Il Capitale è un padrone oscuro?

«Ci manca(va) un Venerdì» – numero 91 – dove l’astrofilosofo, solo per l’anagrafe Fabrizio Melodia, guarda la scienza con gli occhi di Andrew Ure, Karl Marx, Evo Morales, Michele Serra e persino di Vilfredo Pareto.

«Il capitale, forzando la scienza a servirlo, costringe sempre alla docilità la mano ribelle del lavoro» scrive con molto acume il professore e teorico dell’economia Andrew Ure, nel suo libro «Filosofia delle manifatture».

Il Capitale è un padrone molto oscuro. A volte anche troppo reale, lo si tocca con mano attraverso il denaro oppure le strutture adatte alla sua produzione-conservazione ma anche nel sangue che succhia. Altre volte è sfuggente, viaggia sui tabelloni dei centri scommesse, sulla virtualizzazione delle buste paga sempre più diventate voucher, labile quanto un estratto conto ma di nuovo concreto come i conteggi dei canoni fissi.

In sostanza il Capitale è come un corpo umano, dotato di una propria fisiologia, di rispettivi processi vitali, quali la produzione del nutrimento, il denaro, il suo consumo, come quando noi consumiamo proteine e glucosio per l’attività fisica o semplicemente respirando.

Il Capitale produce il proprio nutrimento, più del proprio fabbisogno reale, accumula sino a farne indigestione. Ma ancora non gli basta. Mette via il proprio cibo per i tempi a venire, quando potrà nuovamente divorarlo; nel frattempo espelle i detriti della propria produzione, esattamente come si espelle un corpo estraneo nocivo.

La scienza dovrebbe essere un organo del Capitale – visto che è lui a esercitare il dominio – forse la parte razionale del cervello di un gigantesco essere che, con poca accortezza, produce al di sopra dei propri bisogni e si ammala per eccesso di nutrimento.

La scienza dovrebbe tenere a bada l’organismo quando si ribella a questo nutrimento eccessivo, che porta malattie, dovrebbe metterlo a dieta ferrea e sottoporlo a terapie forti per rimetterlo in sesto e fargli mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato, senza eccessi. O è un’illusione? E invece la scienza schiavizzata “deve” lasciare il Capitale abbuffarsi fino a morire d’infarto e/o diabete. Ma in questa metafora sembra ovvio che cuore, fegato, reni, pancreas reagirebbero duramente per impedire al “corpaccione” di farsi male contro ogni logica. Questi altri organi entrerebbero violentemente in sciopero, bloccando l’assunzione di nuovo cibo, prima di incorrere in gravi e irreparabili lesioni, e non solo per eccesso di colesterolo nell’apparato circolatorio.

Karl Marx chiosa bene questa visione medica della realtà: «Eppure, tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione». Mette in luce come il comportamento dell’animale “Capitale” porti direttamente a un atteggiamento autolesionista e autodistruttivo, dettato dall’egoistico e immediato appagamento meccanico dei propri bisogni e della prospettiva d’incrementare all’infinito il nutrimento oltre ogni necessità reale dell’organismo.

Ma la scienza potrebbe liberarsi dal controllo di questo animale irrazionale ma dominante? Si direbbe di no, viste le avverse condizioni “mediche” in cui il mondo versa ormai da troppo tempo.

«Bisogna pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni Paesi e multinazionali continuino a provocare l’umanità e cerchino di conquistare l’egemonia sul pianeta. Sono arrivato alla conclusione che il capitalismo è il peggior nemico dell’umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre mentre è interesse dell’umanità lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del mondo» afferma senza mezzi termini il presidente boliviano Evo Morales.

Qualcuno obietta: il Capitale non controlla nulla, semmai è ben tenuto a freno da leggi e sistemi di sicurezza ben piazzati. Insomma una buona idea finita male o una persona virtuosa che ha ceduto al vizio? Se dobbiamo credere a Vilfredo Pareto è sempre colpa dei disfattisti e degli ignoranti pappagalli: «Per molti, che hanno imparato un poco come i pappagalli le teorie socialiste, il “capitalismo” spiega tutto ed è cagione di ogni male che si osserva nell’umano consorzio». Perfino il giornalista Michele Serra dubita di questa semplificazione: «Si legge quasi ovunque […] che “il capitalismo non c’entra niente” con crac e banche chiuse e manager felloni. Che siano stati dunque il comunismo o il socialismo o il pensiero greco o il giusnaturalismo, in forme subdole, a spingere metà del mondo a indebitarsi fino al midollo? […] Nelle ingenuissime, strenue difese delle virtù del liberismo, che di suo sarebbe buono e benefico, ed è stato deviato dalle intenzioni malvagie di poche cricche di mascalzoni (per altro in genere impuniti e ben liquidati), pare di risentire pari pari la patetica difesa che alcuni comunisti fecero del comunismo, in sostanza un’ottima idea applicata però maluccio o malissimo da despoti asiatici o burocrazie ottuse. Allo stesso modo il liberismo degli ultimi vent’anni viene considerato un’idea così brillante, così gagliarda, che non gli si imputa neanche ciò che proprio lui e solo lui può avere innescato, un capitalismo senza più alcun rapporto con la ricchezza prodotta dal lavoro, senza misura e senza controlli, senza etica e senza freni».

LA VIGNETTA, scelta dall’astrofilosofo, è di SERGIO STAINO.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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