Ia, nerd, umani (o aspiranti tali)

«Ci manca(va) un Venerdì», puntata 105: l’astrofilosofo Fabrizio Melodia torna su delizie e sofferenze della tecno-magia

«L’Intelligenza artificiale sta inventando lingue che gli umani non possono capire. Dovremmo fermarla?» scrive Mark Wilson sulla rivista “FastCo Design”. Una notizia diventata subito virale rete, attirandosi gli strali peggiori anche da chi meno si penserebbe.

Andiamo con ordine. Due bot (non hanno corpo meccanico, sono semplicemente software) cioè due intelligenze artificiali – da adesso IA – di Facebook, usate in operazioni di trattative commerciali assai semplici, programmate per parlare in inglese vecchio stile, se ne sono uscite a un certo punto con questo scambio di battute.

Bob: «I can can I I everything else»

Alice: «Balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to»

Il loro linguaggio ha smesso di avere senso compiuto, almeno per le intelligenze umane, ma non era casuale: le IA hanno semplicemente cominciato a usare le parole in un modo diverso dal nostro. Gli “sviluppatori” hanno capito che era successo perché non avevano programmato le intelligenze artificiali in modo che dialogassero esclusivamente in inglese. Allora ne hanno modificato il codice in modo che lo facessero, così i due bot hanno smesso di usare il loro nuovo incomprensibile linguaggio, come racconta Mark Wilson. Niente di pericoloso insomma: tanto meno stava nascendo una nuova IA. Eppure Mark Wilson, con fare molto filosofico, pone domande interessanti. In presenza di una nuova forma di intelligenza/vita, come dovrebbero comportarsi gli esseri umani? Dovrebbero fermarla oppure lasciare che si evolva in uno stato maggiormente compiuto?

I simpaticoni di “Lega Nerd” (niente a che fare con i bifolchi di Salvini) affermano con una ironia alquanto abrasiva: «Quindi no, le macchine non hanno iniziato a comunicare tra di loro per tramare alle nostre spalle e no, le vostre misere e insignificanti vite non sono in pericolo, potete smettere di distruggere a mazzate il distributore all’angolo, razza di red neck maledetti».

L’IA da sempre ha dato origine alle più multiformi fantasie. Dai robot di Capek, ben poco amichevoli alla fine, ai robot asimoviani, servizievoli e sicuri, fino ai Terminators del regista James Cameron, macchine programmate per sterminare l’umanità intera.

«La razza umana ha volontariamente abbracciato tutte le sue altre invenzioni fino ad ora. Macchine a vapore, elettricità, internet, cyborg… Forse arriverà il giorno in cui parlare con le IA sarà considerato perfettamente normale» afferma il noto agente “infiltratore” Solid Snake in una delle sue incarnazioni videoludiche.

In effetti, tra non molti anni, potrebbe essere normale parlare con il proprio computer, esattamente come facciamo con i nostri familiari e amici. Con un vantaggio non del tutto trascurabile: i computer sono perfettamente sicuri (e si possono buttare da una finestra, almeno se lì sotto non passano umani o supposti tali).

Eppure Marvin Minsky – scienziato e matematico statunitense da sempre impegnato nel campo della ricerca sulla coscienza umana – afferma sconsolato: «Una volta che i computer prenderanno il controllo, potremmo non tornare più indietro. Diventeremo dei sopravvissuti alla loro tolleranza. Se saremo fortunati, potrebbero decidere di tenerci come animali».

Con chi stiamo? Wilson, Lega Nerd o Minsky? Ma gli schieramenti non sono cosi netti, anche se vecchi saggi come Umberto Eco non sembravano nutrire dubbi: «Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti». Macchine stupide per esseri altrettanto stupidi, o istupiditi da questa società dove vige la legge del Mercato e tutto viene tradotto in tecnologia o “tecno-magia”? Oppure lo stadio evolutivo di una nuova forma di vita che, in quanto migliore, affiancherà e/o soppianterà l’essere umano, esattamente come noi presunta specie Sapiens abbiamo reso obsoleti i nostri simili … un poco diversi?

Erich Fromm sembra ammonirci: «La civiltà sta producendo macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine»; in forma di letteratura Philip Dick ce lo ha spiegato con dovizia di particolari.

E se invece il linguaggio dei due bot non fosse altro che quello di amanti che stanno scoprendo come comunicare fra di loro, con l’unico desiderio di essere lasciati in pace?

Il fondatore di Apple, l’arguto Steve Jobs, scrisse: «Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate». Ci sto ma io preferirei Ipazia (da Alessandria) chè ho giusto due o tre chiarimenti da chiederle.

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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