed a quel tempo non sarebbe stata buona cosa che avessero saputo le sue vere origini.
Aveva cominciato prestissimo a lavorare; morto il padre, nel 1920 all’età di 15 anni faceva il falegname. Lo stesso anno cominciò ad interessarsi di affitti e edilizia facendo costituire una società a sua madre (legalmente, essendo minorenne, lui non avrebbe potuto farlo). Risparmiamo naturalmente a tutti le successive tappe della sua folgorante carriera che lo avrebbe reso uno degli uomini più ricchi d’America, almeno nel campo dell’edilizia; si dirà soltanto che, nel 1927, mr Frederick Trump era stato tra i protagonisti di un curioso episodio.
Durante il Memorial Day (che si svolge sempre l’ultimo lunedì di maggio), scoppiarono nel Queens dei disordini. Si stava, in quel momento, svolgendo una marcia del Ku Klux Klan, che intendeva manifestare contro le “violenze della polizia newyorkese, fatta di immigrati cattolici” contro i “nativi americani protestanti bianchi”; il corteo fu assaltato da alcuni italiani al grido di “viva il Duce”. Vi furono feriti ed arresti; tra gli arrestati nel campo del Klan vi fu anche il giovane mr Frederick Trump. Suo figlio, del quale avremo a parlare un po’ in seguito, ha recentemente dichiarato che di “avere ereditato tutto da suo padre”, chiaramente non soltanto il patrimonio. Sembra che sia stata proprio questa eredità paterna a provocare le ire e la reazione di Woody Guthrie. Si era accorto come funzionavano esattamente le cose nell’impero di mr Frederick Trump.
Negli anni del dopoguerra, col ritorno a casa di centinaia di migliaia di persone a New York, l’edilizia pubblica a prezzi abbordabili era diventata una priorità urgentissima. In gran parte, i progetti di edilizia a basso costo erano stati affidati alle autorità statali e cittadine, che avevano penuria di fondi; ma quando la Federal Housing Authority si decise a richiedere fondi federali e sussidi per costruire blocchi di appartamenti urbani, uno dei primi a farsi avanti fu proprio mr Frederick Trump. Il quale non solo si mise a costruire appartamenti su appartamenti con licenza pubblica, ma anche ad incassarne le locazioni dagli inquilini; si capisce quindi bene come si sia ben presto guadagnata una fortuna.
I suppose that Old Man Trump knows just how much racial hate
He stirred up in that bloodpot of human hearts
When he drawed that color line
Here at his Beach Haven family project
Beach Haven ain’t my home!
No, I just can’t pay this rent!
My money’s down the drain,
And my soul is badly bent!
Beach Haven is Trump’s Tower
Where no black folks come to roam,
No, no, Old Man Trump!
Old Beach Haven ain’t my home!
I’m calling out my welcome to you and your man both
Welcoming you here to Beach Haven
To love in any way you please and to have some kind of a decent place
To have your kids raised up in.
Beach Haven ain’t my home!
No, I just can’t pay this rent!
My money’s down the drain,
And my soul is badly bent!
Beach Haven is Trump’s Tower
Where no black folks come to roam,
No, no, Old Man Trump!
Old Beach Haven ain’t my home!
[1952]
Words by Woody Guthrie
Music by Ryan Harvey
inviata da CCG/AWS Staff trying to influence US presidential campaign – 1/10/2016 – 20:12
(*) Il testo è ripreso da https://www.antiwarsongs.org, un ottimo luogo per informarsi di musica popolare, di ribelli, di storia “pericolosa”. Non trovo in rete una traduzione “ufficiale” né posso farla io, ignorando del tutto l’inglese. Capisco solamente che si parla di “odio razziale”, di “linea del colore” e che nel ritornello Woody Guthrie ripete «Beach Haven non è casa mia! Non riesco a pagare questo affitto […] Beach Haven è la Torre di Trump». Se qualcuna/o fornisce alla “bottega” una buona traduzione, GRAZIE in anticipo. Qui molto amiamo Woody Guthrie – occhio alla scritta sulla chitarra che vedete nella foto – e dunque se digitate in “cerca” trovate numerosi, appassionati post che ne parlano. (db)
CHE ERRORE
nel titolo… ovviamente era “Old Man Trump”; va beh non sapere l’inglese però – me lo dico da solo – qui si esagera
scusatemi
IL VECCHIO TRUMP
Secondo me, il vecchio Trump lo intuisce quant’odio razziale
Ha rimescolato e portato a galla in quella sanguinosa pentola di cuori umani
Quando ha tracciato quella linea colorata
Qui al complesso di edilizia popolare “Beach Haven”
Beach Haven non è casa mia!
No, proprio non posso pagare l’affitto!
Come soldi, sto messo a terra,
E ho l’umore sotto i tacchi!
Beach Haven è la Torre di Trump
Dove nessun negro può entrare,
No, no, vecchio Trump!
Beach Haven non è casa mia!
Vi do il mio caloroso benvenuto, a lei e a suo marito,
Benvenuti qui a Beach Haven
Per amarvi come più vi aggrada e per avere un posto decente
Per tirare su, qui, i vostri bambini
Beach Haven non è casa mia!
No, proprio non posso pagare l’affitto!
Come soldi, sto messo a terra,
E ho l’umore sotto i tacchi!
Beach Haven è la Torre di Trump
Dove nessun negro può entrare,
No, no, vecchio Trump!
Beach Haven non è casa mia!
Il traduttore del potente internet così dice:
Old Man Trump
Parole di Woody Guthrie, Musica da Ryan Harvey
Suppongo che il Vecchio Trump sa quanto odio razziale
Si mosse in quella bloodpot dei cuori umani
Quando disegnò quella linea di colore
Qui al suo progetto di famiglia Beach Haven
Beach Haven non è casa mia!
No, non riesco proprio a pagare questo affitto!
Il mio denaro è giù per lo scarico,
E la mia anima è mal piegato!
Beach Haven è la Torre di Trump
In assenza di gente nera vengono a vagare,
No, no, vecchio Trump!
Old Beach Haven non è casa mia!
Sto chiamando il mio benvenuto a voi e il vostro uomo sia
darvi il benvenuto qui a Beach Haven
Amare in qualsiasi modo vi piace e avere un qualche tipo di un posto decente
Per avere i vostri bambini suscitato nella.
Beach Haven non è casa mia!
No, non riesco proprio a pagare questo affitto!
Il mio denaro è giù per lo scarico,
E la mia anima è mal piegato!
Beach Haven è la Torre di Trump
In assenza di gente nera vengono a vagare,
No, no, vecchio Trump!
Old Beach Haven non è casa mia!
Incredibile quanto le storie siano legate fra loro… Forse è per questo che artisti come Woodie Guthrie o Bob Dylan si possono definire profetici, e in grado di guardare oltre il loro tempo…
IL figlio Arlo Guthrie seguì le orme del padre cantò a Woodstock avendo un discreto successo