I fantasmi di M. R. James

di Gian Filippo Pizzo (*)

gfilippopizzo-mrjames

Montague Rhodes James (1862-1936) è considerato il più importante scrittore di storie di fantasmi unitamente a Charles Dickens, ma per l’aspetto che ci interessa gli è superiore, in quanto i suoi racconti sono più inquietanti, pieni di tensione e di senso dell’ignoto, sebbene come in quelli dickensiani vi sia un’importante componente che riguarda la descrizione di luoghi e di abitudini tipicamente britanniche. Cosa che lo fa accostare, considerando ovviamente il cambiamento di epoca, a scrittori più moderni come il fantascientifico John Wyndham e la giallista Agatha Christie, altrettanto specializzati nel descrivere lo stesso tipo di ambiente, le consuetudini della middle class inglese. Sua caratteristica è quella di non forzare mai le descrizioni più terrorizzanti ma di lasciare che l’orrore si insinui lentamente nel lettore, con uno stile che gli è stato riconosciuto ed è servito da esempio a tutti gli autori successivi, da Lovecraft a Stephen King. I suoi protagonisti sono generalmente rappresentanti delle classi più agiate – nobili, religiosi, eruditi studiosi o giovani ricercatori, antiquari, turisti o, a volte, i loro domestici – che si muovono in contesti rassicuranti come tranquille case di campagna o chiese, villaggi, antiche università (e persino campi da golf) che però a volte perdono completamente la loro serenità e rivelano il lato oscuro, sotto forma di creature spettrali. Le quali, a loro volta, non sono gli spiriti eterei narrati da Dickens o da Wilde ma creature concrete, tangibili e spesso ripugnanti, accompagnate da odori disgustosi e perdite di umori, dall’aspetto indecifrabile ma assolutamente corporee e in grado di fare del male, che possono manifestarsi anche in pieno giorno. Molti dei racconti prendono l’avvio da un oggetto: una lapide, un dipinto, un vecchio manoscritto, e questo è ovviamente un riflesso del mestiere di James, che era un archeologo e un medievista (insegnava all’università di Cambridge, al King’s College, di cui fu anche preside e poi rettore) ma anche filologo, teologo, catalogatore di manoscritti e traduttore dal tedesco (in particolare di Hans Christian Andersen).

James scrisse esattamente 41 racconti di fantasmi, raccolti in quattro antologie di cui la prima e la più considerata è Ghost Stories of an Antiquary (1904), che si apriva con «L’album del canonico Alberico» (“Canon Alberick’s Scrap Book”), suo primissimo racconto pubblicato nel 1894 sulla National Review. In Italia arrivò solo nel 1960 grazie a quattro racconti inseriti da Fruttero e Lucentini nella loro celebre antologia «Racconti di fantasmi» ma suscitò subito grande interesse e Bompiani nel 1967 nella meritoria collana Il Pesanervi gli dedicò un volume con una scelta di racconti selezionati da The Collected Ghost Stories of M.R. James (1931), introdotta entusiasticamente da Dino Buzzati, «Cuori strappati». Per avere un’edizione completa bisognerà aspettare le edizioni Theoria, mentre la Newton & Compton, che pure ha pubblicato un volume di «Tutti i racconti» in realtà ne ha collazionati solo 31. E’ comunque difficile stabilire una gerarchia tra i vari racconti e individuare i più validi, tra i più famosi ci sono: «Il Conte Magnus» (“Count Magnus”, 1904) una variazione sul tema del vampirismo che Lovecraft definì «una vera miniera ricchissima di suspense e suggestione»; «L’incantesimo delle rune» (“Casting the Runes”, 1911), che fu trasposto nel film «La notte del demonio» di Jacques Tourneur (1957, la migliore tra le pellicole ispirare ai racconti di James); «La mezzatinta» (o “L’acquaforte”; “The Mezzotint”, 1904) con un quadro raffigurante una villa signorile, in cui col passare delle ore nuove figure compaiono sulla tela, raffigurando una storia che richiede una vendetta; e ancora «Cuori strappati» (“Lost Hearts”, 1904: un ragazzino va a vivere da un eccentrico zio, ignorando che costui ha già sacrificato altri due ragazzi per i suoi misteriosi esperimenti), «Il frassino» (“The Ash Tree”, 1904), «La casa stregata delle bambole» (“The Haunted Doll’s House”, 1923, che risucchia al suo interno gli ignari osservatori), «La stanza n. 13» (“Number 13”, 1904: una camera d’albergo che cambia dimensioni). E poi tutti i racconti ambientati in luoghi sacri: nel «Tesoro dell’abate Thomas» (“The Treasure of Abbot Thomas”, 1904) c’è un’iscrizione nascosta nella vetrata di una chiesa che porta a un tesoro custodito da un demone in un pozzo; in «Gli stalli della cattedrale di Barchester» (“The Stalls of Barchester Cathedral”, 1910) una strana scultura si anima per vendicare l’omicidio di un diacono; in «Fischia e verrò da te, ragazzo mio» (“Oh, Wistle and I Will Come My Lad, 1904) che prende titolo e spunto da una vecchia ballata cinquecentesca c’è l’orrore dovuto a un antico fischietto trovato fra le rovine di una chiesa appartenuta ai Templari; in «Un episodio della storia di una cattedrale» (“An Episode of Cathedral History”, 1914) si scopre una antica tomba abitata da un mostro che diffonde terrore e malattie; in «L’album del canonico Alberico» un turista in visita alla chiesa di Saint-Bertrand-de-Comminges, ai piedi dei Pirenei, si imbatte in un antico manoscritto che il canonico ha ricavato dai vecchi libri della biblioteca e che non ha mai abbandonato. Da notare anche che James amava molto cambiare il modo di esporre le vicende, passando dal racconto epistolare al diario, dalla narrazione in prima persona al resoconto di atti processuali. Dunque un’estrema varietà di spunti e di stili, da parte di questo erudito gentiluomo che forse mai si sarebbe aspettato di passare alla storia per la sua narrativa, che firmava pudicamente solo con le iniziali M. R.

Bibliografia italiana essenziale: «Tutti i racconti», Theoria 1989, 1997; «Cuori strappati», Bompiani 1990; «Tutti i racconti di fantasmi», Newton & Compton 2008; «Tutti i racconti» (2 volumi), Bonnard 2009.

(*) testo ripreso da «La Guida alla letteratura horror» di Walter Catalano, Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro (Odoya Edizioni, 2014) che comprende 107 voci – forzatamente non molto estese – dedicate agli autori, 6 regionali (sugli scrittori che non hanno potuto avere un’entrata singola, raggruppati per lingua o nazione) e 7 sulle figure classiche, oltre a numerosi box tematici di approfondimento. Questo testo è apparso anche sulla rivista «La Zona Morta» prima dell’estate.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *