Holubice (La colomba bianca) – Frantisek Vlácil

(visto da Francesco Masala) e, a proposito di Praga, un documentario, che non smette di gridare e far soffrire

premetto che Frantisek Vlácil è un grandissimo regista, anche se da noi è praticamente sconosciuto.

Holubice è la sua opera prima, per molti registi sarebbe il loro capolavoro, ma non voglio essere polemico o antipatico.

il film racconta di una colomba bianca viaggiatrice, attesa da chi l’ha allevata, in Germania.

la colomba si ferma invece a Praga, perché un ragazzino in sedia a rotelle le ha sparato.

la magia del film sta in quello che la colomba riesce a tirare fuori dagli umani, in Germania la aspettano e due giovani si innamorano grazie alla colomba che non arriva e nessuno sa perché, il bambino si pente e comincia a guarirla, e guarisce anche lui, un pittore dipinge un quadro bellissimo, protagonista la colomba, e aiuta il bambino a crescere.

la Praga magica si vede sempre sullo sfondo, ma anche la periferia è magica.

se non hai paura della bellezza del cinema e se non soffri di vertigini per il volo bellissimo della colomba e della poesia, allora questo film è per te.

buona visione.

 

QUI il film completo, con sottotitoli in inglese

Oratorio per Praga, di Jan Němec, 1968

https://www.youtube.com/watch?v=igmVBbGOU5Q

(Oratorio per Praga era già apparso in bottega, qui )

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Il film mi interessa molto, ma riesco solo a vedere Oratorio per Praga, non La Colomba bianca.
    Nell’agosto del 1968 ero a Praga fino al giorno 10. Ricordo ancora il clima che compare nella parte iniziale del film, le facce delle persone, qualcosa che mi commuoveva, soprattutto quando poi sono arrivata a Budapest, dove c’era poca gente per le strade, i palazzi del centro avevano ancora tutte le ferite del 1956… una città bellissima, ma spettrale, direi, anche l’Hotel Gellert che mi avevano assegnato mostrava di aver avuto tempi molto migliori.
    Preciso che ero laureata da poco e avevo progettato il viaggio molto in anticipo, precisando itinerari e durata dei soggiorni, ma gli hotel i mi venivano assegnati dalla polizia quando arrivavo. Viaggiavo su una Cinquecento e a Budapest, al Géllert, mi trovai a parcheggiare la mia utilitaria accanto a enormi macchinoni neri. A Praga tutti erano interessatissiml, la mia Cinquecento era oggetto di continue richieste su tutto., a Budapest non ho visto nessuno…

  • Non conoscevo la canzone, ma la metterò nell’angolo delle mia memoria in cui ho depositato i due film: un insieme che racconta con modalità diverse molte verità. Grazie, Francesco, e grazie al Barbieri per questo blog.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *