Ibrahim Gökçek conclude lo sciopero della fame

comunicato della Rete Kurdistan

Il musicista di Grup Yorum Ibrahim Gökçek a Istanbul nel 323° giorno ha messo fine al suo sciopero della fame.Come fanno sapere musicisti della band musicale Grup Yorum a Istanbul, il loro bassista Bassist Ibrahim Gökçek nel 323° giorno ha messo fine al suo sciopero della fame. I musicisti davanti alla „Casa della Resistenza“ nel quartiere di Küçükarmutlu di Istanbul hanno rilasciato una dichiarazione in merito.

La dichiarazione è stata fatta alla presenza di numerose note personalità, tra cui Hüda Kaya (HDP), Ali Şeker (CHP), Barış Atay (TIP), Gülseren Yoleri (IHD), Şebnem Korur Fincancı (TIHV), Elif Bulut (HDP), Ferhat Encü (HDP) e la musicista Pınar Aydınlar.

Ibrahim Gökçek con il suo sciopero della fame ha chiesto la revoca del divieto di concerti per il suo gruppo e la liberazione dei componenti di Grup Yorum incarcerati sulla base di false dichiarazioni. La sua collega della band Helin Bölek il 3 aprile scorso a Küçükarmutlu è morta in sciopero della fame.

Fonte: ANF

In “bottega” vedi Ibrahim Gökcek sta per morire, L’assassino si chiama Erdogan e Helin Bölek: Bella Ciao per sempre

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

6 commenti

  • Prendo atto e mi fa piacere anche perché si cercherà di organizzare sostegno solidarietà in condizioni di minore angoscia e anche in ricordo (adesso che mi sono “ricordato” io) dell’amico e compagno Dino Frisullo.
    Ibrahim siamo con te.

    Vito Totire

  • La Bottega del Barbieri

    Altre notizie sulle carceri turche con due arrticoli di Orsola Casagrande: «Prigionieri in Turchia, abbandonati al loro destino» e «Intervista a Serbay Koklu, avvocato di Abdullah Ocalan». Li trovate su «Il virus in carcere. È online il nuovo numero del magazine Global Rights» (dedicato ai diritti e al carcere al tempo della pandemia) scaricabile gratuitamente dal sito globalrights.info. è scaricabile gratuitamente il nuovo numero del magazine dedicato ai diritti e al carcere al tempo della pandemia

    ECCO L’INDICE:

    APRIRE LE GABBIE, CAMBIARE IL SISTEMA. IL VIRUS IN CARCERE

    Sergio Segio

    Aprire le gabbie, cambiare il sistema. Il virus in carcere

    Orsola Casagrande

    Prigionieri in Turchia, abbandonati al loro destino

    Orsola Casagrande

    Intervista a Serbay Koklu, avvocato di Abdullah Ocalan

    Nayrouz Qamrout

    Voci da un carcere in Palestina

    Orsola Casagrande

    Liliany Obando: Le carceri in Colombia sono luoghi disumani

    Italia. Morti nelle carceri: Appello per un comitato di verità e giustizia

    José Miguel Arrugaeta

    Prigionieri politici baschi, vittime di una politica di vendetta

    GLI INTERVISTATI DI QUESTO NUMERO
    AMJAD ABU LATIFA: Prigioniero politico palestinese. E’ rinchiuso nel
    carcere di Naqab da 17 anni. Ha subito torture e isolamento nei
    sotterranei delle carceri israeliane e attende che la luce del sole
    sbuchi dall’unica finestra per ricordargli il suo forte attaccamento
    a questa terra.
    SERBAY KOKL: E’ uno degli avvocati del leader kurdo Abdullah Ocalan.
    LILIANY OBANDO: Sociologa e attivista. Ex detenuta politica colombiana.

    GLI AUTORI DI QUESTO NUMERO
    JOSÈ MIGUEL ARRUGAETA: Storico e giornalista basco.
    ORSOLA CASAGRANDE: Giornalista e co-direttrice di Global Rights
    Magazine.
    NAYROUZ QARMOUT: Scrittrice e giornalista palestinese. Vive a
    Gaza.
    SERGIO SEGIO: Giornalista e co-direttore di Global Rights Magazine.

  • Giuseppe Bruzzone

    https://www.pressenza.com/it/2020/05/risuonano-forte-ancora-le-note-degli-yorum-grup/

    Chiedo scusa, metto lo stesso, il link di Pressenza, perché stamani non avevo visto la notizia in Bottega. Vengono riportate le motivazioni della rinuncia allo sciopero
    della fame.
    Personalmente non avrei avuto da ridire nulla, se avesse rinunciato per propria debolezza “umana”.

