Il dottore tedesco (Wakolda) – Lucia Puenzo

di Ismaele (*)

Eichmann (qui) e Mengele al cinema nello stesso anno.

l’Argentina ha accolto, via Vaticano, qualche criminale di guerra nazista, qualcuno gli da la caccia. Mengele riesce a fuggire, la la caccia è solo una parte piccola del film, la parte più importante è nel rapporto fra il dottore tedesco e una famiglia dove lui ha in affitto una stanza, in Patagonia.
Il padre, Enzo, diffida, con ragione, e però è affascinato da un gioco di bambole, Lilith, la ragazzina di 12 anni, con la quale Mengele lega, a suo modo, è oggetto di una cura per la crescita, col consenso della madre, e la madre, alla fine del film, partorisce due gemelli, una tentazione per il dottor Mengele.
Lucia Puenzo, figlia d’arte, ha girato pochi film, molto belli, e anche qui si sente la sua mano.
è un film trattenuto, sembra, non urlato, non è il suo migliore, ma merita di suo.

http://markx7.blogspot.it/2014/05/il-dottore-tedesco-wakolda-lucia-puenzo.html

 

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente» (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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