Homo Sapiens in mostra

di Valerio Calzolaio

Al Palaexpo di Roma l’11.11.11, con competente sprezzo del pericolo, è stata aperta al pubblico la mostra “Homo Sapiens”. Ci sono andato e, da quel giorno, in ogni ambito in cui non sono solo, culturale o politico o sportivo o personale, suggerisco di trovare qualche ora per visitarla. Mi permetto di ripeterlo: non perdetela! Chiude il 12 febbraio 2012, poi si sposta a Venezia e Trento, poi ancora, forse all’estero, magari anche in Africa.

Una visita obbligatoria. Siamo in tempi di governo d’emergenza. Andrebbe pensata una misura straordinaria per incentivare la visita alla mostra di ognuno che insegna, studia, milita, comunica, donna o uomo che sia, antico o moderno, terrone o padano, colto o elementare, destro o mancino, alto o basso, nero o meno, giovane (preferibilmente) o meno, disabile o meno, montanaro o marino, tirreno o adriatico. Sono relativamente contrario alle proibizioni e agli obblighi assoluti, se non per poche selezionate cose. Meglio incentivare, occasioni per pagare il biglietto non 10 ma 2 euro, per facilitare il viaggio purché lo si compri, per acquistare il catalogo a prezzo di costo, fate voi.

Visitare l’Homo Sapiens aiuta a convivere meglio, noi con la nostra solitaria umanità e magari anche con gli altri viventi non umani, a conoscerci, a capirci, a distinguerci per il vero, lingue popoli geni di una stessa recente cosmopolita specie. Esistiamo da circa 200.000 anni, siamo ovunque, la nostra evoluzione ha reso prezioso (sacro, insopprimibile) ogni donna e ogni uomo, la nostra cultura ha reso unica quella infinitesimale diversità di ciascuno rispetto alla quasi totale eguaglianza fra tutti. Ci alimentiamo e ci riproduciamo, respiriamo e pensiamo per il tramite di “beni” comuni a tutto l’ecosistema, a tutte le altre specie, però noi, solo noi, solo questo mammifero bipede è riuscito a umanizzare il tutto, l’ecosistema globale, il pianeta. Sarà il caso di intendere cosa vuol dire e di darci una regolata. La mostra aiuta dunque a vivere con maggiore libertà e responsabilità.

Un itinerario da non dimenticare. Si sale al primo piano del Palazzo delle Esposizioni per iniziare “la grande storia della diversità umana”. Ci sono sei sezioni. Il mal d’Africa si riferisce all’origine ed evoluzione delle specie (isolamento geografico, frammentazione da quelle ancestrali, selezione naturale, equilibri punteggiati) e alla comune patria degli ominidi e degli umani: le tante specie di “Homo” ramificatesi (non linearmente) da poco meno di 2 milioni di anni e l’unica ora rimasta “Sapiens” hanno “speciato” in Africa, poi si sono mosse altrove, erano (eravamo) di pelle nera, primati parenti di scimmie, ricordiamolo sempre!

La solitudine è un’invenzione recente dice che a noi sapienti, spostandoci, è capitato di convivere anche con altre specie umane sullo stesso pianeta e comunque, sempre, in ecosistemi in cui ci organizzavamo una piccola nicchia fra tante altre specie, quasi mai commestibili e predabili, né ci siamo posti presto problemi di coltivazione, domesticazione, allevamento. Anzi!

I geni, i popoli, le lingue mostrano come prima del Neolitico c’è stata la “Rivoluzione Paleolitica”: arte, riti, tecnologie, comunicazione, cottura dei cibi, innumerevoli “adattamenti” cominciano ad accompagnare l’atlante del popolamento umano, sopravvivenza e riproduzione in tutti i continenti dove siamo via via arrivati, attraverso multiple lente differenti ondate di animali sociali (in Australia prima che in Europa). Sapienza e cultura!

Tracce di mondi perduti raccontano la novità dell’agricoltura stanziale. Gli umani sapienti si fermano a lungo, escono dalla nicchia e adattano l’ecosistema alla propria migliore sopravvivenza, non in sincronia e in progressione, sempre mescolando caratteri antichi e recenti, sia chiaro. Direi proprio che le “impronte” idriche, energetiche, produttive, sanitarie (quella che oggi chiamiamo “sostenibilità”) andrebbero calcolate da allora. Anche la storia delle migrazioni umane diventa allora “contemporanea”, si emigra e si immigra da una “residenza” (villaggi, poi città, stati), evolve il mosaico della diversità biologica e il puzzle della diversità culturale, ci ho scritto sopra un libro!

Italia, l’unità nella diversità descrive con dovizia di particolari e curiosità il nostro caso e il nostro territorio, un coacervo di ecosistemi a determinate longitudine-latitudine incuneato nel Mar Mediterraneo, un sistema di comunicazione e una lingua che abbiamo imparato ad usare molto prima che diventasse una Nazione. Italia!

Tutti parenti, tutti differenti: le radici intrecciate della civiltà sono l’ultima eccezionale sezione della mostra, quella che smentisce che abbia un qualche senso genetico e biologico dividerci in “razze”, quella che rende meglio l’apprendimento, l’attitudine umana più “specifica” fra i sette miliardi e le loro settemila lingue “parlate”. Non c’è “progresso” verso un “esito”. Le civiltà sono organismi in evoluzione, ricchi di differenze interne e interdipendenti l’uno rispetto all’altro, sia nel tempo che nello spazio. Civili e incivili!

