Honduras: le prove della frode elettorale

di David Lifodi

L’esito fraudolento delle recenti elezioni honduregne alza il velo sui progetti di destabilizzazione dell’intera regione centroamericana da parte dei settori più conservatori del continente e lancia un monito preoccupante in vista delle votazioni in programma il prossimo anno in El Salvador e Costarica. La denuncia viene da Carlos H. Reyes, esponente di spicco della resistenza honduregna, che in un’intervista rilasciata ad itanica.org, lo storico sito dell’Associazione Italia-Nicaragua, avverte: “L’obiettivo finale è quello di disarticolare l’area centroamericana da quello che chiamiamo Sudamerica e attaccare il processo di integrazione che si sta promuovendo nel continente”.

Il Partido Libertad y Refundación (Libre) ha presentato una serie di denunce circostanziate in merito alla frode elettorale appoggiata dal Tribunale Supremo Elettorale: si parla di oltre 80mila voti attribuiti al Partido Nacional, e quindi a favore di Juan Orlando Hernández, e di almeno 55mila sottratti a Libre. Inoltre, altre centinaia di migliaia di voti, non solo per Libre, ma anche per il Partido Liberal e il Partido Anticorrupción, sono stati cancellati. Aldilà del riconteggio dei voti, che peraltro è stato richiesto formalmente anche all’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) in una lettera scritta dal premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, c’è un paese intero che non riconosce il risultato emerso dalle urne. “Il popolo honduregno difenderà la sua vittoria elettorale per le strade” è la parola d’ordine della resistenza, ma anche del Partido Anticorrución, di certo non sospettabile di simpatie di sinistra. In alcuni seggi risulta che sia stato impedito il voto a persone che nei registri elettorali figuravano come decedute (guarda caso nella regione metropolitana di Tegucigalpa, feudo elettorale della candidata alla presidenza di Libre Xiomara Castro), mentre l’Organizzazione degli Stati Americani ha rilevato “problemi nel disegno dei sistemi e degli algoritmi applicati e gravi errori qualitativi sull’intero sistema elettorale”, come riportato dall’associazione Italia-Nicaragua.  Numerosi anche gli episodi di violenza. Il più clamoroso è stato consumato ai danni di Roberto Aguilar Gomez, un magistrato simpatizzante di Libre che è stato aggredito nel suo seggio elettorale (nella regione metropolitana di Tegucigalpa) da almeno venti uomini del Partido Nacional armati fino ai denti. Quando il magistrato si è recato dalla polizia per denunciare il pestaggio, è stato fermato per alcune ore e picchiato di nuovo, dagli stessi militari, per il solo fatto di appartenere all’opposizione. Intimidazioni e persecuzioni hanno caratterizzato anche la permanenza nel paese degli osservatori internazionali. Ad alcuni parlamentari salvadoregni del Frente Farabundo Martì de Liberación Nacional è stato impedito fisicamente di uscire dall’hotel Honduras Maya, nella capitale Tegucigalpa, come testimoniato da un corrispondente del quotidiano Brasil de Fato, anche lui residente nello stesso albergo. Ancora peggio è andata al Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchú, alla quale è stato impedito l’ingresso nel paese, mentre, allo stesso tempo, il Partido Nacional riceveva il permesso di far entrare in Honduras decine di appartenenti a formazioni di estrema destra. E ancora, in più di un seggio, hanno fatto irruzione delle vere e proprie squadracce armate alla ricerca degli osservatori internazionali. La Confederazione Internazionale dei Sindacati ha reso noto di aver ricevuto, per tutta la giornata elettorale, segnalazioni di compravendita di voti, minacce di morte e aggressioni nei confronti degli elettori di Libre. Nonostante un vero e proprio coprifuoco, tra i primi a scendere in piazza a seguito della frode elettorale sono stati gli studenti, che hanno accusato Juan Orlando Hernández e il Partido Nacional di voler imporre una “dittatura istituzionale”. Le manifestazioni degli studenti sono state caratterizzate da una violenza repressione poliziesca, tra lanci di lacrimogeni per disperdere i giovani e le provocazioni del governo, che ha chiuso l’Università Nazionale Autonoma dell’Honduras (Unah) a Tegucigalpa. Eppure a livello internazionale si sta facendo di tutto per dipingere Juan Orlando Hernández come un presidente democraticamente eletto, nel tentativo di disfrazar al lobo de cordero: questa espressione, corrispondente in italiano “al tentativo di mascherare il lupo da agnello” non è casuale. Lobo, che in spagnolo significa lupo, è anche il nome del precedente presidente honduregno, guadagnatosi l’elezione in votazioni altrettanto truccate con l’appoggio dell’ineffabile Tribunale Supremo Elettorale. Purtroppo in Honduras non è previsto un secondo turno, vince chi ottiene la maggioranza semplice dei voti e la vittoria di Juan Orlando Hernández rischia di mettere definitivamente la fine ad un’esperienza come quella del presidente Manuel Zelaya, che prima di essere deposto dal golpe del giugno 2009 aveva timidamente promosso una serie di riforme che mettevano in discussione i privilegi della potente oligarchia locale. Nonostante l’Honduras sia stato, nel corso degli anni ’80, la base principale degli Stati Uniti per contrastare i movimenti di contrainsurgencia in America Centrale, Zelaya, con coraggio, aveva condotto il paese all’interno di Petrocaribe, la coalizione petrolifera regionale promossa da Hugo Chávez e, pochi mesi più tardi, l’Honduras era entrato a far parte dell’Alternativa Bolivariana para los pueblos de Nuestra América (Alba). L’avanzamento di governi democratici  vicini alle istanze popolari in Latinoamerica (pur con tutte le sfumature e le contraddizioni del caso), ha scatenato il solito, odioso, meccanismo già visto in Bolivia e Venezuela, dove solo movimenti sociali forti e coesi sono riusciti, finora, a sventare a più riprese tentativi di golpe.

Le ultime notizie, in Honduras, segnalano che il Tribunale Supremo Elettorale dovrebbe procedere ad un nuovo conteggio dei voti, ma sul paese che sperava nel ritorno di una primavera democratica è calato di nuovo l’inverno.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *