Il fondo del poeta Roberto Roversi rivive…

al Vag61 di Bologna: stasera la presentazione-festa

di Lella Di Marco   

Lella-RobRoversiMurale

GIOVEDI’ 14 LUGLIO 2016 alle 20

@ Vag61 – Spazio libero autogestito in via Paolo Fabbri 110  Bologna
Nel corso della serata: esposizione delle riviste, aperitivo sociale
con spuntino mangereccio, presentazione del Fondo Roversi/Bartleby,
reading a cura di Kai Zen e con le musiche del Buthan Clan.

Ore 21,30 presentazione del Fondo Roversi/Bartleby
(in cortile) con la partecipazione di:
– Bruno Brunini (poeta che, con Roberto Roversi, prese parte
all’esperienza di “Dispacci”)
– Rudi Ghedini (giornalista/scrittore)
– Antonio Bagnoli (editore, nipote di Roberto Roversi, tutore delle opere del poeta)
– un attivista dell’ex collettivo Bartleby
– centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso e Carlo Giuliani”

Una iniziativa che si prevede fresca e interessante, tale da meritare una folta partecipazione.

Le riviste che saranno esposte e poi disponibili alla consultazione sono quanto di più vivace e nuovo sia emerso come idee collettive, sul piano della riflessione politica e poetica, negli anni dal ’68 al ’77 . Molti giovani poeti si erano aggregati intorno a Roberto Roversi che metteva a disposizione tutto: dai libri della sua preziosa, unica libreria Palmaverde fino al ciclostile (allora preziosissimo, anche perché difficile da reperire per molti militanti che erano fuori dai partiti).

L’iniziativa ci porta a riflettere su tre questioni:

1-      I problemi enormi che vengono fuori, in questa città, relativamente alle donazioni di libri di privati alle biblioteche e istituzioni pubbliche. Non c’è né si ha voglia di trovarlo lo spazio fisico per contenerli, né il personale per poterli catalogare e gestire.

2-      Fra i relatori della serata si prevede la presenza di Antonio Bagnoli editore, nipote e tutore delle opere di Roversi. Ci tengo a sottolineare un aspetto: non è il legame di sangue che determina il ruolo di Antonio B in questa faccenda, ma il grande amore, la stima, l’ammirazione, il riconoscimento… che legavano i due. Un rapporto intenso e di grande valore umano e culturale. Nato e cresciuto fra le montagne di libri che Roversi accumulava, collezionava, scriveva. Un amore per la cultura, per l’impegno civile, per il libro. Come oggetto prezioso, di cui mantenere viva la cura, la passione, nonostante il digitale imperante.

3-        Perché Bologna non ha saputo capire fino in fondo e riconoscere il tributo dovuto all’ultimo dei più grandi poeti vissuti in questa città.

 

Uno dei problemi di Bagnoli – e lo aveva deciso con lo zio prima che morisse – è stato di non disperdere il patrimonio librario, soprattutto per motivi culturali e di memoria storica. A tale proposito spiega che «Tra le pubblicazioni che la COOP ADRIATICA acquistò nel 2006, alla chiusura della libreria antiquaria Palmaverde dal poeta Roberto Roversi, c’era un importante fondo di riviste politiche e letterarie degli anni Cinquanta-Novanta. Si trattava di riviste che Roversi acquistava o riceveva, a cui molte volte collaborava. Fedele alla sua linea controcorrente all’editoria ufficiale, a quelle riviste era molto affezionato, e non le mise mai in cataloghi di vendita della sua attività di libraio. Quando la COOP fece catalogare tutto il fondo editoriale, consentì alle principali istituzioni cittadine di attingere ai titoli di loro interesse. Così Archiginnasio, Istituto Gramsci e altre biblioteche ricevettero i loro desiderata. Nessuno chiese le riviste, se non, nel 2011, il collettivo Bartleby, che allora aveva sede in via S. Petronio Vecchio. Ricevette le copie – è un fondo molto ricco e interessante… – e procedette a una catalogazione. Poi, nel 2013, il collettivo fu sgomberato dai locali e quindi occupò un’aula di via Zamboni. Richiese all’università la restituzione del fondo, che entrò così nella sede della Scuola di Italianistica. Allo spegnersi dell’esperienza di Bartleby, il fondo restò un po’ dimenticato nei locali dell’università. Ma ora, per una libera scelta degli attivisti e delle attiviste dell’ex collettivo, le riviste raccolte da Roberto Roversi, sono state trasferite presso il Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”, a Vag 61 (in via Paolo Fabbri 110)».

Perché Bologna non ha saputo capire fino in fondo e riconoscere il tributo dovuto all’ultimo dei più grandi poeti vissuti in questa città? Troviamo risposte in un breve saggio di Roberto Di Marco che di Roversi fu grande amico e stimatore, anche per affinità politiche e caratteriali: è inserito nel primo libretto pubblicato da Pendragon su «R.D. SCRITTI E LIBRI», curato dallo stesso Antonio Bagnoli; e ilvolume è disponibile gratuitamente su richiesta a ordini@pendragon.it.

Riprendiamo qualche frammento.

R.R. – poeta e ideologo d’opposizione – è nato a Bologna nel 1923 ed a Bologna , salvo gli anni di guerra e brevi viaggi, ha sempre vissuto , svolgendovi dopo altre  esperienze di lavoro, negli anni del dopoguerra, l’appartato mestiere di libraio antiquario. Da arrabbiato moralista  qual è- entro una tradizione assai nobile e pungente, non ha mai abbandonato il suo “ loco” di calda provincia, benché anche in essa abbia vissuto in assoluta riservatezza.

(… )   in effetti Roversi deve aver vissuto in se stesso con tutta  pienezza  le speranze della Resistenza  e le delusioni successive … “la Resistenza non fu una rivoluzione e tanto meno la tanto attesa  rivoluzione italiana rappresentò puramente e semplicemente rappresentò la fine non pacifica ma violenta del fascismo (…)( cfr Norberto Bobbio profilo ideologico del 900)

Grande e vitale il lavoro intellettuale con  Leonetti  e Pasolini  attraverso  la rivista  OFFICINA  dopo la chiusura della quale , ciascuno prende la sua via. Roversi continua nella sua coerenza  che gli fa intuire pienamente la crisi della poesia e delle arti  – negli anni 60  e  così spiega  la necessità del  fare poesia  e dei   suoi contenuti

( … ) i contenuti della poesia  , i suoi argomenti espliciti, le sue istanze dichiarate  aiutino a svolgere un discorso paradigmatico, ironico, tragico, violento sulla situazione della nostra vita; sulle impenetrabilità delle stratificazioni sociali dominanti, sulla massificazione dei concetti snaturati e delle idee prime; sull’ironia facile da avanspettacolo che deteriora tutto perché è senza moralità; sulle condizioni alienanti in cui opera un artista , sulla facilità che ha l’arte, oggi, nel nostro tempo, di corrompersi e morire; di essere comprata”  ed è la tematica dell’impegno  però nuovamente inteso e praticato senza legami di subalternità ai capricci di politica culturale immediata di un partito politico determinato. E Roversi ce lo conferma subito dopo “Questo è un discorso politico, non letterario o critico – e aveva precisato-politico in una accezione totale, da “agonizzante , con tutti i peccati sulla mano”E dalla situazione che non sospinge che  a questa “difesa piena di consapevolezza, di nessun furore, decisa, confortata dal bisogno di una moralità bruciante, dalla quale non si può prescindere” (NUOVI ARGOMENTI 55-56 pag  81).

Ci piace aggiungere alla presente breve riflessione l’immagine di un murales realizzato da giovani artisti di strada in una delle periferie di Bologna. E’ come un segnare di continuità. Giovani corpi e nuove intelligenze hanno afferrato la concezione e il dovere dell’essere nel mondo di Roberto Roversi

 

A partire da questa importantissima acquisizione, il «Centro di documentazione dei movimenti» darà vita, nei prossimi mesi, a un progetto che possa restituire alla città il prezioso patrimonio di questa raccolta di riviste, insieme ai materiali raccolti e catalogati nel corso di questi anni dal Centro stesso.

Link: https://vag61.noblogs.org/post/2016/07/10/il-fondo-del-poeta-roversi-e-a-vag61/

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