  • Daniele Barbieri

    Riprendiamo da Comune-info: “İbrahim Gökçek tornerà a suonare”
    Nella notte tra il 4 e il 5 maggio il polso di İbrahim Gökçek si era fatto debolissimo, il cuore stremato del bassista del Grup Yorum, quello stesso cuore per cui avevano trepidato nelle ultime settimane decine di migliaia di persone sembrava dover cedere da un momento all’altro. Quando ha accettato di andare in ospedale, İbrahim era giunto al 322 esimo giorno di astinenza dal cibo.
    La condizione per farlo era ormai diventata una sola: la possibilità che il Grup Yorum potesse fare ancora un concerto, un atto di affermazione simbolica della libertà diventato di portata mondiale anche grazie al sacrificio dei suoi due compagni, Helin Bölek e Mustafa Kocak, lasciati morire (lei il 3 aprile, lui 20 giorni dopo) dal regime di Erdogan prima di ottenere la stessa clamorosa vittoria che è invece arrivata oggi per Ibrahim. Di fronte a una mobilitazione mondiale diventata insostenibile per la sua cupa immagine, il governo turco ha ceduto: il concerto si terrà il 3 luglio. Lo hanno annunciato, in una tempestiva conferenza stampa, proprio mentre il bassista veniva trasportato in ospedale, alcuni dei musicisti di un gruppo che, nonostante i 20 album pubblicati e i concerti live con decine di migliaia di partecipanti, resta soprattutto un collettivo di lotta contro la repressione.
    In oltre trent’anni di carriera, nella band turca si sono alternati sul palco decine di musicisti, alcuni dei quali molto giovani. La stessa Helin Bölek, la cantante scomparsa a 28 anni al 288 esimo giorno di sciopero della fame, si era unita agli Yorum solo da cinque. La feroce repressione che questi ragazzi subiscono e hanno subìto per lunghissimi anni li ha portati sovente in carcere con l’accusa infamante di “terrorismo”, la stessa che Erdogan utilizza, di fatto, in modo sistematico contro i suoi oppositori politici e, naturalmente, contro l’intera popolazione kurda. E infatti – insieme all’antifascismo ribadito nella straordinaria versione di Bella Ciao, al sostegno alla lotta del popolo palestinese e, più in generale a quelli di tutti gli oppressi in Turchia e altrove – l’affermazione per il diritto alla libertà di espressione dei Kurdi, non è mai mancato nei concerti del Grup Yorum.
    “Abbiamo ottenuto una vittoria politica, ma le nostre rivendicazioni continuano” hanno detto con chiarezza nella conferenza stampa i portavoce del gruppo. C’è solo da sperare che chi li ha conosciuti solo in questi giorni non li lasci mai più soli a combattere una battaglia per la libertà di tutti. Oggi, però, per chi ha sostenuto da decine di Paesi diversi la resistenza di İbrahim Gökçek, pandemia o non pandemia, è solo il tempo di abbracciarsi.
    SEMPRE SU COMUNE-INFO vedi questo articolo di Raul Zibechi: https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Autonomia+e+pandemia+nel+Rojava

  • Daniele Barbieri

    Ricevo questo chiarimento (da Aldo che ringrazio).

    Daniele, si sta diffondendo la prassi – in cui anche tu sei incorso – di tradurre l’espressione turca «ölüm orucu» con «morte veloce».
    Cosa assolutamente infondata.
    Eppure sembrerebbe fondata, non solo perché già altri stanno usando questa espressione ma perché addirittura il Traduttore Google se lo si imposta su “Turco-Italiano” traduce l’ espressione turca «ölüm orucu» con «morte veloce».
    Dove sta la fonte dell’inghippo?
    Il significato di «ölüm» è «morte»; quanto a «oruç» nel suo significato non c’è la minima ombra di “velocità”, significa invece «digiuno» (e tra l’altro se qualcuno desidera davvero morire velocemente, nessuno gli consiglierebbe di intraprendere uno sciopero della fame).
    Com’è quindi che per «digiuno fino alla morte» si è insinuata l’infondata traduzione «morte veloce»?
    La colpa è tutta degli inglesi, o meglio degli anglofoni. In inglese «digiuno» si dice «fast». Il «digiuno fino alla morte» quindi è il «death fast».
    Ma… consultando qualsiasi dizionario inglese si scopre il trabocchetto. Emerge una doppiezza di significati della parola «fast»:
    1 rapido, svelto, veloce
    2 digiuno.
    Chi ignora questa doppiezza di significati e si attiene solo al ben più consueto significato di «veloce» finisce nel trabocchetto.
    Il colmo è che ci casca anche Traduttore Google. Se lo si imposta su “Inglese-Italiano” traduce «fast» solo con «veloce», dimenticando di segnalare «digiuno».
    Ma il Traduttore Google sbaglia anche se lo si imposta su “Turco-Italiano” e traduce l’ espressione turca «ölüm orucu» con «morte veloce».
    La spiegazione è che il Traduttore Google non si sogna neanche di tradurre dal turco all’italiano; preferisce tradurre dal turco all’inglese e poi dall’inglese in italiano. Così evita di doversi programmare un binomio linguistico aggiuntivo, sfruttando due binomi di cui già dispone, con una triangolazione.
    Infatti se provi a usare un po’ il Traduttore Google impostato su “Turco-Italiano” ogni tanto lui ti restituisce nella versione italiana parole inglesi: quelle di cui il binomio inglese-italiano è carente del corrispettivo italiano. La qual cosa dimostra che per arrivare all’italiano dal turco lui passa per l’inglese.
    Dunque ribadisco: «ölüm orucu» non è «morte veloce» ma «digiuno fino alla morte» o «sciopero della fame fino alla morte»: una morte davvero lentissima.

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