Le migrazioni: un’integrazione! Tutte le sezioni della mostra utilizzano parole e concetti legati al viaggio delle specie e dei sapienti in giro per il pianeta, all’andare oltre, all’estendere l’areale, al migrare, al cambiare residenza ovvero?, superare una barriera e cambiare territorio?, ecosistema? comunità?, popolo?, città?, stato? Volendo si dovrebbe approfondire molto, perché la biologia evolutiva e ogni altra “scienza” antica e moderna, sociale e naturale, fisica e umana o definisce male o definisce solo a suo modo cosa sono queste benedette migrazioni.

Sono stati i cambiamenti climatici e le migrazioni che hanno fatto la storia di continenti, ecosistemi, confini e popoli. Per la nostra specie le migrazioni sono state uno straordinario ordinario meccanismo evolutivo, una strategia prima inconscia poi conscia, iniziata prima dell’agricoltura e continuata poi, come mutazione/selezione/speciazione, come derive/estinzioni, come polimorfismo genetico/sociale. Nel corso della nostra evoluzione, ben presto migrare è stata un’alternativa alla crisi della sopravvivenza o della riproduzione, un retaggio filogenetico (di altre specie, di precedenti generazioni), un costrutto identitario ontogenetico e culturale. Forse.

Uno strumento d’apprendimento. La mostra è stata curata da due insigni italiani planetari, un genetista delle popolazioni e un filosofo della scienza, un anziano e un giovane esimi accademici, Luca Luigi Cavalli Sforza e Telmo Pievani, due straordinari ricercatori noti nel mondo, che il mondo riconosce e apprezza e che è difficile definire solo come “italiani”, sono stati capaci di socializzare apprendimenti universali senza presunzione e iattanza, in particolare quelli dovuti alle famose ricerche di Cavalli Sforza negli Stati Uniti.

Con la collaborazione di altri esperti e divulgatori, i curatori hanno ideato non solo un percorso di arti inferiori e di narrazioni critiche. Incontrate reperti e fossili, frammenti e calchi, copie originali e modelli artistici, riproduzioni fedeli e meravigliose cartografie, l’iconografia della speranza. Vi inserite dentro effetti speciali ed emozioni di tutti i sensi (pare che il primo fu l’olfatto). Giocate con domande e pulsanti: non a tutto si risponde, la scienza trova risposte a vecchi interrogativi e aggiunge sempre nuovi punti di domanda. Vi viene riconosciuta diversità: se avete tempo potete starci giorni e se avete fretta potete intuire comunque molto; se siete competenti vi aggiornate e confrontate, se siete elementari apprendete, anche a imparare; in modo diverso italiani e stranieri scoprite che anche l’Italia contribuisce al pensiero e alla ricerca migliori, valorizza se stessa con reciproco assorbimento.

Chi si organizza per tempo può anche frequentare conferenze interdisciplinari, convegni paralleli, rassegne cinematografiche, spettacoli di arti varie. Ad esempio il 2 dicembre c’è il simpatico Patrizio Roversi, il 7 i linguisti Nicoletta Maraschio e Nicola Grandi, il 21 i paleoantropologi Giorgio Manzi e Juan-Luis Arsuaga, e poi a gennaio…, a febbraio…e ancora.

Occasioni irripetibili. Trovate in prima mondiale il calco autorizzato dell’africano Australopithecus sediba, la “sorgente”, l’ultimo ominide o il primo antenato del genere Homo, uno dei 5 individui ritrovati in Sudafrica nel 2008, basso 1,5 metri, minicervello simile al nostro, dita agili, pollice opponibile, braccia lunghe, piedi da eretto. Trovate l’originale del cranio dell’Homo georgicus, il più antico europeo umano (non sapiente), un fossile di 1,8 milioni di anni fa scoperto nel Caucaso. Trovate il Flauto 1 di Hohle Fels, l’originale del flauto dritto (ricavato dal radio di un grifone) costruito da europei umani (sapienti) 35 mila anni fa nella Germania occidentale, con fori regolari e tacche di misurazione per separare i suoni, il primo strumento musicale, arte e cultura primordiali. Trovate deliziosi exhibit hands-on e interattivi, come “Drag Me: il mondo in un giorno”, oggetti e pratiche del nostro quotidiano (ad esempio il “masochismo” del farsi la barba) spiegati per il perché, come, quando, dove sono stati “inventati” da altri sapienti.

Trovate soprattutto un florilegio di citazioni di scienziati illustri, che ognuno di noi dovrebbe introiettare per evitare di perpetuare luoghi comuni sbagliati sugli umani e sugli altri. La storia della biologia evolutiva è una forma di critica letteraria, una sbagliata frase di sintesi di una teoria fa danni di lungo periodo nella cultura e nell’immaginario collettivi, una corretta frase fa benefici di altrettanto lungo periodo. Leggerle dovrebbe spesso farci guardare con un sorriso il nostro precario discutibile precedente “senso comune”. E aiutarci a migliorarlo con ironia (diminuendo o rallentando l’entropia terrena). Circa.

Comunque anche: www.palazzoesposizioni.it;www.homosapiens.net,

BREVE NOTA

Anche in questo caso, come per le recensioni giallo-noir, riprendo un testo di Valerio Calzolaio che in prima battuta è uscito su “Il salvagente“. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *