I Cyborghesi – 9

Passa per Foligno il tecnodramma famigliare ai tempi del microchip: nono episodio di Riccardo Dal Ferro dove la confusione fra il Marte-dì e gli altri giorni della 7umana (cioè la “settimana umana”) potrebbe inquietare i non robotici rimasti (*)

Cyborghesi

Lo spettacolo che si para davanti a Frankrak è un tale obbrobrio che nessuna Intelligenza Artificiale avrebbe mai potuto partorirlo.

«Guardali, questi organismi, se ne vanno in giro con la loro carne in putrefazione e non se ne vergognano per niente!» sussurra il cyborghese a Cyno. Entrambi si sono travestiti molto bene, coprendo la fusoliera metallica con finte appendici di silicone e carne sintetica, così da mimetizzarsi per bene in mezzo alla marmaglia.

«Senti che puzza di pelle, i miei sensori olfattivi stanno andando in sovraccarico, farò meglio a spegnerli» trasmette neuralmente Cyno al suo meccacompagno.

Il FeFaFo è la più grande manifestazione di robomarxisti del mondo. Lì si accalcano i circuiti ribelli, le schede madre avariate, i robolscevichi più estremisti del mondo. Pensate che al FeFaFo c’è gente che scrive libri, al posto di incidere transistor. E ci sono persino androidi che quei libri li leggono, invece di fare un bel bagno nell’olio bollente. Il FeFaFo contiene la peggior accozzaglia di nostalgici dell’organismo, di santoni delle arterie e del sangue, gentaglia che non sa apprezzare ciò che sant’Asimov ha saputo dare loro, gente sempre in cerca di qualche difetto (più che comprensibile) nella programmazione che non aspetta altro se non poter dire: «Quando c’era la coscienza andava tutto meglio!».

Tutto meglio? Questi sono pazzi. Tutto meglio quando si moriva di malattia? Tutto meglio quando la pelle non era resistente come una fusoliera? Tutto meglio quando ogni cervello “naturale” la pensava in maniera diversa ed era un pezzo unico di una macchina confusionaria? «Pazzi» pensa Frankrak; «imbecilli» pensa Cyno. Sant’Asimov ha messo uguaglianza, fratellanza, ha eliminato i conflitti, ha dato vita alla società perfetta: soddisfazione di bisogni meccanici, espletamento di funzioni cibernetiche, ecco tutto. Nessuna esplorazione dell’ignoto, nessuna coscienza tra i piedi. Tutto uniformemente e perfettamente robotico, metallico, digitale, silicato.

«Sette storie di fantascienza!» urla nel frattempo un roborganismo ibrido con il numero di serie cancellato da chissà quale intemperia. «Quel… quel robot ha… i capelli?» mormora Cyno; e Frankrak annuisce in stato catatonico. Alcuni robomarxisti accanto a loro emettono bip che, codificati, significano: «Che forte è quel Dan55 Barbierobot!».

«Sette storie di fantascienza»: che cosa da mentecatti. Chi ha bisogno delle storie, quando c’è la realtà cibernetica? Chi ha bisogno della fantasia o della scienza, quando ci sono le meccanizzazioni e gli incastri perfetti? Questo FeFaFo è un marasma di pazzi!

Un altro robottone ibridato con organismi pre-cibernetici che si chiama JoVan Djacov 663 parla di un libro (sì, che orrire: un libro) dal titolo «Noi siamo la notte». Ma vi rendete conto? Romanticherie pre-robotiche! Tutt’intorno ci sono automi che ridono, RIDONO, per sant’Asimov! La risata è diventata obsoleta ormai decenni fa! Maledetti nostalgici.

Un casco di peli umani chiamati un tempo capelli si aggira intorno a Frankrak e Cyno che si accorgono della strana presenza. Si tratta di un robot come non ne hanno mai visto uno, con due occhi (OCCHI, SIGNORI, OCCHI!) grandi così e un sorriso da un orecchio all’altro. «Salve, benvenuti al FeFaFo, questa è la Libreria Carnevali di New Foligno, ma a noi piace ancora chiamarla Foligno perché un tempo era più bella!». Cyno osserva l’automa con quella foresta di capelli crespi che cade un po’ ovunque, non sa cosa dire, farfuglia ciberneticamente: «Ma… m… bip bip… che quaz…».

E poi, scoppia la musica: luci psichedeliche invadono tutta la sala, robomarxisti si accalcano un po’ ovunque e il casco di capelli viene trascinato via da un robot pre-robot con due baffi così (BAFFI, ma non erano diventati illegali?) che urla qualcosa tipo «Niente panico!».

«Qui dentro è un macello!» emette Cyno, ma Frankrak è concentrato sulla visione di suo meccafiglio Pberto che struscia la fusoliera sulla pelle morbida di un androide semi-organico, mentre la musica esplode senza controllo. Cyno sembra andare in sovraccarico quando una bella post-umana ma non ancora del tutto silicata gatta lo abbranca dicendogli: «Vieni qui, bel circuitone» e inizia a leccargli la I.A. ormai surriscaldata.

Nel frattempo, il robumano Barbierobot continua a raccontare a gran voce le sue sette storie di fantascienza, con la voce che travalica la musica e intasa i circuiti uditivi del motore quantistico montato nel petto.

Il FeFaFo sta soverchiando le capacità cognitive del robot, mentre Cyno va in cortocircuito sotto le sapienti mani di quella gatta.

La musica sale, la festa (sì, esatto, avete letto bene: FESTA) dell’immaginazione, dell’ignoto, della fantasia si scatena tutt’intorno alle certezze al silicio di Frankrak, che continua a osservare Pberto mentre si dà alla sfrenata gioia organica nel nome di RoboMarx.

Impossibilitato a muovere un solo servomeccanismo, Frankrak rimane immobile in mezzo al delirio, e per un momento riesce persino a dubitare della sua condizione. Prima che il dubbio possa compromettergli i circuiti, Frankrak dà inizio al processo di spegnimento, rimarrà in stand-by per tutto il tempo necessario, fino a che la follia del FeFaFo non sarà finita.

Prima di spegnersi, la voce di Barbierobot si fa largo tra la folla: «I robot possono essere molto più belli di come sono oggi!».

(continua?)

(*) Grande confusione regna sotto le galassie a fisarmonica. E i cyborghesi seminano il panico qui in blog e nei calendari: una volta il Marte-dì era ben distinto dai mondi detti reali ma poi… Che bello il kaos. La Foligno dei cyborghesi – qui annunciata o forse raccontata in anticipo? (ovviamente attraverso una banale mdt, macchina del tempo) – ha qualcosa a che vedere con il post FeFaFo della scorsa settimana che parla di un e-vento datato 6-8 febbraio 2015 Ec (era comune) o dC (come altri numeravano) insomma del periodo pre-asimoviano? Avete due possibilità per saperne di più: la migliore è recarsi a Foligno da venerdì sera a domenica: la più incerta è aspettare 7 giorni e vedere se qui ci saranno altre notizie. Faccio notare però – con molte pezze d’appoggio (volgarmente detta: bibliografia) – che assistere agli eventi è diverso che sentirli raccontare. Fate voi. Se voi non ci sarete FeFaFo noi… ma se “fefafo” anche voi allora diventate noi, diventiamo voi. Ma potrebbe essere un refuso: divertiamo noi e/o divertiamo voi. (db)

 

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