I militari Usa tornano in Colombia

Ufficialmente combatterà il narcotraffico, ma in realtà la brigata statunitense intende tenere sotto controllo il Venezuela e risponderà al Comando Sur, emanazione diretta degli Stati uniti in America latina.

di David Lifodi

Quale modo migliore esiste, se non quello di inviare altri militari Usa in America latina, sfruttando lo storico legame tra Colombia e Stati uniti per combattere il narcotraffico? Per quanto ormai ritenuta poco credibile, questa scusa funziona sempre, devono aver pensato alla Casa bianca, sicuri di trovare, come da copione, un valido alleato nel presidente colombiano Duque. E così, in men che non si dica, in Colombia è arrivata una brigata di militari statunitensi allo scopo di aiutare, almeno ufficialmente, l’esercito colombiano a debellare i narcos.

Stavolta, la manovra per giustificare l’arrivo dei militari Usa è risultata però più difficoltosa del solito. Le opposizioni hanno ricordato che è l’articolo 173 della Costituzione a dare al Senato il potere di concedere l’autorizzazione a truppe di un paese straniero per fare ingresso in territorio colombiano, con buona pace dell’ambasciata statunitense a Bogotá che, in un comunicato, dava già per scontato l’arrivo dei propri soldati nel paese latinoamericano prima del tempo.

A bloccare, almeno momentaneamente, Duque, è stato il presidente del Senato Lidio García, appartenente al Partito liberale, il quale ha ricordato non solo che spetta alla Camera alta autorizzare l’arrivo e la permanenza di militari stranieri in Colombia, ma soprattutto ha posto l’accento sulla sovranità territoriale del proprio paese. Il ministro della Difesa, Carlos Holmes Trujillo, è stato costretto ad assicurare che i militari Usa non parteciperanno ad alcuna operazione militare, nonostante dagli oltre duemila chilometri di confine con il Venezuela partano spesso provocazioni contro Caracas e la rivoluzione bolivariana, ribadendo che la funzione delle Forze armate a stelle strisce sarà solo quella di offrire ai colleghi colombiani un non meglio precisato sostegno di carattere tecnico.

Tuttavia, da poco meno di un mese, i militari statunitensi sono riusciti a fare il loro ingresso in Colombia nelle cosiddette “Zonas Futuro”, dove il governo intende implementare i Programas de Desarrollo con Enfoque Territorial, nati a seguito degli Accordi di Pace. I 50 soldati della brigata d’élite degli Stati uniti, che rispondono al Comando Sur, creato dagli stessi Usa per tenere sotto controllo in ogni momento la geopolitica latinoamericana, dovrebbero rimanere in Colombia solo alcuni mesi, almeno secondo le dichiarazioni del generale Luis Fernando Navarro Jimènez, che però non ha specificato un preciso periodo di permanenza.

Ad accrescere le polemiche ci ha pensato l’ex ministro della Difesa Rafael Pardo il quale, di fronte ai tweet del presidente del Senato che ammonivano Duque a rispettare l’articolo 173 della Costituzione, ha affermato che in questo caso non occorreva alcuna autorizzazione preventiva da parte del Congresso per l’ingresso dei militari Usa in Colombia, precisando comunque che lo stesso Senato avrebbe dovuto esprimersi nel caso in cui i soldati inviati dalla Casa bianca fossero passati dal paese per entrare in Venezuela.

Secondo il Polo Democrático, la presenza dei militari statunitensi in Colombia, peraltro non una novità, “rappresenta una minaccia per l’intera America latina”, mentre per il Centro Democrático uribista l’arrivo della brigata d’élite è considerato, come facilmente immaginabile, un onore. Sullo sfondo resta però il vero motivo della presenza militare statunitense in Colombia, ovvero tenere sotto controllo il Venezuela, sotto il marchio legale del Trattato di assistenza militare tra Stati uniti e Colombia del 1952. Del resto, è stato proprio grazie agli Stati uniti che nel paese andino sono state gettate le basi per la nascita della Brigada de Fuerzas Especiales e della Fuerza de Tarea Omega, il cui compito principale non è stato tanto quello di combattere il narcotraffico, quanto la guerriglia delle Farc.

I militari inviati dalla Casa bianca rappresentano innegabilmente un ulteriore aspetto del deteriorarsi delle relazioni tra Colombia e Venezuela. Un gruppo di soldati si è insediato sul litorale del Pacifico, dove già si trovano la Fuerza de Tarea Hércules, un altro si è diretto nel Catatumbo al fine di controllare la dissidenza delle Farc che ha scelto di nuovo la strada della lotta armata e l’altro gruppo guerrigliero dell’Eln, un altro ancora nella zona di La Macarena, dipartimento di Meta, da cui parte la cocaina diretta in Brasile e dove pare che si nascondano altri fronti delle Farc che hanno ripreso le armi.
I militari Usa riferiranno settimanalmente al generale Luis Fernando Navarro sulle proprie attività e tutto ciò autorizza a pensare, purtroppo, che la stabilità regionale e i rapporti tra Colombia e Venezuela possano precipitare ancora di più da un momento all’altro.
David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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